Assistiamo alla crisi finale dei regimi occidentali di cui questa vicenda ha chiarito finalmente la natura guerrafondaia, antipopolare ed usurocratica, fondata sulla legge della giungla e non sul preteso diritto liberale.
Dopo che la guerra russa in Ucraina ha costretto l’Occidente ad accorgersi della situazione di guerra civile portata avanti da Kiev ai danni delle regioni secessioniste, hanno fatto fugace comparsa sui canali d’informazione le immagini dei soldati russi prigionieri legati, maltrattati e feriti alle gambe dai soldati ucraini, in spregio ai più elementari diritti umani ed alla Convenzione di Ginevra.
Forse gli occidentalisti hanno la memoria corta ma ogni musulmano ricorda benissimo le torture inflitte a civili e combattenti dalle truppe americane in Iraq durante le due guerre del Golfo e le violazioni dei diritti umani a Guantanamo, Falluja, Abu Ghraib ed in mille altri teatri di guerra a stelle e strisce; fino al genocidio subito dalla popolazione bosniaca ai tempi della guerra di aggressione condotta dai regimi serbo e croato alla fine degli anni 90.
Ma a differenza della Serbia che fu punita con bombardamenti massicci sulla popolazione civile a Belgrado, i croati cattolici e filo occidentali non furono mai bombardati nonostante avessero commesso crimini di pari ferocia a quelli dei serbi nei confronti dei musulmani. Pochi uomini politici croati furono condannati solo nel 2013 dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia ma senza il clamore mediatico che ebbe il processo a Milosevic. Anche qui i soliti doppi standard.
Messi a confronto con questi crimini occidentali, i difensori della cultura liberale e globalista ripetono come un mantra che le democrazie – dotate di una pretesa superiorità morale – puniscono i crimini di guerra mentre le dittature no. In realtà le cosiddette democrazie liberali adottano esclusivamente criteri d’interesse geopolitico e mai si muovono per umanitarismo, nelle democrazie a trazione americana vengono puniti solo i nemici degli americani, e nulla viene fatto ai loro amici (ne è prova lampante l’impunità di cui gode Mohammed Bin Salman mandante dell’assassinio del giornalista Jamal Kashoggi consumato all’interno del consolato saudita ad Istanbul). Settanta anni di dominio americano sul mondo hanno dimostrato che la legge del più forte è l’unico argomento che Washington ed i suoi alleati riconoscono.
Sbandierando la retorica difesa di libertà e democrazia gli USA in America Latina hanno addestrato ed utilizzato per decenni formazioni paramilitari per assassinare presidenti eletti (come Salvador Allende) ed instaurare spietati regimi militari. I rapporti di forza sono sempre stati il vero ed unico criterio per cui si sono mosse le cosiddette istituzioni internazionali, come l’ONU e le varie Corti Internazionali di Giustizia, veloci nell’intervenire un genocidio tra poveri come quello del Ruanda ma sordomute e cieche quando gli autori delle violazioni sono stati gli americani ed i loro alleati. Conflitti pluriennali come quello del Kashmir, della Palestina, degli Uiguri o dei Sahrawi possono tranquillamente protrarsi all’infinito ed intanto l’inutilità di questi carrozzoni burocratici è sotto gli occhi di tutti.
Siamo alla fine del sogno di una società democratica e ci stiamo risvegliando dentro una dittatura feroce, pur se ammantata da ipocriti discorsi di pace e progresso, mentre il mondo scivola verso il baratro di un conflitto generalizzato.