Cinque personaggi afgani che hanno segnato la storia del mondo

Da Rumi al safavide Shah Abbas, il paese ha prodotto guerrieri, poeti e asceti che hanno, uno dopo l’altro, contraddistinto la storia del mondo.

La regione che ora costituisce l’odierno Afghanistan è stata a lungo un crocevia di civiltà, che collegava le culture dell’Asia Centrale, Asia Orientale, Medio Oriente e Asia Meridionale.

Dopo che nella regione è arrivato l’Islam, i vari governanti arabi, persiani, turchi e mongoli hanno rivalutato questo territorio montuoso grazie alla vicinanza alle rotte commerciali, alle fertili valli e alla posizione strategica per le incursioni più a sud, sulle montagne dell’Hindu Kush.

L’imperatore Mughal Babur aveva la capitale a Kabul prima di iniziare la sua invasione dell’India; i suoi antenati Timuridi mantennero la loro capitale nella città occidentale di Herat, da dove controllavano un impero che si estendeva in gran parte dell’Asia centrale, dell’Iran, dell’Iraq e dell’Anatolia.

Il termine “Afghano” si riferisce tradizionalmente all’etnia Pashtun, ma l’attuale stato dell’Afghanistan comprende regioni che hanno sempre parlato i dialetti persiani, conosciuti come Tajik, e le lingue turche, come l’Uzbeko.

Storicamente, la zona era anche il luogo delle piccole comunità arabe che arrivarono come soldati, amministratori, commercianti e missionari nei secoli che seguirono la nascita dell’Islam, ma, da allora, queste popolazioni sono state assimilate dai gruppi etnici confinanti.

La loro presenza sottolinea comunque la posizione fondamentale che l’Afghanistan aveva nel mondo islamico medievale.

In questo articolo esaminiamo alcune delle persone più influenti che hanno forti legami con l’Afghanistan, e in particolare l’impatto che hanno avuto su tutto il Medio Oriente.

Rumi

Universalmente considerato come uno dei più grandi poeti in lingua persiana, Jalal al-Din Muhammad Balkhi, più tardi conosciuto come Rumi, nacque nel settembre 1207 nella provincia di Balkh, in Afghanistan.

Figlio di uno studioso di religione, Rumi fu egli stesso un giurista islamico e un devoto sufi, con molti dei suoi versi poetici dedicati alla comprensione della natura di Dio.

Rumi lasciò Balkh in giovane età, assieme alla famiglia, per sfuggire alle orde mongole che invasero l’Asia centrale, e finì a vivere in Iraq, Siria e nell’attuale Turchia, in luoghi diversi.

Rumi

Crescendo, Rumi studiò all’interno della scuola Hanafi di giurisprudenza sunnita e in seguito si trasferì a Konya, in Turchia, in una regione allora conosciuta col nome di Rum, dove lavorò come insegnante.

Il poeta era molto studiato nella grammatica araba e nelle narrazioni attribuite al Profeta Muhammad, così come nelle materie secolari come la storia, la filosofia e l’astronomia. I suoi studi gli valsero l’epiteto di mawlana che significa “il nostro maestro”, le cui varianti sono ancora oggi utilizzate quando ci si riferisce a lui.

Le poesie di Rumi esploravano diversi temi ed erano talvolta intese come insegnamenti spirituali ed altre volte come intrattenimento.

Oltre alla devozione a Dio, alla fraternità tra tutti gli uomini e alla rinuncia all’esistenza temporale, vi sono anche versi dedicati all’amico Shams Tabrizi, uno dei suoi compagni mistici.

Le sue opere hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo della letteratura turca, persiana e dell’Asia meridionale, ed i suoi versi autentici continuano ad essere letti, sia nelle loro versioni originali (persiana, turca ed araba), sia nelle traduzioni.

Oggi, l’opera di Rumi ha raggiunto il grande pubblico grazie a traduzioni ampiamente disponibili nelle librerie di tutto l’Occidente.

Rumi morì a Konya nel dicembre 1273, all’età di 66 anni, ed il suo funerale attirò migliaia di persone, tra cui anche credenti di altre fedi. Un santuario sulla sua tomba rimane un’attrazione popolare, sia per i devoti che per i turisti.

