Martedi 15 febbraio Rai5 ha messo in onda il live di Eric Clapton dal titolo The Lady in the Balcony. Da claptomane dico che non si tratta del concerto del secolo ma, a 2 settimane da Sanremo, è stata una boccata d’ossigeno. E poi si tratta di oltre un’ora di spazio concessa ad un noto “no-vax”, tanta roba di questi temi!
Me ne stavo a guardare un bel film quando mi viene di dare una sbirciata alle notifiche di Facebook. Un’amica mi aveva taggato sotto l’annuncio che in seconda serata su Rai5 sarebbe andato in onda The Lady in the Balcony, il concerto senza pubblico di Eric Clapton pubblicato a fine 2021 e del quale avevo ascoltato solo alcuni brani. Finito il film faccio appena in tempo a sintonizzarmi ed inizia lo spettacolo. La location dell’evento è Cowdray House, edificio in stile Tudor del XVI secolo, il pubblico è costituito dai tecnici dell’evento e dalla moglie di Clapton.
Nelle immagini iniziali si vede arrivare l’apparecchiatura per le riprese che non è certo quella di un home studio recording, però già dalla formazione schierata si può intuire la dimensione comunque intimistica del sound che caratterizzerà tutta la performance. A 30 anni da Unplugged Eric Clapton ritorna a suonare quasi esclusivamente con chitarre acustiche, semiacustiche solo nel finale in crescendo, però senza un secondo chitarrista e con soli altri tre musicisti.
Niente assoli memorabili, una voce che dimostra la sua età, anche una panza inedita per lui che non è mai apparso in sovrappeso ma… avendo ancora in mente lo “spettacolo” dell’ultimo Sanremo certamente questo concerto di Clapton è stata una boccata di ossigeno. Con le ultime edizioni condotte da Amadeus la kermesse sanremese si è progressivamente e definitivamente votata al mercato dei giovani “cantanti”, alcuni anche stonati, che “cantano” tendenzialmente tutti la stessa tipologia di “canzone”. Osannati dalla “critica” musicale, si vestono come fosse sempre carnevale e sono di norma sostenitori, quando non rappresentanti, della fluidità di genere. Non mi abituerò mai a questa piattezza al cospetto della quale preferirei uno come Eric Clapton anche quando russa.
La formazione è di casa
Ad accompagnare il nostro ci sono musicisti di prim’ordine e parto dal batterista Steve Gad perché mi piace troppo. Lui suona periodicamente con Eric Clapton da quasi 30 anni ma è dagli anni ’70 che è un pezzo da novanta. Ha suonato con tanti grandi artisti (Chet Baker, Chick Corea, Al Di Meola, Michel Petrucciani, James Taylor…), era il batterista del Concert in Central Park di Simon & Gurfunkel. Siccome ha suonato anche con Pino Danile il mio legame col suo drumming è doppio. Nel concerto di beneficenza che Eric Clapton e Pino Daniele tennero dieci anni fa in provincia di Salerno Gad ci fece impazzire nell’introduzione di Yes I Know My Way.
Alle tastiere c’è Chris Stainton che ha iniziato a suonare con Eric Clapton nel doppio LP live Just One Night, 1979, quindi per noi claptomani è uno di famiglia. Stainton è da sempre un apprezzato session man (Joe Cocker, The Who, Ringo Starr, Bryan Ferry, David Gilmour…) e per chi ha ascoltato fino all’ossesso Just One Night il suo modo di suonare il piano è inconfondibile.
Il contrabbasso e il basso acustico sono infine suonati da Nathan East. Con oltre duemila incisioni è uno dei bassisti che ha registrato di più nella storia della musica (Stevie Wonder, Peter Gabriel, Herbie Hanckck, Joe Satriani, Duft Punk…), il caratteristico giro di basso in Bad di Michael Jackson è suo. In mezzo a tutto questo, compare anche al fianco di Eric Clapton da circa 40 anni.
La scaletta
Quando un musicista che è sulla scena da sei decadi deve scegliere cosa suonare in un concerto finisce sempre per scartare canzoni che molti fan si aspettano. Clapton poi è da sempre uno che soprattutto dal vivo pesca dal repertorio del blues, evita il più possibile di suonare i successi del periodo con i Cream (‘66-‘68) ed ultimamente trovano sempre più spazio i tributi a musicisti ed amici che non ci sono più, come nel caso di Purple Rain di Prince suonata più volte qualche anno fa. In questo concerto senza pubblico c’è il brano strumentale Kerry scritto per il fonico di palco Kerry Lewis recentemente scomparso. E’ una ballad nello stile di quella composta per la dipartita di Pino Daniele che consolida la predilezione di Eric Clapton per la chitarra acustica quando si tratta di raccontare un lutto. Ci sono poi due brani del compianto Peter Green risalenti al periodo con i Fleetwood Mac: Man of the World e Black Magic Woman. Di quest’ultima hit si impossessò poi Carlos Santana che l’ha incisa, e così l’ha sempre suonata, facendola seguire in medley da Gypsy Queen di Gabor Szabò. Clapton ci ha legato invece, manco a dirlo, uno shuffle.
