Il luogo della cura è quel momento della disposizione psicofisica del paziente nel quale egli ha la possibilità di raggiungere la causa finale, non necessariamente meccanica dei propri sintomi ovvero il senso di essi. Questa osservazione contiene in se presupposti da chiarire e conseguenze da raggiungere.
Il concetto di terreno
Chiameremo “Terreno” l’insieme delle caratteristiche del paziente che rendono ragione sia della sua suscettibilità a determinate noxe morbose cosi pure del loro specifico e differente manifestarsi in ciascuno di essi. In termini pratici questo da una parte significa che non tutte le persone sono soggette alle medesime malattie o meglio ancora che la suscettibilità di ciascuno a determinati agenti etiologici sarà in funzione delle caratteristiche del proprio terreno individuale, dall’altra procede il fatto che i sintomi manifestantesi in seguito a determinate perturbazioni, funzionali od organiche, saranno anch’essi in funzione del terreno individuale.
A titolo di esempio potremmo prendere la suscettibilità al freddo. Come è noto questa suscettibilità varia a seconda delle diverse persone, suscettibilità che raccoglie nel proprio spettro di possibilità da chi né è praticamente immune a chi invece viene intaccato nel suo equilibrio fisico dalla minima corrente d’aria. Tra coloro che ne sono soggetti avremmo chi svilupperà cefalea, chi febbre, chi raffreddore e cosi via, per di più questi sintomi avranno caratteristiche di intensità e qualità differente in ciascuno individuo.
Ovviamente queste osservazioni sono valide a tutti i livelli di esistenza dell’essere, da quello fisico materiale a quello psichico od emotivo. Potremmo cioè sostituire nel nostro esempio il freddo con la paura o la rabbia rimanendo immutato il concetto di terreno individuale come guida per il nostro ragionamento.
Il luogo della cura
Tornando però al nostro discorso riguardo al luogo della cura”. Qual è questo luogo? Dove si trova? È un luogo fisico o meno?
La radice dei problemi di salute di ciascuna persona in un determinato momento della vita, si può trovare a diversi livelli. Ad esempio, se sono stato intossicato da inquinanti chimici che disturbano l’economia del mio organismo, il luogo della mia cura sarà il mio corpo fisico, anche se dovessi avere dei sintomi psicologici preponderanti, come avviene ad esempio nella intossicazione cronica da piombo. Se invece la causa dei miei sintomi sarà ad esempio un trauma psicologico come una delusione d’amore, anche se essi fossero di tipo squisitamente di tipo organico, allora il luogo della mia cura sarà di certo nella sfera affettiva. Se ancora il mio problema sarà di tipo esistenziale allora il luogo della mia cura non potrà che ricercarsi nel dialogo spirituale.
Attenzione però a non confondere il luogo della cura né con i sintomi nel con le cause di essi. Tutto ciò che turba a qualsiasi livello lo stato di equilibrio di una persona investe a cascata tutti i livelli dello stato psicofisico di essa, perché l’uomo non è fatto a compartimenti stagni e ogni suddivisione della sua unità psicofisica sarà, come in queste righe, un puro espediente didattico di approssimazione tanto necessario quanto falso. Un profondo senso di colpa può essere la radice di gravi malattie neurologiche, ma il luogo della sua cura non sarà né il sistema nervoso né le cause incidentali che tale senso di colpa avranno sollecitato.
Il ruolo del medico
Dirigere l’umanità sofferente verso il luogo della propria guarigione è il vero e primario ruolo di ogni vero terapeuta, un luogo che quindi può a volte essere fisico ma più spesso nella nostra società sarà psicologico, emotivo o spirituale. Per tale ragione è cosi importante la parola ed il carisma del medico. Per la stessa ragione, il paziente che sente di essere stato capito e più spesso svelato a se stesso dalla parola del medico, ha già iniziato il proprio percorso di guarigione.
La perdita del luogo della cura
Viviamo in una società che non sa riconoscere la radice dei propri mali avendo abbandonato lo studio del terreno individuale in favore del protocollo terapeutico standardizzato. Viviamo in un’epoca dove sintomo e malattia sono diventati sinonimi e cura e guarigione concetti confusi perché l’unico scopo è divenuto quello della soppressione dei sintomi . Un’epoca dove siamo sommersi da una pletora di analisi che nel loro accanito materialismo più spesso sviano invece di guidare al luogo della cura.