Il summit Afrique/France avvenuto all’inizio del mese di ottobre a Montpellier, diverso dal summit France/Afrique, ha sollevato numerose critiche tra attivisti, scrittori e giornalisti.
Il primo appuntamento organizzato da Emmanuel Macron tra le società civili africane e il governo francese. Un’operazione che comunque ha visto escludere i governi africani della vecchia France/Afrique, figli di uno schema coloniale di affari, nato nel 1955 da Jacques Foccart, l’eminenza nera del generale de Gaulle.
Jacques Foccart, ex segretario di Stato francese per gli affari africani del governo De Gaulle e del successore Georges Pompidou, fu l’uomo macchina della Francia per l’Africa. Tuttavia prima di diventare ufficialmente uomo di Stato per l’Africa, fu un imprenditore che aveva fatto fortuna in Africa tramite una rete coloniale vastissima. Non fu soltanto un esperto della diplomazia francese, fu anche una specie di sovrano dei sovrani in Africa.
Si può tranquillamente dire che la grande parte della borghesia africana al potere tutt’ora, è opera sua; poiché le strutture tribali sono rimaste uguali e la geometria degli stati africani è stata costruita intorno alle tribù. Un uomo d’affari abile che seppe portare dalla sua parte i ceti nobili delle varie tribù appena fu chiamato da De Gaulle come segretario di stato francese per gli affari africani. Attraverso il controllo dei ceti, riuscì a costruire la macchina degli stati che a loro volta controllarono le tribù cioè il popolo.
Il controllo dei grandi ceti tribali fu la garanzia per la stabilità e una ripartizione dei guadagni ottenuti dalle materie prime. Da ex agente dei servizi segreti francesi durante la seconda guerra mondiale, lavorò per eliminare tutte le figure della resistenza, che lottarono per un’Africa libera ed emancipata.
Il summit Afrique/France organizzato da Macron nell’ottobre scorso, riflette un vecchio mondo France/Afrique, che sta crollando sotto il peso dalla propria storia, perché il popolo africano è sempre meno controllabile, come tra l’altro dimostrano gli equilibri mondiali stessi. L’ingresso di nuovi attori nel mercato africano, l’arrivo del digitale, l’aspetto demografico esplosivo, sono tutti fattori messi assieme che minacciano gli interessi della vecchia France/Afrique.
Il tentativo di Macron di sbilanciare l’opinione pubblica africana a favore della Francia, senza realmente rompere con il passato, denota tutte le difficoltà della Francia su un territorio che considera suo.
Il summit è stato visto dalla stragrande maggioranza della società civile come l’ennesima truffa della Francia per cooptare la società civile, nonostante fosse stato affidato al grande filosofo Achille Mbembe e abbia visto la partecipazione di personaggi come il premio Nobel Denis Mukwege, la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie, il grande economista Vera Songwe o ancora Koyo Kouoh direttrice del Zeitz Museum di Cap Town e diverse altre personalità intellettuali africane.
Il filosofo Achille Mbembe e il gruppo di lavoro citato sopra hanno prodotto un rapporto di sintesi di 144 pagine sull’Africa e le sue sfide. Una fotografia fatta di dati e cifre su diversi ambiti come il problema climatico, la demografia, il suolo, il rapporto tra la Francia e le vecchie dittature, la cultura e la sfida del digitale. Un lavoro a 360°, a mio parere sincero, che non risparmia la Francia chiamata in causa come responsabile della mancata emancipazione delle società africane, grazie alle sue connivenze dirette con un élite profondamente corrotta e stagnante. Ma che interpella anche la società africana a prendere le proprie responsabilità davanti alle sfide del mondo.
Questo tavolo di lavoro ha partorito 13 soluzioni che comunque appaiono agli occhi di molti inadeguate per rovesciare il vecchio schema France/Afrique. Due per tutte. “Il fondo d’innovazione per la democrazia”: su questo il presidente Macron ha annunciato uno stanziamento immediato di 30 milioni di euro. Questo fondo dovrebbe sostenere e incoraggiare le società civili verso un processo democratico.
Tanti pensano che questo annuncio a effetto sia in realtà un occhiolino di Macron alla diaspora africana in Francia in vista delle presidenziali dell’anno prossimo. L’altra proposta con effetti immediati: “La casa delle diaspore africane”, una specie di centro culturale nel cuore di Parigi per ospitare il genio africano. Per le altre 11 proposte si vedrà…
Tuttavia basta inventare un nuovo summit con le società civili africane per aprire un nuovo circolo di relazioni basate su un rispetto reciproco? Io non credo. Il rapporto di 144 pagine che fotografa il contesto africano odierno ce lo dimostra per le numerose sfide che l’Africa avrebbe davanti. Gli eventi in corso in Africa ci dimostrano che esiste una classe dirigente nuova, che non ha vissuto direttamente il colonialismo, che ha studiato nelle più grandi università del mondo, una generazione alla Sankara lontana dai complessi, che vuole guadagnare il suo posto nei nuovi equilibri del mondo che si stanno disegnando.
Se l’Europa non ripensa alla sua strategia con l’Africa, questa generazione non si accontenterà dei 30 milioni di Macron per la democrazia, perché gli africani hanno preso coscienza di potere scegliere i propri partner e tutto dipenderà dall’offerta.