L’idea occidentale di salute non conosce Dio, ma i musulmani hanno una visione alternativa?

La salute è un miracolo! Come operatore sanitario, lo so bene: è davvero sufficiente una banalità per mandare in frantumi l’intero equilibrio di fattori che chiamiamo ‘salute’, che comprendono il nostro benessere fisico, umano e spirituale.

Tutta la nostra vita si basa sulla rassicurante presenza di questo elemento, senza il quale non potremmo vivere la maggior parte delle nostre esperienze. ‘La salute prima di tutto’, recita il famoso detto popolare.

Il concetto di salute che ho appreso nel corso di un anno che mi ha qualificato come OSS è quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Se si va sul sito del Governo si legge:

Secondo la Costituzione dell’OMS, l’obiettivo dell’Organizzazione è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”, definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.

Tale concetto si basa sulla concezione dell’uomo che la scienza occidentale ha sviluppato nel corso della storia, concezione sempre più orfana del concetto di Dio. Come musulmano la ritengo estremamente mancante e confusa: essa lo vede semplicemente come un corpo fine a se stesso, come un computer capace di scambiare dati con altri apparati simili e rilega tutta l’esperienza spirituale e sentimentale nel campo della psicologia, come meri risultati di retaggi culturali e relazioni sociali.

Dall’insegnamento profetico e dalla rivelazione coranica, apprendiamo al contrario una visione ordinata e chiara: l’essere umano, creatura e servo dell’Altissimo, è composto di tre parti principali: il corpo, l’anima e lo spirito.

Il primo è la carne, la parte materiale che ci rappresenta, e forse il meno importante: pur essendo un capolavoro del nostro Signore, se si sostituisse un organo o un arto, non cambierebbe la nostra essenza, ma rimarremmo sempre noi stessi. Il terzo, che è il suo opposto, è il ‘soffio divino’ che venne insufflato nelle narici di nostro padre Adamo – su di lui sia la Pace – nonché sede dell’esperienza spirituale e del rapporto col Divino; esso è il nostro centro ed è la sede della notra identità. il secondo è il livello intermedio dove lo spirito anima il corpo: esso è il luogo dove si generano le sensazioni e i sentimenti perché gli impulsi corporei comunicano con la nostra realtà spirituale chiedendoci di prendere scelte e di gestirli. 

La scienza occidentale nella sua cecità considera solo il corpo e confonde le altre due realtà nella sfera psico-sociale. Nonostante questo, la cura in passato si applicava rispettando il concetto di salute seppur limitato dell’OMS ed il personale sanitario sapeva che, in determinati casi, rinunciare alla salute clinica a favore di quella mentale e sociale, poteva avere maggiori benefici che incaponirsi sulla stabilizzazione dei parametri del corpo.

Inoltre, cosa non da poco, è sempre stato il paziente a dichiarare se si sentiva bene o male e tranne nei casi di trattamento sanitario obbligatorio era lui a decidere quando e come curarsi.

Quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo ha completamente distrutto una buona metà degli insegnamenti che ho ricevuto e di conseguenza è cambiato radicalmente l’approccio che la sanità ha avuto per garantire la salute dei pazienti.

Nella narrazione ufficiale, assolutamente mancante di contraddittorio, la descrizione che veniva fatta dei problemi e la proposta delle soluzioni ha imposto ‘per il bene della salute collettiva’ il restringimento dell’attenzione e della ricerca ad aspetti puramente fisici e materiali.

Pur volendo far finta che non siano mai esistite le cure domiciliari, che non siano mai state ignorate dai governi, che tutte le cure disponibili e facilmente accessibili a livello sanitario non siano mai state negate, diciamo pure che negli ospedali hanno provato ogni genere di cura per guarire il COVID. 

Isolare però dei pazienti per lunghi periodi di tempo, separarli dalle proprie famiglie e dai propri affetti, impedirgli ogni contatto umano – anche con il personale in servizio (che nel migliore dei casi ti si presentano davanti per pochissimo tempo e vestiti come astronauti) – non può essere la base di una cura efficace.

Quante volte un paziente cronico nel suo stato di dolore o di instabilità clinica, si risolleva magicamente alla visita di un amico? Quante volte la somministrazione di un placebo ha evitato lunghe somministrazioni di farmaci che avrebbero danneggiato il fisico e non avrebbero portato alcun beneficio? Quante volte sono bastate poche parole, un sorriso e una carezza alla signora anziana per stabilizzare la sua angoscia che nessun tranquillante riusciva a diminuire?

L’assenza pressoché totale di supporti esterni ha spesso ingigantito i sintomi delle malattie corporee, portando le persone ad abbandonare la speranza, finendo allettati o peggio, morendo prematuramente per l’assenza di cure efficaci.

La verità è che oggi il concetto di salute è cambiato perché è cambiata per l’ennesima volta la visione che la scienza materialista ha dell’essere umano: la nuova medicina, che rende i medici attoniti e increduli o seguaci fedeli di un credo sceso dall’alto, impone il dogma secondo il quale una persona è potenzialmente malata fin quando non è un test strumentale a dire il contrario. Il paziente non può più dire di se stesso ‘io mi sento bene’ per determinare il proprio stato di salute.

Questo non rende più l’uomo autonomo nel determinare il proprio stato, ma lo rende dipendente dalla Scienza, un po’ come una macchina che senza il tecnico che lo certifica non può dirsi funzionante.

Stiamo un po’ alla volta perdendo la proprietà dei nostri stessi corpi che diventano oggi luogo e strumento del potere rendendoci ogni giorno un po’ meno umani.

Secondo l’Islam un credente nasce libero e puro: nel caso in cui Dio gli dia la prova di dover sopportare una malattia, può cercare cura e beneficio presso altre creature sapendo perfettamente che la guarigione non verrà da altri che da Lui, e che le creature stesse non sono altro che un via colo della Sua Grazia.

Saremo quindi in grado come musulmani in Italia di raccontare una narrazione alternativa che riordini la confusione e riporti gli spiriti verso l’alto, o che almeno sia in grado di ridare dignità all’essere umano? Chi, se non noi, dovremmo farci carico di portare questa testimonianza?