Un recente articolo di OPEN, quotidiano online diretto da Ernico Mentana ha denunciato il presunto matrimonio forzato da parte dei Talebani nei confronti delle donne afgane titolando: “Afghanistan, la rieducazione talebana delle donne è già iniziata: spedite in Pakistan e costrette alla schiavitù sessuale”.
Se da un lato i Talebani hanno adottate misure oppressive in passato, il racconto sui matrimoni forzati proposto da OPEN proprio in questi giorni sembra stonare con l’affermazione dei Talebani di voler praticare un Islam più equilibrato e meno distorto dalle pratiche tribali del passato.
OPEN non risparmia colpi e parla di vere e proprie “schiave sessuali” citando un articolo di The Independent scritto da Vrinda Narain che a sua volta prende la notizia da un articolo pubblicato da The Hindustan Times che citando un altro giornale ovvero The Sun, afferma che i talebani nei zone conquistate avrebbero chiesto agli imam locali la lista delle donne tra i 15 e i 45 anni non sposate per proporle ai loro combattenti.
Una delle prime cose da notare quindi è che la fonte principale della notizia è un tabloid scandalistico inglese, ma soprattutto che anche se i fatti fossero confermati i termini della questione sono ben diversi dal quanto afferma il titolo sensazionalistico dell’articolo di OPEN.
Ecco la traduzione del documento riportato nell’articolo di The Sun:
“Commissione Culturale dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan
Dichiarazione dell’Emirato Islamico in relazione al matrimonio di giovani ragazze e vedove con i Mujahideen dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan.
La pace sia con voi e che Dio vi benedica. Il Jihad islamico ha sconfitto gli invasori stranieri, in particolare i Mujaheddin dell’Emirato islamico nella provincia di Badakhshan e in quella di Takhar, sono riusciti a conquistare la maggior parte dei punti e distretti delle province settentrionali grazie a Dio.
Pertanto, per porre rimedio all’ignoranza e alla deviazione dalla fede e ai problemi sociali della gioventù di queste province, i funzionari dell’Emirato Islamico chiedono che tutta la gente di queste province, specialmente i Mullah e gli imam, indichino alla Commissione Culturale Islamica dell’Emirato Islamico le donne non sposate o vedove tra i 15 e i 45 anni.
InshaAllah, queste sorelle saranno saranno protette nell’ambito del matrimonio con i Mujahideen e a loro verrà offerta una formazione islamica nel Waziristan…”
Possiamo facilmente capire che anche in questo documento, sulla cui validità non ci sono conferme, le cose stanno in modo ben diverso da come viene raccontato da OPEN: la nuova autorità statale e religiosa del luogo vuole fare un censimento per proporre le donne in matrimonio ai combattenti di quella che è a tutti gli effetti una lotta di liberazione nazionale. Bisogna considerare il contesto culturale e la situazione di guerra di quei luoghi per giudicare con obiettività, oppure si possono usare le lenti deformanti dello sguardo coloniale e fare propaganda di guerra.
In quale riga si parlerebbe di schiavitù sessuale? La deduzione acrobatica è forse dettata dal pregiudizio per cui questi musulmani, questi afgani, sarebbero dei barbari assetati di sangue. Questa immagine contrasta bene con i marines che tengono in braccio neonati all’aeroporto di Kabul o con l’immagine, usata nell’articolo, del secondo segretario della nostra ambasciata nella capitale afgana che aiuta i civili all’aroporto, nemmeno l’Istituto Luce…
L’articolo scritto da Narain e citato come fonte da OPEN chiede senza indugi sanzioni ed adotta un tono incriminatorio senza riferimento ad alcune indagini o prove rispetto agli abusi denunciati.
Le spiegazioni non sono infatti tardate ad arrivare, Nell’articolo del The Wall Street Journal di Saeed Shah si fa riferimento a presunte uccisioni di militari afgani che si sono arresi e di matrimoni forzati, ma nello stesso articolo l’attuale portavoce dei Talebani Zabiullah Mujahid ha subito smentito affermando che I Talebani hanno mantenuto la promessa di amnistia per chi decida di deporre le armi e che sia le accuse di uccisione per chi si è arreso e le accuse di matrimoni forzati sono false ed infondate, che sono contro i dettami dell’Islam e che violano anche le tradizione culturale.
Insomma, a detta di Zabiullah Mujahid, quella proposta da OPEN sarebbe una fake news bella e buona (alla faccia del fact checking di cui si vanta il quotidiano di Mentana dunque).
Anche il quotidiano indiano The Times of India riporta la smentita categorica di Zabihullah Mujahid, portavoce del gruppo al riguardo: “Si tratta solo di voci infondate basate su documenti falsi creati ad hoc dalla propaganda.”
La deontologia suggerirebbe di citare le fonti primarie, di verificarle e in in caso di assenza di prove quantomeno specificare che si tratta di accuse, non di fatti provati e che i diretti interessati hanno smentito con forza.
Tutto il contrario di ciò che invece troviamo nell’articolo di OPEN che nel titolo urla a proposito di schiavismo sessuale da parte dei Talebani e nell’articolo parla di altro senza dedicare alla notizia nessun degno approfondimento.
Così si costruisce una fake news.