Imam Abu Hanifa

Abu Hanifa Numan bin Sabit bin Zuta nacque in Iraq nell’anno 689 d.C. da padre persiano di Kabul. In seguito sarebbe diventato uno dei giuristi e teologi musulmani più influenti della storia, noto soprattutto per aver fondato la scuola hanafita di giurisprudenza sunnita, la più seguita tra le quattro principali tradizioni sunnite.

Ancora giovane, sembrava destinato a seguire le orme del padre diventando un commerciante, ma la passione per i dibattiti teologici si trasformò nello studio a tempo pieno della fede islamica.

Il suo metodo giuridico è stato determinato dando la priorità alla lettura diretta del Corano, seguita dalle tradizioni attribuite al Profeta Muhammad, quindi dal comportamento dei compagni del Profeta, seguita dall’uso dell’analogia, dal consenso dei dotti, dalla consuetudine e dalla praticabilità.

Abu Hanifa è vissuto al tempo in cui le persone che avevano conosciuto il Profeta Muhammad erano già morte o erano appena nati e, quindi, troppo giovani per avere qualche ricordo di lui. Questo, assieme alla necessità del nascente impero islamico di una struttura giuridica coerente e solida, creò le condizioni per la codificazione della tradizione islamica in diritto vero e proprio.

Il teologo ed i suoi studenti si adoperarono quindi per applicare i principi islamici ai problemi legali che sorgevano nelle loro società.

La sua eredità non risiede soltanto nelle sentenze specifiche emesse da lui e dai suoi studenti, ma anche nello stabilire la metodologia necessaria per giungere ad esse.

Lo studioso morì all’età di 70 anni, mentre era pressato dal califfo abbaside al-Mansur affinché accettasse la carica di giudice supremo. Abu Hanifa aveva rifiutato l’incarico, provocando l’ira del califfo, per timore che l’assunzione di un ruolo ufficiale ne compromettesse l’indipendenza.

Al-Mansur, furibondo per la sfida alla sua autorità, fece imprigionare Abu Hanifa e, in seguito, lo studioso morì in carcere.

L’episodio, tuttavia, non è riuscito a cancellare la sua eredità, con la sua scuola hanafi saldamente stabilita e con così tante persone che si sono presentate al suo funerale; talmente numerose che la preghiera ha dovuto essere ripetuta cinque volte per riuscire ad accogliere tutti coloro che erano venuti a rendere omaggio. Un santuario e una moschea sorgono ancora oggi sulla sua tomba a Baghdad.

Shah Abbas I

Shah Abbas I nacque nel gennaio del 1571, a Herat, in quello che è oggi l’odierno Afghanistan. Fu il quinto re dell’Iran safavide, e considerato uno dei più importanti sovrani della dinastia, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Abbas il Grande”.

Assunse la sua posizione durante un difficile periodo per l’impero safavide, pieno di malcontento all’interno dell’esercito, di incertezza economica e di rivalità tra imperi, con gli Ottomani che cercavano di sfruttare le situazioni di disagio.

Tuttavia, Abbas, un maestro stratega, riuscì a centralizzare il potere creando una casta di soldati fedeli simili ai Giannizzeri ottomani, composta da popoli cristiani conquistati, come i Circassi, i Georgiani e gli Armeni.

Questo gruppo elitario di soldati prese il controllo delle autorità civile e militare, limitando l’influenza delle vecchie classi guerriere, come i Qizilbash.

Uno dei maggiori successi di Abbas è stato il rinnovamento economico dell’Iran grazie al trasferimento della sua capitale a Isfahan nel 1597-98.

Durante il suo regno, venne dedicata grande attenzione all’architettura, al commercio e alle arti. La letteratura e gli artisti fiorirono sotto il suo governo, aprendo la strada ad acclamati miniaturisti, tra cui Aqa Riza e Mir ‘Imad.

Abbas si distinse anche per la relativa tolleranza nei confronti delle altre fedi, permettendo la costruzione di chiese per le comunità cristiane minoritarie, e consentendo ai missionari di costruire proprie sedi per propagare la loro fede.

Lo Shah morì nel 1629, lasciando un’eredità difficile da gestire per i suoi successori. Nel 1722 Isfahan venne assediata da una tribù Pashtun guidata dalla dinastia Hotaki, che si era ribellata ai Safavidi. Dopo la sconfitta che ne seguì, la dinastia safavide cadde.

Jamal al-Din al Afghani

Sayed Jamal al-Din Asadabadi, più spesso chiamato al-Afghani, è stato un pensatore, attivista, politico e giornalista del diciannovesimo secolo, nato nel 1838, che viaggiò attraverso tutto il mondo islamico promuovendo l’unità panislamica.

