Dalla parte sbagliata della Storia?

La comunità islamica globale negli ultimi anni ha avuto un enorme successo in termini di crescita e sviluppo nonostante le forti demonizzazioni dettate da motivi tutt’altro che nobili e che ho denunciato più volte. Il motivo? La saldezza dell’Islam e la sua pretesa di verità accompagnata dalle sue argomentazioni e da una tradizione di pensiero critico millenaria che, fin dai tempi del Profeta Muhammad (pbsl) è riuscita a cambiare per sempre il corso della Storia umana in positivo. Basti pensare ai nomi delle stelle, di cui molti arabeggianti, risultato degli sforzi scientifici e di sviluppo della civiltà islamica. Ma lasciamo l’età dell’oro e il rischio di storicismo per pensare ad altro, all’oggi.

Quale Storia?

La Storia rappresenta un libro aperto e pieno di lezioni per chi ha la pazienza di imparare da essa perché, come si sa, la Storia si ripete. Una delle cose che si ripete nella Storia è la risposta dei membri della comunità alle momentanee battute d’arresto. Vi è chi si impegna per rinascere dalle ceneri, chi abbandona il campo di battaglia in toto, chi rimane ma è troppo debole per fare qualcosa e poi vi è la categoria più bizzarra, quella di chi può fare ma subisce la sconfitta più grande, quella della conquista del proprio animo da parte del colonizzatore.

È quello che succedette quando i francesi conquistarono l’Egitto. Vi fu chi lottò per difendere le terre e chi optò per il momentaneo silenzio in virtù della propria situazione di debolezza. Ma vi furono anche coloro che si allearono con i francesi diventando ancora più insidiosi del colonizzatore stesso conoscendo il cuore della comunità ed avendo un acceso privilegiato per mangiarlo dall’interno.

Un altro esempio è quello Storico della lotta dei neri contro il razzismo e lo schiavismo occidentale. Fra gli schiavi neri vi era chi, comodo della cuccia del padrone, si aizzava fedele contro i suoi simili diventando ancora più spietato del padrone stesso. Sono quelli che Malcom X chiamò i “negretti da giardino”.

Col senno di poi è chiaro identificare chi era dalla parte sbagliata della Storia. Oggi viviamo tante situazioni simili più o meno gravi e di recente una ha colpito più da vicino con meno gravità degli esempi citati ma non con meno potenziale di rendere marcia la mela. Quando le raccomandazioni indirette non sono sufficienti non resta dunque che denunciare direttamente per portare all’attenzione pubblica un problema che altrimenti passerebbe in sordina tradendo la fiducia di molti.

L’Islam arcobaleno della consigliera Sumaya Abdel Qader

Tempo fa il Papa fu al centro di una bufera mediatica per aver affermato: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.

Sumaya Abdel Qader, consigliera PD non è nuova ad uscite molto controverse su alcuni temi. Quando il mondo cristiano chiedeva chiarezza al Papa per quelle affermazioni sulle unioni civili e sulla normalizzazione dell’omosessualità la Abdel Qader supportava dal suo profilo Instagram la narrazione promossa da Repubblica ed altri media progressisti di un Papa arcobaleno in nome dell’ “amore”.

In queste ore troviamo un’altra uscita, più infelice. In un articolo scritto da Sumaya stessa per Valigia Blu sul tema della riforma della  legge sulla cittadinanza,la cosigliera milanese argomenta a favore di condizioni che garantiscano la cittadinanza a centinaia di migliaia di giovani che chiedono di essere riconosciuti come italiani. Fin qui tutto bene, è una posizione politica assolutamente legittima.

L’esponente del PD riprende nel suo pezzo la campagna lanciata dalla Rete per la Riforma della Cittadinanza (RRC) intitolata “Dalla parte giusta della Storia” affermando che questo è “un titolo non casuale nato dalla consapevolezza che spesso quando si chiede l’allargamento dei beneficiari di un diritto si alzano scudi ideologici che cercano di contrastare in ogni modo tale possibilità.”

Fin qui, ancora tutto bene, Sumaya Abdel Qader cita anche esempi di Storia recente come l’importante suffragio universale per permettere il voto alle donne, e le leggi per il diritto al divorzio e aborto arrivando alla legge contro l’attenuante al delitto d’onore. Il problema si pone quando si spinge oltre “fino alle unioni civili e poi il recente DDL Zan, lo schema si ripete.” Lo “schema” di cui parla Sumaya Abdel Qader è chiaro, uno schema di revisione storica in cui il mondo è diviso in buoni e cattivi ed in cui le due categorie vengono disegnate a tavolino con la fallacia della falsa equivalenza (comparare mele con arance).

L’articolo va oltre ma è quella parte sul DDL a creare il cortocircuito. Valigia Blu, la cui linea editoriale è progressista e fortemente militante in tema di LGBT e DDL Zan non manca di condividere l’articolo sul proprio canale social di Facebook non citando certamente le argomentazioni e le riflessioni anche storiche in merito alla riforma sulla cittadinanza ma citando in particolare i passaggi relativi alle questioni eticamente controverse citate per afferemare in sostanza: ecco la musulmana col velo che supporta il DDL Zan.

Il velo arcobaleno ed il gioco pericoloso dei musulmani liberal-progressisti

Ognuno di noi è libero di pensarla come vuole, vi sono persino persone che credono che la Terra sia piatta. Ma quando quella persona ha un ruolo di rappresentanza politico-sociale e comunitaria, quando la nicchia di riferimento delle campagne elettorali viene convinta dalla “donna musulmana politica col velo” piuttosto che “la cittadina Sumaya” vi è un problema.

