Shaikh Abdurrahman Pasquini è stato senza dubbio un pilastro della comunità islamica italiana.
Scrittore, editore, intellettuale, educatore, insegnante, attivista, laureato in giurisprudenza, ha esercitato la professione da avvocato per dodici anni.
Quando entra nell’Islam Shaikh Abdurrahman si dedica anima e corpo allo studio dell’Islam e della lingua araba, potendo così attingere alle fonti in lingua originale, dal Sublime Corano alle sue esegesi, dalla Sira del Profeta Muhammad (pbsl) al Fiqh (la Giurisprudenza Islamica) alle raccolte delle tradizioni del Profeta Muhammad (Sunnah).
Dalla fine degli anni ‘70 trasforma la sua casa in una biblioteca con migliaia di volumi, in una pinacoteca ricca di quadri ricevuti in dono dai vari visitatori e discepoli, e in un circolo dove i musulmani possono andare a trovarlo, porre domande, apprendere nozioni, trovare risposte ai loro dubbi.
La sua postazione di lavoro è molto semplice, una macchina da scrivere che lascia con gli anni lo spazio ad un Pc, una tastiera che si consuma al suono del battere delle dita.
Shaikh Abdurrahman ama insegnare l’Islam, raccontare del suo amore per la religione di Dio, quell’amore che lo ha convinto a non farsi distrarre dai successi della vita terrena, quell’amore che l’ha spinto a mettere la sua intelligenza, la sua retorica, la sua sete di conoscenza al servizio dell’Altissimo.
Non c’è Musulmano che si esprima in lingua italiana che non abbia tratto beneficio da un suo libro, da una sua lezione o da una sua iniziativa.
Qualche giorno fa, prima di lasciare questa vita, l’ho accompagnato a fare una visita in ospedale.
Mi faceva notare la bellezza degli alberi in fiore, il calore avvolgente del sole quasi primaverile, la fresca brezza del meriggio, con l’aria di chi parla con un vecchio amico, forse per l’ultima volta.
Lascia una famiglia grandissima, e lascia una lunga scia di documenti, di cui le future generazioni dovranno fare tesoro.
Da Dio veniamo e a Lui faremo ritorno