La copertura mediatica dei Musulmani e dell’Islam nel Regno Unito è per lo più negativa – i media online quasi nel 60% dei casi e le trasmissioni televisive appena sotto il 50% – come riportato nel rapporto del Centro per il Monitoraggio dei Media (CfMM) del Consiglio Islamico della Gran Bretagna, pubblicato martedì.
La ricerca ha esaminato oltre 48.000 articoli pubblicati online e 5.500 filmati trasmessi in un arco di tempo che va dal 2018 al 2020. Reuters, Associated Press e Agence France-Presse (AFP) sono state nominate tra le agenzie di stampa più propense alla pubblicazione di materiale denigratorio sui Musulmani, con la motivazione che hanno dato ampio spazio alla solita visione negativa dei Musulmani e dell’Islam. Queste linee di condotta vengono dettate da molte agenzie di stampa e reti televisive, ed hanno un grande impatto sui media che per lo più copiano e pubblicano gli articoli uno dopo l’altro.
Altri risultati rilevanti indicano che, tra tutti gli articoli analizzati, il 7% riguardava una o più generalizzazioni sui Musulmani, sull’Islam, con “i peggiori diffusori di odio che sono fondamentalisti religiosi o di destra”, afferma il rapporto. La percentuale più alta di generalizzazioni viene fatta sui temi del terrorismo o dell’estremismo con il 25%, seguita dalla politica con il 18%. Subito dopo con il 17% viene il tema del Medio Oriente e la religione con il 15%.
Il rapporto di 162 pagine mostra nel dettaglio quanto sia prevenuto il giornalismo oggetto dell’analisi, con il settimanale britannico The Spectator che è il peggiore in termini di “pregiudizi ostili” nei confronti dei Musulmani e dell’Islam.
Dopo la pubblicazione del rapporto, i redattori del Sunday Times e del Daily Mirror hanno concordato col parere espresso e hanno chiesto una comunicazione più equa. Emma Tucker del Sunday Times ha dichiarato: “Accolgo con favore questo rapporto, nella piena consapevolezza che contiene critiche alla stampa, incluso il mio giornale”.
“Questo rapporto del Centro per il Monitoraggio dei Media mostra quanto noi giornalisti dobbiamo mettere in discussione noi stessi e il lavoro che stiamo producendo, in relazione alla cronaca concernente i Musulmani e l’Islam”, ha affermato il caporedattore di The Mirror, Alison Philips.
Oltre ad elencare le statistiche elaborate, il CfMM ha anche formulato delle raccomandazioni per i media. In primo luogo, occorre evitare di collegare i dettami del normale credo musulmano alla criminalità, al terrorismo o all’estremismo, a meno che non vi sia una ragione specifica e giustificabile per farlo. In secondo luogo, fornire una piattaforma che dia voce ai punti di vista e alle opinioni dei Musulmani, supportata da una maggiore rappresentanza di editori musulmani. Infine, incoraggiare la consapevolezza e la riflessione sugli eventuali pregiudizi, intenzionali o non intenzionali, fornendo anche formazione, ove necessario.
Rizwana Hamid, responsabile del CfMM, in merito al rapporto ha affermato che questo non ha lo scopo di incolpare nessun operatore dei media. “Il CfMM rimane impegnato a favore di mass media liberi che riferiscano senza timori, o senza favorire o tenere conto di coloro che occupano posizioni di potere”, afferma Hamid, aggiungendo che è ora che l’industria ammetta che “in alcune occasioni e troppo spesso, quando si tratta di Musulmani e di Islam, sbaglia”.
“I professionisti dei media dovrebbero accogliere positivamente queste valutazioni e mettere in pratica tutte le raccomandazioni allo scopo di migliorare gli standard giornalistici”.
L’autore del rapporto, Faisal Hanif, ribadisce che né i Musulmani né l’Islam devono essere immuni da critiche o inchieste, ma “ci aspettiamo che questo venga fatto in modo equo e con la dovuta attenzione, senza ricorrere a stereotipi e generalizzazioni ormai del tutto scontati”.