Sono in corso i giochi olimpici di Beijing 2022 e contemporaneamente sono partite le prime campagne degli attivisti per i diritti umani per denunciare l’oppressione del regime cinese nei confronti degli Uiguri.
L’organizzazione One Path Network ha creato e diffuso un video di denuncia con gli hashtag #FreeTheUyghurs e #GenocideGames mostrando alcune scene in cui Uiguri in catene ed oppressi consegnano le medaglie al podio dei vincitori, sotto i colpi e gli insulti di un ufficiale cinese sorridente. Ma i vincitori stessi, scioccati dall’accaduto, finiscono per rifiutare le medaglie gettandole a terra.
Il video intende sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla campagna di oppressione da parte del regime cinese contro la minoranza dei musulmani Uiguri, vittime in massa di torture fisiche e psicologiche, deportati in campi di concentramento e con migliaia di minori sottratti alle loro famiglie. Violenze ed oppressioni denunciate molteplici volte dall’ONU e da alcuni Stati della comunità internazionale, ma senza troppa forza e con scarsi o nulli risultati sino ad ora.
Infatti, nonostante le celebrazioni internazionali in ricordo delle vittime di razzismo e genocidio, come il recente “giorno della memoria”, la questione degli Uiguri è ignorata con assordante silenzio dalla maggior parte della comunità internazionale come pure dai soliti paladini dei diritti umani, fatto salvo per qualche timida e sporadica critica.
Da parte di alcuni attivisti musulmani continuano, invece, le denunce della brutale oppressione cinese che dura ormai da diversi anni e si configura come un vero e proprio tentativo di pulizia etnica dagli Uiguri per garantire il totale controllo della regione in cui vivono, lo Xinjiang, sotto l’egida del partito comunista.
Nel frattempo vari attivisti Uiguri hanno anche chiesto di boicottare le Olimpiadi e di smascherare il tentativo di normalizzare le relazioni col feroce regime cinese e nascondere così la brutale oppressione contro il loro popolo. Resta da vedere chi saprà raccogliere l’eco di questi appelli e squarciare il velo di omertà sul genocidio in corso lontano dai nostri occhi ma di fronte alle nostre apatiche coscienze.