La Abdel Qader è la prima musulmana consigliera di una grande città italiana, eletta nel 2016, è l’autrice del libro “Quello che abbiamo in testa” pubblicato da Mondadori e “Porto il velo. Adoro i Queen”. In entrambi, non manca di certo la chiave autobiografica incentrata sull’essere donna praticante, cosa quest’ultima simbolizzata dal velo e che ha aiutato non poco l’ascesa politica.

È qui dunque che la denuncia è necessaria per quegli elettori e supporters – di cui molti musulmani inconsapevoli – che vittime della demonizzazione anti-islamica a livello globale trovano uno spiraglio ed una boccata d’aria in persone come lei che li possano rappresentare. Ci troviamo di fronte però ad un equivoco indotto quando la politica musulmana si dichiara pro DDL Zan e pro unioni civili e la confusione nell’elettore musulmano è più che giustificata.

I profeti dell’odio che lucrano sull islamofobia non perdono occasione di rimpolpare le loro fila e il loro odio con nuovi modi creativi. Di recente Souad Sbai è stata reclutata fra le file di Fratelli d’Italia ad esempio e la recente performance dell’odio anti-islamico nelle reti televisive sul caso Saman fatto passare per problema “islamico” ha di certo aiutato.

Il nome è arabo quindi va bene, passa il vaglio. Queste persone sono facili da riconoscere ma che dire dell’altro estremo? Quello delle donne col velo che fanno il gioco dei profeti dell’odio. Quello è ancora più pericoloso, ma come?

Con la prima categoria tutti notano che vi è una distinzione fra l’individuo che si identifica come musulmano ma che va chiaramente contro la sua etica e la pratica islamica ortodossa. Dall’altra però troviamo i musulmani che si presentano col velo e tutti gli annessi ed i connessi ma che portano avanti idee politiche aberranti: è l’esempio di chi promuove l’Islam arcobaleno LGBT, L’Islam dello slogan blasfemo “Allah loves  equality” concetto apprezabile ma i cui risvolti LGBT sono gravissimi.

I musulmani si trovano così schiacciati fra due estremi, uno illiberale islamofobo e l’altro liberal-progressista anch’esso islamofobo tranne con chi è pronto a svendere la propria pratica religiosa ed i propri principi. Il musulmano e la musulmana comune che hanno chiara l’etica e la morale basilare dell’Islam e la sua posizione su alcuni temi nel frattempo hanno ben altro a cui pensare ma, di punto in bianco si ritrovano demonizzati.

Il  musulmano praticante  di base  diventa di colpo un estremista sia agli occhi di certa destra che lo odia per il solo fatto di essere musulmano sia agli occhi di certa sinistra per lo stesso motivo. A destra passa il vaglio solo chi è pronto a distruggere la comunità mentre a sinistra chi è pronto a travestirla come una Drag Queen. Il resto dei quasi 2 miliardi di musulmani diviene estremista, non integrato e non integrabile, l’altro per antonomasia anche quando simili posizioni sono condivise da altri gruppi religiosi con più coerenza e anche più fermezza.

C’è chi lotta senza compromessi

Sulle pagine di questo giornale ho ripreso più volte le problematiche del DDL Zan assieme a molti altri autori preparati e dedicati. Molte delle argomentazioni che abbiamo proposto sono state riprese da esponenti politici e comunitari musulmani e non. Abbiamo contribuito a cambiare la narrativa a senso unico che circondava il DDL. Ora la proposta di legge sta passando sotto lo scrutinio di molti giuristi, sociologi, esperti e cittadini che hanno sottolineato le molte problematiche di questo DDL ideologico arcobaleno. La presa di posizione ragionata e d’impatto è dunque possibile.

Quello che mi ha spinto ad elaborare le critiche sui problemi del DDL è stato non solo l’analisi del testo di legge di per sé problematico ma anche la certezza di un sistema etico-morale islamico oggettivo e chiaro su questi temi. Senza ambiguità sappiamo che queste tendenze sono nocive per l’individuo e la società ed è responsabilità di ognuno lottare ed impegnarsi per garantire una società più etica e più giusta per i propri concittadini ed i propri figli, oggi nel mirino di tentativi di propaganda da parte dei militanti arcobaleno.

Il PD nasce come partito che riunisce il partito comunista e i democristiani e le diverse anime al suo interno permettono un certo margine di manovra ai suoi aderenti. Uno di questi margini è quello del silenzio e dell’obiezione di coscienza, margine che Sumaya non ha sentito il bisogno di utilizzare.

Se tolleri tutto, non combatti per nulla

In conclusione, il mio consiglio a Sumaya Abdel Qader e ai musulmani che fanno politica è il seguente: se tolleri tutto, non combatti per nulla. Se credi nei valori liberal-progressisti arcobaleno dillo con trasparenza e non approfittare dell’elettore che nella tua immagine politica di donna col velo o uomo praticante vede un rappresentante

Quanto a me, preferisco un nemico frontale che abbia l’onesta di presentarsi come tale, piuttosto che un presunto amico che lavori subdolamente per svuotare i miei valori. La mia è la critica di un musulmano italiano deluso che per la sua comunità e per i suoi concittadini desidera trasparenza e chiarezza oltre ad una presa di  posizione chiara sulle questioni valoriali dirimenti.