Il suo luogo esatto di nascita è oggetto di controversie. Alcuni affermano che sia nato in Afghanistan e altri affermano che in realtà fosse un iraniano che si fingeva afghano per evitare l’accusa di essere sciita negli ambienti che frequentava, in gran parte sunniti.

In ogni caso, queste differenze settarie importavano poco all’attivista, con gran parte della sua carriera spesa nell’agitazione politica contro gli imperialisti occidentali.

Ha iniziato la sua carriera nell’India britannica, creando un percorso di viaggio attraverso tutto il mondo islamico, dove ha lavorato con attivisti locali in Iran, Iraq, Turchia ed Egitto per organizzare l’attivismo contro gli stranieri.

L’esperienza indiana, che ha coinciso con l’ammutinamento indiano contro il dominio britannico, è considerata da molti come un punto di svolta nel suo sviluppo politico e per la formazione della sua visione anti-occidentale.

Nel 1866, al-Afghani assunse un incarico nel governo dell’Afghanistan, permettendogli di viaggiare molto, anche in Egitto, Francia, Turchia, Regno Unito e Russia.

Il punto cruciale della sua ideologia era l’unità panislamica e riteneva che l’unico modo per superare l’ingerenza occidentale nel mondo islamico fosse sulla base della lotta comune.

Pur opponendosi all’interferenza e al colonialismo occidentali, al-Afghani era un sostenitore dei moderni approcci alla scienza e alla tecnologia, e credeva che i Musulmani potessero svilupparsi in termini di civiltà soltanto se non vi fosse stata la presenza straniera sfruttatrice delle loro terre.

Alcuni dei lavori più importanti di al-Afghani si concretizzarono al Cairo, dove soggiornò dal 1870 al 1879. Al Cairo insegnò filosofia islamica e divulgò tra gli studenti le sue idee a proposito delle riforme politiche.

Qui venne coinvolto nella politica nazionalista egiziana e anti-britannica, incoraggiando i suoi seguaci a fondare dei giornali e quotidiani politici. Uno dei suoi seguaci, Mohammed ‘Abdu, divenne in seguito il leader del movimento islamico modernista, mentre un altro, Saad Pasha Zaghlul, fondò il partito nazionalista egiziano Wafd.

Al-Afghani morì di cancro nel marzo 1897 in Turchia dove fu sepolto. Nel 1944 il governo afghano ha chiesto che le sue spoglie fossero riportate in Afghanistan, dove è stato costruito un mausoleo in sua memoria.

L’attivista e studioso è generalmente considerato uno dei fondatori del movimento panislamico.

Ibrahim ibn Adham

Ibrahim ibn Adham, talvolta chiamato con l’appellativo Ibrahim Balkhi, nacque a Balkh, in Afghanistan, nel 718 d.C. in una famiglia aristocratica di origine araba, ma sarebbe poi stato ricordato per la sua rinuncia ai beni materiali e alla sua vita trascorsa come asceta.

Il mistico ha contribuito allo sviluppo del sufismo ed è stato apprezzato da Rumi, che ha raccontato la sua leggenda nella sua opera dal titolo Mathnawi.

In una storia che riecheggi quella di Gautama, il Buddha, ibn Adham scelse la vita ascetica dopo aver rinunciato al suo trono, ritenendo che fosse impossibile trovare Dio vivendo tra le distrazioni del lusso.

In un racconto, egli si imbatte in un pastore di cammelli che cerca uno degli animali sul tetto del suo palazzo. Quando Adham esprime la sua incredulità sul fatto che un cammello riesca a salire sopra un tetto, l’uomo ribatte di essere altrettanto incredulo sul fatto che sia possibile cercare Dio in mezzo alla ricchezza materiale.

Si dice che l’esperienza abbia portato ad una rivelazione, dopo la quale ibn Adham ha intrapreso la vita di un sapiente saggio, viaggiando lungo tutta la regione, morendo infine in Siria nel 776 d.C., dove ora si trova la sua tomba che è stata trasformata in santuario.

Ibn Adham compare spesso nelle leggende sufi, dove gli vengono attribuiti miracoli e incontri con esseri divini, come gli angeli.

 

Articolo di Nadda Osman, versione originale pubblicata du Middle East Eye