Mentre i governi continuano ad assecondare il regime omicida dell’Arabia Saudita, giustizia potrebbe non essere mai fatta
Rimangono ancora senza risposta due domande sull’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi avvenuto tre anni fa all’interno del consolato saudita di Istanbul: chi ha dato l’ordine decisivo di ucciderlo e cosa è accaduto al corpo?
La CIA, l’intelligence turca e le fonti dei servizi segreti britannici ritengono tutte che il colpevole sia il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MBS). Ma fino ad ora, questa è stata soltanto una loro supposizione, basata sul fatto che un’operazione così estesa, che presuppone il coinvolgimento diretto del suo gruppo di guardie del corpo, non avrebbe potuto essere intrapresa senza la sua approvazione.
A poche settimane dall’omicidio di Khashoggi, un commando omicida ancor più numeroso sarebbe arrivato a Toronto per uccidere Saad al-Jabri, ex funzionario del ministero degli interni saudita. Il commando, noto come Tiger Squad, è stato segnalato e rimandato indietro all’aeroporto. Jabri ha affermato che la Tiger Squad è stata creata quando ha rifiutato personalmente una richiesta di MBS di utilizzare le forze speciali del ministero degli interni per estradare un principe saudita che vive in Europa.
Nel caso di Khashoggi non ci sono state confessioni, testimonianze e, in sostanza, nessuna prova che MBS abbia impartito gli ordini. E il caso rischia ancor più di rimanere irrisolto dopo che mercoledì è stato rilasciato Khaled Aedh al-Otaibi, un uomo che le autorità francesi avevano arrestato in quanto ricercato dall’Interpol con un mandato di cattura internazionale per il ruolo avuto nell’uccisione di Khashoggi.
Quest’uomo avrebbe potuto rispondere ad entrambe le domande. Ex membro della guardia reale che ha accompagnato MBS in alcuni dei suoi viaggi all’estero, Otaibi sarebbe stato presente nella residenza privata del console al momento dell’uccisione come responsabile dello smaltimento del corpo di Khashoggi. Questo significa che sarebbe stato forse in grado di rispondere ad alcune domande (in base agli ordini di chi ha agito la squadra della morte composta da 15 membri, cosa è successo ai resti di Khashoggi).
Questione di affari, come al solito
I sauditi hanno sostenuto fin dall’inizio che i francesi avevano preso l’uomo sbagliato e che si trattava di un caso di scambio di identità: “Le notizie dei media, secondo le quali una persona coinvolta nel crimine contro il cittadino saudita Jamal Khashoggi è stata arrestata in Francia, sono false”, ha dichiarato un funzionario saudita. “Coloro che sono stati condannati per il crimine stanno attualmente scontando la loro pena in Arabia Saudita”.
I funzionari turchi la pensano diversamente sulla questione dell’identità. Dicono che l’uomo saudita catturato dalle autorità francesi aveva con sé un passaporto appartenente alla squadra che ha ucciso Khashoggi, con lo stesso nome e numero di passaporto. I turchi hanno confrontato le scansioni del passaporto fornite dai francesi con le proprie scansioni, registrate quando la Tigre Squad ha attraversato la sezione VIP dell’aeroporto di Istanbul il giorno dell’omicidio.
Il procuratore capo di Parigi ha affermato in un comunicato che le verifiche approfondite per determinare l’identità della persona avevano concluso che il mandato non era applicabile a lui. Se il procuratore capo avesse deciso diversamente, sarebbe scoppiato un vero e proprio incidente diplomatico, perché la triste realtà è che, a distanza di tre anni, tutti i teatranti statali coinvolti vogliono seppellire Khashoggi, con o senza cadavere.
Né la Turchia, né la Francia, né ovviamente gli Stati Uniti, vogliono che lo stallo diplomatico creato dall’omicidio di Khashoggi continui. Tutti vogliono fare affari con il principe ereditario.
Otaibi è stato fermato in base ad un mandato di arresto internazionale emesso dall’Interpol per conto di un tribunale turco, che sta ancora processando 26 sauditi in contumacia. Il mese scorso, questa stessa corte aveva chiesto alle autorità saudite se i sospetti sotto processo a Istanbul fossero già stati processati anche a Riad.
L’Arabia Saudita non ha mai confermato l’identità degli otto uomini condannati durante un processo farsa condotto dai sauditi. Se la risposta dovesse essere “sì”, allora, in teoria, il tribunale turco potrebbe abbandonare il caso sulla base del fatto che gli stessi uomini non potrebbero essere processati due volte per lo stesso crimine. Ma la Turchia non ha mai ritirato i mandati d’arresto internazionali per i 26 sauditi che ritiene responsabili dell’omicidio di Khashoggi.
