Il primo ministro indiano è sotto i riflettori delle organizzazioni internazionali per i diritti umani per aver accettato senza riserve l’evidente incitamento al genocidio dei Musulmani.
Il silenzio assordante e l’inazione di Narendra Modi contro le figure religiose e politiche indù che chiedono l’annientamento dei Musulmani indiani, ha alimentato il sentimento anti-musulmano, i discorsi di odio e addirittura una finta “asta” online di centinaia di donne musulmane.
Il 12 gennaio, esperti di Amnesty International USA e Genocide Watch, leader mondiali degli osservatori per i diritti umani e gruppi della diaspora indiana negli Stati Uniti hanno dichiarato, durante una riunione del Congresso a Washington DC, che l’inazione di Modi sta spingendo l’India verso violenze di massa e massacri contro oltre 200 milioni di Musulmani.
Monaci provenienti da tutta l’India, riuniti nella città santa indù di Haridwar, nello stato settentrionale dell’Uttarakhand, sono stati filmati mentre esortavano i loro seguaci ad uccidere i Musulmani per fondare una nazione induista.
Questi proclami incendiari sono stati pronunciati tra il 17 e il 19 dicembre 2021, durante un’assemblea religiosa (Dharma Sansad). Un alto leader religioso del Mahasabha indù ha chiesto apertamente di costituire un “esercito” di indù per “uccidere due milioni di Musulmani”.
I leader hanno pubblicamente esortato gli indù ad emulare la violenza perpetrata contro i Musulmani Rohingya dal governo del Myanmar, che ha costretto un esodo di massa della comunità in Bangladesh. “Non c’è più tempo. Il fatto ora è che o ti prepari a morire o ti prepari ad uccidere, non c’è altro modo. Ecco perché, come in Myanmar, la polizia qui, i politici qui, l’esercito e ogni indù devono prendere le armi, e dovremo condurre questo safai abhiyan (pulizia). Non c’è altra soluzione che questa”, ha affermato Swami Prabodhananda Giri, presidente dell’Hindu Raksha Sena (Esercito di protezione indù).
Pochi giorni dopo, i video di un altro evento a Delhi mostravano i leader dell’Hindu Yuva Vahini – una milizia armata fondata da Yogi Aditynath, un leader del Bharatiya Janata Party (BJP) al governo di Modi e Primo Ministro dello stato più popoloso dell’India, l’Uttar Pradesh – mentre ottenevano il giuramento di centinaia di giovani uomini pronti a “combattere, morire e uccidere” per stabilire una nazione indù. In un altro video, alcuni studenti sono stati ripresi mentre fanno giuramenti simili e saluti nazisti.
Invece di condannare i discorsi di odio, i politici del BJP hanno respinto le accuse e difeso il diritto di incitare alla violenza contro i Musulmani.
Quando, il 10 gennaio, Keshav Prasad Maurya, vice primo ministro dell’Uttar Pradesh, è stato interrogato dalla BBC Hindi in merito agli appelli fatti per uccidere i Musulmani, Maurya, 52 anni, ha dichiarato, in modo sprezzante, che i leader religiosi sono liberi di dire quello che vogliono, per poi interrompere l’intervista chiedendo la cancellazione del filmato e accusando il giornalista Anant Jhanne di comportarsi come un agente nemico.
Mentre Modi e i suoi ministri sono rimasti in silenzio sull’argomento, c’è stata una condanna da parte della società civile. Accademici, funzionari pubblici in pensione, veterani delle forze armate, avvocati, attori e gruppi per i diritti civili hanno tutti invitato il Primo Ministro Modi a condannare i discorsi poiché il suo silenzio tradisce acquiescenza e crea un’atmosfera di impunità – ma il Primo Ministro non ha detto una parola sulla questione.
Un gruppo di 76 avvocati della Corte di Cassazione ha scritto al Presidente della Corte Suprema dell’India esortandolo a prendere atto suo motu dei discorsi di odio che “equivalgono ad un appello all’eccidio di un’intera comunità”. La lettera sottolinea che il governo, anche in casi precedenti di incitamento all’odio, non aveva adottato misure efficaci e “quindi, è necessario un intervento giudiziario urgente per prevenire tali eventi che sembrano essere diventati all’ordine del giorno”.
L’attore cinematografico indiano Naseeruddin Shah ha affermato che coloro che vogliono il genocidio dei Musulmani chiedono, in realtà, una guerra civile su vasta scala.
Nonostante le incredibili provocazioni dei gruppi indù di estrema destra e del governo nazionalista indù di Modi, i Musulmani in India hanno mostrato grande moderazione negli ultimi otto anni, in attesa che la legge del paese protegga i loro diritti. “Duecento milioni di noi non verranno spazzati via così facilmente. Duecento milioni di noi si ribelleranno… Sono certo che se dovesse iniziare un movimento del genere, incontrerà una massiccia resistenza e un’enorme quantità di rabbia”, ha detto Shah al sito web The Wire.
Il fondatore di Genocide Watch, Gregory Stanton, che aveva previsto il genocidio in Ruanda anni prima che si verificasse nel 1994, ha avvertito anche a proposito di un imminente genocidio dei Musulmani in India, paragonando la situazione del paese con il governo di Modi agli eventi del Myanmar e del Ruanda.
Ha ammonito che “il genocidio non è un evento” ma “un processo”, osservando che Modi ha avuto una lunga storia nel presiedere la violenza di massa contro i Musulmani, a cominciare dai pogrom del 2002 nello stato occidentale del Gujarat, quando era Primo Ministro, proseguendo fino ai giorni nostri.
“Secondo le politiche del BJP, Modi ha usato una retorica anti-musulmana e islamofoba per costruire la sua base politica”, ha detto il dottor Stanton durante la riunione del Congresso del 12 gennaio. “Quello che il governo del Myanmar ha fatto contro i Rohingya… ora ce lo ritroviamo di fronte in India, un processo molto simile… e le vittime sono i 200 milioni di Musulmani che vivono in India”, ha aggiunto.
Poiché il genocidio è un processo, lo US Holocaust Memorial Museum ha un progetto di allerta tempestivo che afferma che c’è una possibilità del 14,4%, circa una possibilità su sette, di nuovi eccidi di massa che potrebbero avere inizio in India nel 2021 o nel 2022. Il Museo dell’Olocausto degli Stati Uniti ha classificato l’India al secondo posto tra i 162 paesi a rischio di stermini di massa.
La Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale – che negli ultimi due anni ha chiesto al dipartimento di Stato di inserire l’India nell’elenco dei “Paesi particolarmente preoccupanti” – terrà probabilmente un’audizione sugli appelli al genocidio. Secondo il dottor Stanton, Genocide Watch in Europa e all’Aia cercherebbe di convincere il Parlamento europeo ad adottare risoluzioni simili che condannino gli appelli al genocidio in India.