Ciascuno è il miglior medico di sé stesso
Ogni volta che abbiamo dei disturbi di salute tutti siamo portati a chiederci quale ne possa essere l’origine. A ragione di un mal di pancia ad esempio tutti a tutta prima ci chiederemo se per caso non abbiamo mangiato qualcosa che ci abbia potuto far male. Porsi questo quesito è una cosa al contempo naturale, quasi istintiva, e anche molto saggia, infatti riconoscere la causa dei nostri disturbi è il primo passo di ogni medicina di successo. Riconoscere un cibo o un atteggiamento alimentare per noi nocivo, sarà la chiave per non incorrere di nuovo in futuro nel medesimo disturbo. Credo che l’antico proverbio secondo cui ciascuno è il miglior medico di se stesso vada inteso in quest’ottica.
L’essere umano è più dell’insieme delle sue parti
Le cose però non sono sempre così semplici, per due ordini di motivi. La prima ragione è in relazione al fatto che non tutti i disturbi dell’uomo interessano esclusivamente il piano fisico, anzi nella maggioranza dei casi è proprio il contrario. Quante volte un dispiacere o una rabbia possono far ammalare una persona! La concezione materialistica della vita e quindi anche la nostra idea moderna di medicina, ci porta ad assumere il preconcetto secondo cui tutta la nostra vita biologica corrisponda in qualche modo con quella biochimica, anche se è sotto gli occhi di tutti che l’essere umano e quindi le sue malattie non possono essere liquidati in modo così semplicistico. L’essere umano è qualcosa di più delle sue parti.
La storia della moderna psicologia è emblematica al riguardo. Infatti anche se dalla nascita delle scienze psicologiche ad oggi la nostra società ha oramai accettato l’idea che ci possano essere dei disturbi psichici le cui cause non possono essere ricercate nella materia, ma che diversamente esse vadano quindi ricercate e trattate al medesimo livello, la psicologia si è sviluppata in modo a se stante rispetto alla medicina propriamente detta, quasi a testimoniare come in realtà esista di fondo come un disconoscimento delle malattia psicologica come vera e propria malattia o in alternativa, ad indicare come la medicina moderna in qualche modo si disinteressi del disaggio psicologico: delle due l’una, terzo non dato. Ma l’essere umano non è fatto a compartimenti stagni e quindi se facciamo l’uomo o la medicina a pezzettini non possiamo che necessariamente perderci un qualcosa per la strada.
Una domanda corretta è metà della conoscenza
Ecco che quando uno squilibrio di tipo psicologico sarà la causa di un disturbo fisico tutto diventata più difficile. Quanti mal di pancia legati alla rabbia ci siano nella nostra società solo il medico omeopata lo sa. Non tutti riescono a collegare i propri vissuti interiori con i propri di disturbi fisici ed in questa eventualità già possiamo apprezzare come diventi molto più difficile, quasi impossibile, essere medici di se stessi.
Non sapere riconoscere le cause dei propri disturbi è un primo enorme ostacolo per una cura che porti ad una guarigione reale e duratura. Questo è uno dei motivi perché farmacie ed ospedali sono sempre pieni, perché centinaia di migliaia di persone vagano con incartamenti sempre più copiosi da uno specialista ad un altro e da un centro diagnostico ad un altro. La nostra società ha un evidentissimo eccesso di medicina, eppure nonostante o a ragione di questo, la gente è per lo più sempre malata di qualcosa, le malattie in tutte le fasce di età sembrano in perenne aumento. Cercare una causa materiale per un problema le cui radici sono altrove non potrà che portare ad un fallimento continuo delle terapie o più spesso ad un peggioramento e ad una cronicizzazione dei disturbi. In altre parole, se la domanda che poniamo è sbagliata non può esistere risposta giusta.
La soppressione dei sintomi e cronicizzazione delle malattie
Quello che succede in genere in questi casi è una cronicizzazione delle malattie perché la medicina non potrà che essere palliativa, ovvero essa darà solo una soppressione dei sintomi senza però avere la possibilità di andare alla radice del problema. In altre parole la cronicizzazione delle malattie a cui stiamo assistendo nasce dal misconoscimento delle cause profonde dell’insieme dei disturbi che chiamiamo malattia. In effetti è quello che vediamo con chi ad esempio soffre di continui mal di testa e tira avanti prendendo tutti i giorni farmaci antidolorifici, inutile dire che un simile modo di operare non può portare a nulla di buono.
Non a caso oramai tutte le terapie sono da prendere a vita, non esistono più terapie che curano, ma solo terapie da prendere per un tempo indefinitamente lungo. Nascondere l’immondizia sotto il tappeto non è mai un buon affare per chi vuole tenere la propria casa pulita a lungo, cosi la sistematica soppressione dei sintomi che ci infastidiscono non è un buon affare per chi vuole mantenersi in salute. Tutto ciò sembrerebbe evidente e dovrebbe essere chiaro eppure quando arriva una malattia degli organi interni difficilmente ci si ricorda degli antiifiammatori che si sono presi quotidianamente per anni. “Ero sanissimo e poi mi è capitato improvvisamente tutto questo!”.
