Succede ancora purtroppo: una guerra, questa volta non lontana da noi, nella relativamente vicina Ucraina, è entrata prepotentemente nelle nostre case. e viene raccontata dai media con toni piuttosto manichei.
Questa guerra, la guerra dell’invasione russa del territorio ucraino, come ogni guerra moderna che si rispetti non fa eccezione, è disumana e bestiale, indifferente alla morte, alla distruzione e al dolore che provoca non solo fra i combattenti, ma tra la popolazione civile.
Le reti televisive del bel paese, e tutti i media nostrani si sono gettate, come era ovvio, a pesce sull’avvenimento. Ci si sono immersi con tanta intensa partecipazione che pare scomparsa dai telegiornali qualsiasi evento che non sia riconducibile a quanto sta avvenendo in Ucraina.
In questi giorni non succede praticamente più nulla nel mondo e in Italia, oltre ai bombardamenti su Kiev o su Mariupol, oltre alle colonne russe in marcia e agli ucraini che contrattaccano, ai generali in pensione che dallo schermo tv ci raccontano di tattica e di strategia militare, al signor Putin e al signor Zelenski, eletti rispettivamente dai media italiani a vilain e eroe di questa storia, e alla dolente folla dei profughi che si ammassano a Leopoli per imbarcarsi su un treno che li conduca in Polonia e da lì in altri stati europei in cerca di salvezza e di una nuova vita.
Perfino il Covid che pure ha imperversato negli ultimi due anni come notizia principale nei tg ed è stato l’argomento di elezione nei talk show delle principali reti televisive è scomparso, annullato, quasi che non fosse più un problema, che non fosse più un’emergenza come ci è stato ripetuto fino allo sfinimento per ben due anni.
La guerra in Ucraina, come da più parti hanno avuto l’indecenza di dire, non riguarda arabi e africani; genti lontane e di incarnato olivastro se non schiettamente nero; ma esseri umani spesso biondi e dagli occhi cerulei, cittadini di un paese che voleva aderire alla NATO e che aveva e ha l’ambizione di entrare a far parte dell’eletta schiera dei paesi aderenti all’Unione Europea. Insomma, secondo i media italici, gente nostra.
Putin e il suo regime hanno più volte dato prova di grande brutalità; basti pensare alle guerre di sterminio condotte dai russi in Cecenia e all’appoggio militare risolutivo, che è consistito principalmente in massicci bombardamenti aerei a spese di popolazioni civili indifese, prestato al regime di Assad in Siria. I nostri media però, a differenza di quanto stanno facendo adesso, trattarono quelle guerre, quei bombardamenti, con un certo distacco, come cose lontane, cose che accadono altrove.
Questa guerra invece, come si è appena detto, raccontata quasi ossessivamente da stampa e televisione, è entrata prepotentemente nella vita degli italiani e in quello che viene chiamato l’immaginario collettivo.
E siccome costantemente e da quasi tutti i media la guerra viene presentata con toni piuttosto manichei, come un’aggressione proditoria di una superpotenza, la Russia, nei confronti di una nazione, l’Ucraina, innocente da ogni colpa passata, presente e futura, e che orgogliosamente si difende chiedendo aiuto a noi italiani ed europei, con la regolarità e l’inevitabilità di una legge fisica come quella della caduta dei gravi, si sono risvegliati i demoni dell’irrazionalità e dell’idiozia.
L’episodio clou, il punto più alto di questo attacco al buon senso, alla ragione, e al senso di umanità finora registrato, è stato senza dubbio l’iniziativa presa dall’università milanese Bicocca, e per fortuna rientrata, di sospendere una serie di lezioni di letteratura russa che aveva per tema Fëdor Dostoevskij e che avrebbe dovuto tenere il professor Paolo Nori.
Ovviamente tutti hanno preso le distanze e l’università ha cercato in seguito goffamente di recuperare parlando di malinteso, di necessario momento di riflessione e bugie varie. Tuttavia questo episodio di russofobia scatenatasi a livello culturale non è il solo; il padiglione russo non sarà presente alla fiera di Bologna per la letteratura per l’infanzia e quindi ne saranno esclusi gli autori. Le squadre di calcio e di altri sport russe sono state escluse da tutte le competizioni. Tutto ciò è molto triste e non ha senso.
C’è una bellissima canzone di Bob Dylan, intitolata Idiot Wind (vento idiota), la cui strofa finale trascrivo in fondo, ed è proprio quel vento che si è alzato impetuoso in Italia e temiamo non solo in Italia. Un vento che pretenderebbe cancellare insieme allo strazio di una guerra, la storia, l’umanità e la cultura davvero immense di un popolo che malgrado guerre e tirannie è e resta un grandissimo popolo, il popolo russo.
Idiot wind
Blowing through the buttons of our coats
Blowing through the letters that we wrote
Idiot wind
Blowing through the dust upon our shelves
We’re idiots, babe
It’s a wonder we can even feed ourselves
(Bob Dylan)