All we are saying is, give peace a chance
(John Lennon)
Parafrasando la frase di Carlo Marx e Federico Engels con cui si apre il Manifesto del partito Comunista, secondo cui la storia di ogni società esistita fino ad oggi è storia di lotta di classe, possiamo dire che la storia dell’umanità è storia di guerre, guerre che sono state una costante del percorso umano dagli albori fino ai giorni nostri.
Le guerre che si sono fatti gli esseri umani prima della rivoluzione industriale sono state guerre certo cruente e sanguinose, ma per limiti tecnici non erano nemmeno lontanamente così sanguinose e devastanti come le guerre contemporanee.
Le guerre dei secoli che hanno preceduto l’invenzione delle armi da fuoco e soprattutto la produzione industriale di massa ebbero il merito, se di merito si può parlare, di coinvolgere quasi esclusivamente i combattenti e solo le popolazioni che avevano la malasorte di trovarsi sul cammino delle armate; gli altri, quelli che si trovavano lontano dai campi di battaglia, in genere non avevano granché da temere.
Nelle guerre moderne invece, grazie ad una tecnologia sofisticata che ha potuto permettere la produzione di armamenti sempre più potenti e quindi sempre più micidiali, e soprattutto con l’arrivo sulla scena dell’arma aerea, anche le popolazioni civili non hanno avuto scampo, e quello che lo storico Eric Hobsbawm ha definito il secolo breve è punteggiato dai nomi di luoghi che evocano stragi di innocenti civili; ne ricordiamo qualcuno: Guernica, Coventry, Varsavia, Dresda, Amburgo, Hiroshima, Nagasaki.
La prima guerra dell’era moderna è stata la Guerra di Secessione americana, quella per intenderci dei nordisti e dei sudisti, quella che a scuola ci hanno detto essere stata la guerra per la liberazione degli schiavi neri nel sud degli Stati Uniti, e come spesso capita le cose sono un tantino più complicate di come ce le raccontano a scuola, ma questo è un altro discorso. Quella fu una guerra combattuta con artiglierie capaci di far stragi nelle file avversarie e sui campi di battaglia fecero la loro prima apparizione le mitragliatrici. I morti si contarono a decine, a centinaia di migliaia, fra i 600.000 e 750.000 tra i combattenti, con le vittime civili si arriva al milione.
Una cinquantina di anni dopo ci fu la “madre di tutte le guerre”, la Prima Guerra Mondiale, guerra che fu innanzitutto una guerra europea, che fece strage di giovani uomini sui fronti di Francia, Italia, Belgio, Russia, Germania, Austria ecc… Per capire quanto omicida fu quella guerra basta essere un po’ meno distratti e guardare le lapidi e i monumenti piccoli e grandi che ne ricordano i caduti. Non c’è paesino, centro abitato, quartiere di città che non ne abbia uno. Lunghe e dolenti file di nomi in nero su marmo bianco di giovani uomini falciati nel fiore degli anni.
Non dimentichiamoci che quella guerra e la pace che ne seguì, con il suo carico di dolore e di ingiustizia, ché quasi mai la pace imposta dai vincitori è giusta, fece da prodromo alla seconda terribile guerra mondiale e dalle sue viscere uscirono come da uova di serpente i fascismi e il comunismo.
L’Italia e l’Europa furono percorsi da un ardente spirito patriotico, sembravano letteralmente tutti impazziti, una gran voglia di menar le mani percorse il mondo intero. Non tutti però caddero in quell’ubriacatura malsana; non mancarono uomini giusti e saggi anche allora.
Ne vogliamo ricordare solo due tra i tanti, solo due ma rappresentativi di masse che alla guerra si opponevano, i cattolici e gran parte del mondo socialista: papa Benedetto XV, papa Della Chiesa, che al mondo impazzito implorò di cessare quella che definì un’inutile strage e il socialista francese Jean Jaurès che cadde assassinato a Parigi per mano di un fanatico interventista.
Da allora, da quella che molti pensarono fosse l’ultima guerra, -pensiero idiota ma purtroppo ricorrente; pensò la stessa cosa ai giorni nostri George Busch con la sua War on Terror-, le guerre sono state un’infinità, una piaga permanente nella carne di tutta l’umanità.
Non vogliamo addentrarci in discorsi troppo impegnativi sulla natura del male, sulle radici profonde di questa zona d’ombra irragionevole e devastante, non è questa la sede per farlo, certo è che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi per dire no alla guerra, per trovare sempre una ragione alla pace, perché come disse un altro papa, papa Pio XII, nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra. Era il 24 giugno del 1939 e il mondo era sul ciglio dell’abisso.