L’eutanasia legale in Italia è divenuta realtà
La sentenza della corte costituzionale 242 del 22 Novembre 2019 ha aperto le porte anche in Italia al cosiddetto suicidio medicalmente assistito. Nonostante la mancanza di chiare indicazioni procedurali a causa del vuoto legislativo in materia, il nulla osta, per un caso specifico riguardante un uomo tetraplegico da 11 anni, dato dal comitato etico della ASUL delle Marche, sembra aprire la concreta possibilità che ciò sarà praticamente possibile a breve termine. I limiti posti dalla Corte Costituzionale sono ben chiari, ovvero l’irreversibilità della malattia, insostenibilità del dolore e la chiara volontà del paziente.
L’associazione Luca Coscioni, che da sempre è il principale sostenitore della battaglia per l’eutanasia legale, annuncia una iniziativa referendaria per superare i limiti attuali posti dalla Corte Nella nostra società sembra prevalere di fondo una forte richiesta di libertà in termini di autodeterminazione individuale in cui la battaglia per l’eutanasia legale non è altro che l’estrema e prevedibile conseguenza, nonché l’ultima di una lunga serie di battaglie, come quella per il divorzio o per l’aborto.
Relatività del diritto e della scienza
Di contro, viviamo nell’epoca dei più o meno surrettizi obblighi vaccinali ovvero nell’epoca della negazione di qualsiasi autodeterminazione individuale. La scontata critica del bene collettivo nel caso specifico del COVID19 è talmente superata da qualsiasi evidenza, vedi uno per tutti l’ultimo editoriale su The Lancet a proposito della “epidemia dei non vaccinati”, che possiamo far procedere proprio da questa irrazionale e quindi ideologica posizione, che i più si ostinano a sostenere contro qualsiasi buonsenso, due ordini di osservazioni.
Primo. Abbiamo imparato da questa situazione che non esiste norma o diritto che abbia senso di per se, anche il diritto non è di fatto un punto di riferimento astratto ed indipendente come ci piace credere, ma esso dipende in larga parte o del tutto da quello che la gente crede.
Nella stessa misura la scienza di una società dipende dalla concezione del mondo e della vita della società nella quale essa si sviluppa. Norimberga docet. Secondo. Per conciliare l’eutanasia legale con l’obbligo vaccinale nella nostra società dobbiamo individuare qual è la filosofia più o meno consapevole che ci consente di conciliare le due apparentemente diametralmente opposte posizioni.
Delirio di controllo
Nella nostra società non si troverà nessuna incongruenza nel sostenere al contempo il diritto all’aborto e quello alla genitorialità di due persone dello stesso sesso. Sono situazioni diverse, ma quello che accomuna le due istanze è una volontà di controllo dell’individuo sulla nascita a scapito di qualsiasi naturalità.
Chi è favorevole alla vaccinazione obbligatorio lotta, nel proprio mondo, contro la morte che può essere causata del virus da COVID19 e nel contempo non troverà nulla di strano ad appoggiare il suicidio medicalmente assistito, eppure sono due istanze diametralmente opposte in termini di liberalità.
Ciò che accomuna queste istanze non è il diritto alla vita o alla morte ma la paura della vita e della morte come eventi imprevisti e incontrollati. Di certo non si possono mettere sullo stesso piano situazioni cosi diverse come la sofferenza di un tetraplegico che da 11 lunghi anni soffre la sua condizione a quella di una persona in salute che teme di perdere la propria vita, ma questa mania del controllo o non accettazione di ciò che sfugge al nostra controllo, l’incapacità di riconoscere ed accettare l’evidenza che la vita e la morte non sono e non potranno mai essere minimamente nelle nostre mani, sono il vero motore della concezione che sottende le scelte di questa società e, a nostro avviso, l’unica sintesi possibile capace di ricondurre il quadro di un mondo che diversamente dovremmo considerare schizofrenico.
La manifesta debolezza del diritto e della scienza rispetto alle istanze profonde che scaturiscono da una società in preda ad un delirio di controllo non possono che far accrescere lo smarrimento di una società sempre più in crisi esistenziale.