Il 3 maggio del 1945 due partigiani prelevano nella sua casa di Rapallo il poeta americano Ezra Pound e lo consegnano al comando alleato di Lavagna.
Da lì viene trasferito al Counter Intelligence Corps di Genova dove sarà sottoposto fino al 24 maggio a numerosi interrogatori, quando non sapendo più che fare di lui, lo mandano, non come spesso si è detto e creduto erroneamente nel campo di prigionia alleato di Coltano, ma al Disciplinary Training Center della polizia militare USA nei pressi di Pisa.
Lì viene rinchiuso in una gabbia di ferro, esposto al sole e alla pioggia di giorno e agli accecanti riflettori durante la notte e rimane in quella condizione per tre settimane. Si tratta della stessa tecnica coercitiva/punitiva usata in epoca recente dall’esercito statunitense nei campi di prigionia di Guantanamo e Abu Grahib. Le belle tradizioni vanno onorate, che diamine!
Dopo essere stato in punto di morte, viene curato e rimesso in condizioni di vivere e di scrivere. In quei mesi che lo separano dal ritorno in patria, scriverà la sua opera poetica maggiore, The Pisan Cantos, I canti pisani. A Washington lo dichiarano infermo di mente e per lui si aprono le porte del manicomio criminale di Saint Elizabeths.
Vi rimarrà per dodici lunghi anni. Quando finalmente, grazie anche e soprattutto alla mobilitazione di molti intellettuali in suo favore, si aprono per lui le porte del manicomio; ritorna in Italia, paese che fu la sua seconda patria e in Italia rimarrà fino alla morte avvenuta a Venezia nel novembre 1972. Ora le sue spoglie mortali riposano nel cimitero veneziano di San Michele.
Ezra Pound è stato un grande poeta, un poeta grandissimo. Secondo molti critici, è stato il più grande poeta del 900. Un grandissimo artista che però ebbe il torto, agli occhi di molti imperdonabile, di essere stato fascista. Che Pound fosse fascista è cosa che nessuno può mettere in discussione, e neppure si può dire che fosse un fascista all’acqua di rose, o che come spesso accade agli artisti che di politica sapesse poco, e che i suoi interessi volgessero il suo sguardo altrove, tutt’altro.
Pound fu affascinato dalla figura di Mussolini, che equiparò al terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, e la sua formazione politica viene da lontano, dai primi anni del 900 quando, molto prima che il fascismo si affermasse come movimento di massa in Italia e in seguito nella versione nazionalsocialista in Germania, giovane poeta americano trascorse molti anni in Inghilterra, strinse un forte legame con William Butler Yeats, incontrò e divenne amico dei maggiori intellettuali inglesi dell’epoca, e vi frequentò i circoli fabiani e socialisti; era quello degli albori del 900 in Inghilterra un socialismo ricco di fermenti nuovi, spesso lontano dalla visione classica marxista, un socialismo che non disdegnava il nazionalismo e un sentimento tragico, romantico della vita.
Tuttavia Pound, per quanto fascista dichiarato e convinto, fu un fascista atipico. Non fu mai un amante della guerra e della violenza fine a se stessa e il nazionalismo esasperato tipico dei fascismi non lo coinvolse più di tanto. Si appassionò invece all’economia e individuò nell’usura, non intesa semplicemente come interesse sul denaro prestato, ma come capacità del denaro di produrre altro denaro senza passare attraverso il processo produttivo, senza passare cioè attraverso il lavoro, il male più grande, il cancro che corrode la società contemporanea.
Elaborò una sua teoria economica che riuscì a presentare a Mussolini nel 1933. Non ci sono resoconti precisi su quell’incontro, ma dubitiamo che il Duce sia rimasto convinto e conquistato da quello strano intellettuale e da quello che predicava. Si pensi che Pound per eliminare l’usura, propose la tassazione della moneta. In estrema sintesi, il denaro dovrebbe venire tassato in modo da impedire che ci sia interesse a trattenerlo e accumularlo.
L’uomo che amava l’Italia, al di là della sua storia e delle sue convinzioni politiche che gli lasciamo rifuggendo da inutili e scontati moralismi, fu un genio assoluto, un poeta grande e luminoso.
Anche per il piacere di leggerla ancora una volta, riproduciamo qui di seguito la traduzione italiana della sua splendida poesia Con usura (With Usura)
Con usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,
con usura
non v’è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l’Annunciazione dell’Angelo
con le aureole sbalzate,
con usura
nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,
il tuo pane sarà staccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,
usura appesantisce il tratto,
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA
la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l’usura, spunta
l’ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila.
Pietro Lombardo non si fe’ con usura
Duccio non si fe’ con usura
nè Piero della Francesca o Zuan Bellini
nè fu ‘La Calunnia’ dipinta con usura.
L’Angelico non si fe’ con usura, nè Ambrogio de Praedis,
nessuna chiesa di pietra viva firmata : ‘Adamo me fecit’.
Con usura non sorsero
Saint Trophine e Saint Hilaire,
usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte ed artigiano
tarla la tela nel telaio, nessuno
apprende l ‘arte d’intessere oro nell’ordito;
l’azzurro s’incancrena con usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling
usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane amante
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra giovani sposi
CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
carogne crapulano
ospiti d’usura.
(traduzione di Alfredo Rizzardi)