Non cadere dalla padella alla brace
Ci sono poi persone che conoscono un po’ più sé stesse o che ad un certo punto si rendono conto del legame che esiste tra disturbi fisici e determinati vissuti interiori, ma anche se costoro sono sulla strada giusta a differenza di chi è completamente ignaro della radice dei propri problemi, essi faranno una gran fatica a trovare qualcuno che saprà aiutarli mettendo insieme i due ambiti che la nostra società materialistica tende a separare irrimediabilmente.
Curare l’uomo sofferente nella sua integrità psicofisica dovrebbe essere lo scopo di qualsiasi medicina, tutto ciò che fa l’uomo a pezzi non solo non sarà capace di curarlo veramente, ma lo avvilirà nella sua umanità privando di senso il messaggio proveniente dai suoi sintomi, gettandolo nell’inerzia di chi cade negli atteggiamenti mentali e nelle modalità della cattiva sorte e nella sfortuna e quindi relegandolo ad un atteggiamento passivo e in ogni caso ulteriormente nocivo per la propria salute.
Per venire incontro a questo tipo di esigenze sono nate quelle discipline chiamate medicina psicosomatica, o psicoendocrinoimmunologia o altre, ma a mio avviso sebbene tutte tendano a dare una base teorica importante a questo tipo di situazioni, nessuna di esse sa offrire una alternativa pratica alla effettiva cura dei disturbi. Altro discorso sarebbe da fare per le cosiddette medicine tradizionali ma andremmo oltre il nostro attuale tema, ci basta però ricordare come spesso la spinta verso generiche e vaghe medicine naturali che istintivamente vengono captate da molte persone, nasce da una intuizione giusta ma che può portare a risultati disastrosi. A volte si rischia di cadere dalla padella alla brace! Il mio personale motto da omeopata convinto è “meglio una allopatia fatta bene che un omeopatia fatta male”.
Quando il perchè dei nostri sintomi corrisponde con il loro senso
La seconda ragione per la quale non è facile essere medico di sé stessi dipende dal fatto che i perché non sono tutti uguali ovvero esistono diversi tipi di cause. Quando si rimane in un ambito puramente materiale o faremmo meglio a dire grossolano, chiedersi il perché dei nostri malesseri significa ricercarne la causa materiale e questo tipo di approccio ci guiderà sulla strada giusta per la guarigione. Ad esempio, se mi rompo una gamba cadendo, andare dall’ortopedico e sottoporsi a trattamento chirurgico sarà sicuramente l’approccio migliore.
Quando però i nostri problemi hanno cause più profonde la prospettiva si inverte, cioè il perché che dovremmo porci e a cui dovremmo cercare di rispondere e che ci condurrà verso la causa dei nostri malesseri non andrà più ricercato nella causa meccanica di essi ma piuttosto nel senso dei nostri sintomi. Perché non dormo diverrà: che senso ha questa mia insonnia? Perché queste continue palpitazioni diverrà: cosa mi ha toccato così profondamente? Ho il prurito diverrà: perché il mio prurito peggiora grattandomi invece di diminuire? Qui le cose si complicano non poco per chi voglia essere medico di sé stesso perché, capire il senso di quello che ci accade, di quello che accade al nostro corpo, capire cioè il senso e la ragione dei nostri sintomi non è facilissimo senza un aiuto ma di certo non impossibile.
Il sintomo infatti ci vuole portare da qualche parte, in altre parole ha un senso o una finalità. Ad esempio tante persone prendono farmaci, più spesso con scarsi risultati, per aprire il naso chiuso, senza rendersi conto che quel naso chiuso ha un senso e cioè quello di proteggere le vie aeree più profonde fino ai polmoni, mi è capitato di vedere gente che ha fatto interventi chirurgici per aprire il naso perennemente chiuso e che si è ammalata irrimediabilmente di asma bronchiale…
Cos’è la medicina olistica
L’idea di base insita nella nostra società è che la malattia sia come una sorta di tegola che ci cade in testa per puro caso o per sfortuna, questa concezione neutralizza qualsiasi spinta all’introspezione fisica, psichica, emotiva e spirituale. I nostri sintomi hanno una finalità e un senso più spesso misconosciuto, potremmo spingerci fino ad affermare che i nostri sintomi nascondano un messaggio. C’è un grosso fraintendimento su cosa sia la medicina cosiddetta olistica, fraintendimento che può essere dissolto solo nella prospettiva che stiamo qui analizzando.
Essere olistici non significa farsi portatori di vaghi assunti esoterici, medicina naturale, chakra indiani o altro, essere medici olistici significa che al vostro medico interesserà ogni cosa di voi, dal vostro lavoro ai vostri vissuti più intimi, dalle vostre paure o debolezze ai vostri sintomi più particolari. Spesso si rimane sbalorditi dalla quantità di cose importanti che sappiamo di noi stessi a cui però non abbiamo prestato attenzione, il medico omeopata vi mostrerà come guardare voi stessi in modo diverso o forse semplicemente più consapevole e a conoscere voi stessi e i vostri sintomi in un percorso di crescita, e quindi di cambiamento, secondo la direzione indicata a voi dai vostri sintomi fisici e mentali e quindi in ultima analisi verso una direzione indicata a voi da voi.