Come deve esser bello farsi un giro nello spazio! Quale emozione e insuperabile ebbrezza si deve provare a spararsi nel vuoto come enormi falli infuocati, spiare la terra dall’alto per poi ridiscendere a concimare i propri affari ben consolidati. Branson, Bezos e forse Musk: ecco i nuovi potenti, i signori della rivoluzione digitale, i novelli turisti dello spazio.
Si siedono in sella ai loro gioiellini tecnologici, si inseguono a colpi di spettacolo e di audacia, tesi a percorrere qualche chilometro in più verso l’alto per allungare l’erezione del proprio potere di qualche centimetro prima di scendere e conficcarlo alleggerito in terra. Grazie a loro l’umanità sarà condotta a decisivi passi in avanti e chi, dotato di capitale, si sarà stufato di mare, montagne e città d’arte, troverà davanti a sé una nuova brillante opportunità: il turismo spaziale. Un orizzonte tutto nuovo, giunto alle cronache estive come a mitigare il peso di notizie ben più scure per lasciar fomentare l’immaginario dei vacanzieri marittimi.
Non bastavano più il turismo di massa, e la versione politicamente corretta, quello sostenibile, lo squallore del turismo sessuale oppure il caro vecchio turismo balneare, l’ultimo a resistere tra i diritti concessi all’uomo odierno. D’altronde è cosa risaputa che gli esseri umani da sempre hanno bisogno di svaghi nuovi e scappatoie sognate.
Se una volta si parlava di conquista e scoperta dello spazio, come a voler prolungare in cielo i confini dei conflitti terreni, oggi non ci resta che chiamarlo semplicemente turismo spaziale. E forse non è un caso, in un’epoca in cui si intravedono poche tracce di colonizzazione o autentica esplorazione. Addio toni epici e mitologici; nessuna traccia di cavalcate ed odissee spaziali, niente più di una passeggiata molto veloce e piuttosto cara per assaporare l’assenza di gravità, sentirsi leggeri leggeri, scattare qualche foto a sé stessi e alla terra o meglio ancora un selfie con il globo terrestre incastonato nell’oblò dietro il proprio faccione. Per poi raccontare a giornalisti entusiasti ed amici annoiati l’impagabile esperienza di un volo suborbitale costruito per uno struggente snorkeling subaereo!
Ma cosa cercheranno costoro? Semplice risposta: nulla. Sono turisti in terra come in cielo, novelli Argonauti orfani del vello d’oro, templari privi di tempio, viaggiatori senza viaggio aggrappati al sogno di navigare nel vuoto cosmico perché nulla più hanno da attingere o da afferrare tra le pieghe delle loro vite. Purtroppo le ville in terra o gli yacht in mare non bastano più al sentimento del potere perché le puoi avere grandi e belle quanto vuoi ma non servono ad eludere la geometria del confine. E poi terra e acqua sono elementi così stanchi oramai, da secoli e secoli percorsi da troppi uomini vincolati dal loro immaginario analogico. Hanno bisogno d’altro loro che siedono sul trono dell’invisibile all’interno del regno digitale, capace di alimentarsi all’infinito come è iscritto nella sua stessa natura. Se non c’è più nulla da scoprire, ecco allora venire in soccorso l’aria e il suo vuoto pneumatico per poter appendere quel che resta dello sguardo alle scorregge di motori esemplari.
Turismo spaziale: davvero un’impeccabile definizione! Spingersi lassù dove manca un vero obiettivo da cogliere, il punto verso cui tendere un presunto spirito colonizzatore. In fondo poverini dovevano pur differenziarsi dalle masse di turisti che si spostano orizzontali (quando la legge glielo consente, sia chiaro!) alla ricerca di una tregua dall’orizzonte quotidiano.
I parvenu del potere con tutti costoro non c’entrano proprio nulla e dovevano mostrarci che lo spazio verticale è il loro nuovo luogo, il terreno di un potere spogliato di una qualunque utopia, perfino del sadismo di uno sfruttamento ad oltranza. Non che loro, i neopotenti, si sottraggano dallo sfruttare il prossimo, come è ovvio che sia all’interno di ogni logica di dominio; tuttavia l’eccitazione non si appaga con la conquista di nuova forza lavoro, di suolo produttivo e di uno stuolo di consumatori adoranti. Tutto ciò è un semplice solletico al loro immaginario che nemmeno dalla politica si fa sedurre perché ormai a tutti è chiaro che le vere decisioni si prendono intorno ai loro tavoli e non sulle scrivanie di Presidenti e Ministri. Tutt’al più un’ultima seduzione potrebbe affascinarli: congelare il tempo grazie alla cariogenesi, in attesa che la scienza diventi finalmente trascendentale e doni loro la dovuta immortalità.
In attesa del grande risveglio dovrete accontentarvi però dello spazio, l’improvvisato nulla in cui navigare per sentire ancora di possedere una consistenza sfruttando l’inconsistenza data dalla mancanza di gravità. Magari restateci un po’ più a lungo che a furia di contemplare il vuoto chissà qualcosa potrebbe anche risvegliarsi prima che ci pensi il tempo.