Vittorio Sgarbi in cerca di plaudi nella sera del 3 Novembre mostra fiero un’immagine su faccia-libro con animali macellati alle spalle (non “capre” ma bovini per intenderci) in una braceria di Napoli. La scena di questa immagine che a vedersi sembra un quadro ispira il critico d’arte a dargli un titolo: “il Tempio dei vegani”.
Ed ecco che la tempesta di guano si abbatte sul nostro critico d’arte. Lui del resto di guano se ne intende e ne ha fatto arte politica “non usate il Guttalax, usate il lassativo Di Maio” commentava l’onorevole dal suo “cabinet” qualche anno fa.
Questa tempesta di guano però è diversa, è green e amica dell’ambiente oltre che made in vegan. A.C accusa l’amico delle capre di mancanza di empatia nei confronti dei viventi, S. D. di mancanza di spessore mentale, F. M. accusa addirittura Sgabri di fotografarsi perversamente con “cadaveri” a mò di video dell’ISIS e V. R. sembra confermare l’andazzo “Se c’era qualche “cristiano” appeso, magari chi dico io…me la sarei fatta molto volentieri anch’io la foto…. No…con gli animali, esseri innocenti, proprio no…”.
Dopo 48 ore lunghe ore di tormento “l’onorevole” risponde ai critici italianissimi ben diversi dai mazzalemmi e saraceni a lui tanto cari. Qui inizia il cortocircuito, lo schema conosciuto ma come sempre perverso inizia. “Fatwa nei miei confronti” denuncia Vittorio che derubrica la tempesta di guano green made in Italy a “reazioni da talebani” invitando caldamente i vegan a non turbare ulteriormente le sue ghiandole maschili.
Chiude il nostro Sgarbi condividendo la “Macelleria” di Annibale Carracci ricordando che la storia dell’arte è piena di immagini di carne macellata. Verissimo, ma è anche irta di dissonanze cognitive come quella in cui il nostro bon pasteur è caduto con amo, lenza e piombo.
La fatwa, onorevole sentenza giuridica atta a difendere i diritti dei cittadini e modello di stampo saraceno per il mondo cristiano, diviene sinonimo di quelle bolle ed editti che il mondo cristiano emetteva cacciando streghe, beelzebub ed eretici e promuovendo falò-party alimentato coi libri che i saraceni pazientemente traducevano dai greci. “Talebano” intanto diviene il nuovo “mamma li tucchi” superato solo dal “narco-talebano” made by Saviano.
Nihil novum sub sole, si tratta della buon vecchia alterità con la quale i nostri difetti vengono resi esclusiva dell’altro. Lo sapeva bene lo sciamano dei nostri giorni Carl Gustav Jung che diceva “la proiezione è uno dei fenomeni psichici più comuni, tutto ciò che è inconscio in noi stessi lo scopriamo nel nostro prossimo e lo trattiamo di conseguenza”. (Carl Jung, uomo arcaico, CW 10)