Finalmente sono state tolte le odiose restrizioni che ci hanno impedito per due anni di seguito di fruire appieno dei benefici spirituali e sociali che derivano dalla frequentazione della moschea. A Roma i fedeli della Moschea Al Huda possono così vivere un Ramadan pressoché normale, e come al solito molto partecipato.
Tanto che non solo i musulmani ma anche altre persone vicine alla religione islamica hanno iniziato a digiunare per amore di Dio ed a visitare la moschea. Come sempre durante questo mese la moschea, infatti, è attiva nella preparazione dell’iftar (pasto serale per la rottura del digiuno) e del suhur (colazione mattutina) per i digiunanti.
Alla preparazione contribuiscono generosamente i negozianti del quartiere con donazioni di riso, carne halal, verdure, datteri, latte, legumi, oltre alle consuete elemosine raccomandate nel culto musulmano. Le sorelle che cucinano spesso si raggruppano in base alle diverse nazionalità, il che garantisce un’alternanza di cibi da tutti molto apprezzata. Coerentemente col fatto che l’Islam è culto e vita quotidiana, il mese del digiuno viene vissuto con grande fede e partecipazione dalla maggioranza dei membri della comunità: uomini, donne, ragazzini che fanno a gara nella recitazione dei versetti del sacro Corano.
Nella scorsa fine settimana (24 e 25 aprile) si è svolta una gara di recitazione del Corano per bimbe e bimbi, ottima occasione per avvicinare le giovani generazioni al rapporto personale con la Parola divina e dare così senso concreto all’identità di fede.
La Moschea Al Huda, fondata nel 1994, rappresenta un forte luogo di attrazione per i credenti, al punto che qui vengono a pregare ed a partecipare a tante altre iniziative anche famiglie da fuori Roma o da altre province. Grazie alla presenza dell’imam Mohamed Ben Mohamed, la moschea svolge un’importante ruolo anche nella risoluzione di problemi familiari, nell’indirizzo dei giovani, nell’assistenza ai bisognosi. Per quanto assolva al suo ruolo principale, l’istruzione e l’informazione sull’Islam, la moschea non può certo colmare la grave assenza di scuole ed istituti ad indirizzo islamico a Roma e più in generale in Italia.
In questo mese benedetto avvengono anche veri e propri miracoli con persone atee o non praticanti che trovano o riscoprono la retta fede, abbracciano l’Islam o riprendono a pregare dopo un periodo di lontananza e smarrimento. Nessuno mai potrà contare le anime perdonate o quelle che sono salvate dall’Inferno nel mese di Ramadan, ed in particolare durante laylatul qadr, la “notte del destino”, descritta nel Corano come migliore di mille mesi, quando gli Angeli scendono sulla Terra con la misericordia di Colui Che porta la Pace.
Le veglie nelle notti dispari degli ultimi dieci giorni di Ramadan, alla ricerca di questo momento speciale, sono il culmine del culto. E dopo 29 o 30 giorni di digiuno e preghiera, gesti di fratellanza e condivisione, perdono ed umiltà, i credenti celebreranno – con ogni probabilità il 2 maggio – Eid al Fitr, la festa della fine di Ramadan, riempiendo la moschea di volti sorridenti e cuori grati al Signore ma pure con tanta nostalgia per il mese trascorso con le sue irripetibili benedizioni.