Ristabilire le relazioni
Una fonte governativa ha riferito a MEE che l’estradizione di Otaibi avrebbe potuto essere un’opportunità per chiudere il caso Khashoggi, addossando tutta la colpa a quest’uomo. Non c’è dubbio che la Turchia voglia davvero ristabilire le relazioni non solo con l’Arabia Saudita, ma con MBS personalmente – e questo non potrebbe essere ottenuto senza chiudere il caso Khashoggi.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato due volte il re saudita Salman. Il consigliere di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha dichiarato pubblicamente che secondo lui la Turchia e l’Arabia Saudita dovrebbero guardare avanti, e ultimamente ci sono stati tentativi per organizzare un incontro tra il presidente turco e il principe ereditario saudita a Doha.
Questo non è accaduto perché i loro percorsi “non si sono incrociati”, ma ora sembra che sia solo questione di tempo prima che si incontrino.
L’Arabia Saudita è stata lasciata fuori dal tanto propagandato e pubblicizzato riavvicinamento tra Erdogan e il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed (MBZ), che si è tradotto in un programma di investimenti degli Emirati in Turchia per un valore di 10 miliardi di dollari. Una delegazione degli Emirati è ad Ankara per parlare dell’acquisto di droni turchi.
Ma nonostante i calorosi segnali provenienti da Ankara, il boicottaggio saudita delle merci turche continua e la recente decisione di chiudere le scuole turche nel regno ha addolorato Ankara.
Mentre per MBZ non c’è niente di personale, e il suo pragmatismo è tale che oggi può accogliere Erdogan – che nel 2016 avrebbe tanto voluto destituire – per MBS, invece, tutto è personale. Il principe saudita incolpa proprio Erdogan per la campagna triennale che ha trasformato, a livello internazionale, il futuro re in un emarginato.
Sfruttare
Anche la Francia vuole sfruttare la restaurazione di MBS. Il presidente Emanuel Macron è diventato il primo leader occidentale a rompere l’isolamento diplomatico del principe saudita, incontrandolo pubblicamente la scorsa settimana. La foglia di fico dell’incontro è stato il tentativo di Macron di mediare la spaccatura tra Arabia Saudita e Libano, venutasi a creare a causa delle critiche pubbliche del ministro dell’Informazione libanese George Kordahi alla guerra guidata dai sauditi nello Yemen.
Il merito dell’incontro, dal punto di vista di Macron, è stato il contemporaneo e provvidenziale arrivo di una delegazione imprenditoriale di 100 aziende francesi, tra cui TotalEnergies, EDF, Thales e Vivendi. Difendendosi dalle accuse di rimettere in gioco, così facendo, MBS, Macron ha detto ai giornalisti che lo intervistavano a Dubai: “Dopo l’affare Khashoggi potremmo anche decidere di non avere una politica nella regione, che è una scelta che alcuni potrebbero difendere, ma penso che la Francia abbia un ruolo importante da svolgere nella regione. Ciò non significa che siamo complici o che dimentichiamo”.
E invece sì, lo fa.
Agnes Callamard, il cui rapporto come ex relatore speciale delle Nazioni Unite per le esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie ha portato alla luce ulteriori informazioni sull’omicidio di Khashoggi, ha affermato che la rattrista vedere la Francia, “il paese dei diritti umani”, diventare lo strumento di una politica tesa alla riabilitazione del principe saudita.
Infine, anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che deve ancora chiamare MBS, vuole seppellire Khashoggi. Lasciando da parte tutte le parole infuocate che aveva detto quando era ancora solo un candidato presidenziale, e che sono ormai molto, molto lontane da lui – com’era quella storia a proposito del fatto che l’Arabia Saudita sarebbe uno “stato paria” senza “nessun valore sociale positivo”? – fin dall’inizio della sua presidenza Biden ha deciso di non penalizzare il principe ereditario, nonostante l’intelligence statunitense abbia scoperto che ha approvato direttamente l’uccisione.
Ancora una volta, le nazioni occidentali hanno tradito gli stessi standard di giustizia e di diritti umani che utilizzano per giustificare i colpi, le sanzioni e i bombardamenti di nazioni in tutto il mondo.
Ancora una volta, la causa della protezione dei giornalisti che pagano con la loro vita per aver parlato viene sostenuta solo a parole. Ancora una volta, gli assassini e gli psicopatici sono autorizzati a pavoneggiarsi sul palcoscenico internazionale, mentre il grande business si umilia e si compiace della loro compagnia.
Cosa ha cambiato la morte di Jamal Khashoggi? Niente. L’unica sorpresa è che la campagna che chiede giustizia per il suo assassinio è durata tre anni.
Articolo originale di David Hearst direttore di Middle East Eye