Tra i pezzi blues in scaletta ci sono due successi di Muddy Waters, Long Distance Call e Got My Mojo Working, ed uno di B.B.King, Rock Me Baby. La stranezza forse è l’assenza di un blues di Robert Johnson ma possiamo essere sicuri che non mancheranno occasioni future.
Dei brani propri della sua discografia Eric Clapton ha dato ampio spazio all’annata 1970, cioè all’inizio della sua carriera solista, con ben 6 brani incisi nel suo omonimo album d’esordio oppure nel disco contenente Layla. C’è poi un solo brano dei suoi anni ruggenti (’74-’78), e non è Cocaine, ed una manciata di canzoni più “recenti” (’92-’01).
A leggere i credits della maggior parte delle canzoni in scaletta sembra di passeggiare in un cimitero ma la resa è quella di un repertorio intramontabile.
La crociata contro il lockdown e contro la vaccinazione di massa
Quello che francamente non mi aspettavo è lo spazio dato ad un musicista famosissimo e da sempre amico di tutto il mondo del rock e del blues ma che durante la pandemia si è fatto un sacco di nemici a causa delle sue posizioni contro il lockdown e contro la vaccinazione di massa. I media lo hanno per lo più ignorato, quando non sbeffeggiato. Anche alcuni “artisti” italiani e riviste “musicali” nostrane lo hanno deriso. A dicembre 2020 Clapton ha inciso Stand and Deliver in cui canta “Vuoi essere un uomo libero o uno schiavo a vita? Questo è uno stato sovrano o uno stato di polizia?”. E’ uno dei brani scritti da Van Morrison contro il lockdown ed a sostegno dei musicisti rimasti senza lavoro.
Dopo essersi vaccinato ed aver avuto reazioni avverse Eric Clapton ha poi maturato la convinzione che la campagna vaccinale abbia avuto l’effetto di un’ipnosi di massa. Lui non si era mai esposto pubblicamente su tematiche tanto discusse e non ha mai espresso idee così radicali prima del 2020. Questa sua opposizione al pensiero unico dominante non è stata una scelta di comodo ma lui sembra a suo agio nel dimostrare coraggio senza alcuna spavalderia. E’ sempre stato una persona umile, eppure ne avrebbe di cose di cui vantarsi.
Un musicista del calibro di J.J.Cale aveva smesso di suonare perché non riusciva ad ottenere successo e poi è tornato in pista perché Eric Clapton ha inciso e reso celebre una sua canzone (After Midnight, nel 1970). La sua cover di I Shot the Sheriff (1974) diede a Bob Marley e al reggae la visibilità internazionale che non era ancora arrivata e Marley stesso nel disco live del 1975 la reinterpretò “alla Clapton”. Ha sempre trasformato in oro tutto quello che ha suonato senza mai vantarsene. Ora per moti è come se avesse la peste ma a lui questo sembra non interessare.
La signora sul balcone
Il titolo The Lady in the Balcon a suo modo ci dice qualcosa. Quando Clapton inizia a suonare il brano Believe In Life scritto per la moglie Melia dice “this one’s for the lady in the balcon” e le telecamere la riprendono sorridente sulla balconata interna della hall dove erano i musicisti. Mi è subito venuto in mente il racconto di una donna italiana che ha frequentato Eric Clapton a fine anni ’90 e nel 2015 ha raccontato la cosa. Il ritratto è quello di una persona diversa da quella dei suoi trascorsi burrascosi a cui risalgono i successi che noi vorremmo sempre ascoltare come se lui fosse un jukebox. Lui invece ora più che mai suona solo quello che gli va ed in questo periodo gli gira di opporsi al pandemismo, andando contro ogni logica commerciale. Alla vigilia dello scorso Natale ha pubblicato il brano Heart of a Child, molto bello, scritto a quattro mani con l’architetto italiano Robin Monotti a cui Twitter aveva sospeso l’account per le sue posizioni contro i vaccini. Nel testo non è difficile leggere riferimenti contro la propaganda imperante ed ovviamente anche questo brano, come quello scritto da Van Morrison, non ha avuto alcun successo. Ma a lui questo sembra non interessare.