Draghi quando spiega la guerra tratta gli italiani da bambini

La letteratura ha parlato in modo esteso del ruolo della retorica nella politica e come questa possa essere usata per manipolare il pubblico. Chomsky, ad esempio, parla delle modalità in cui il linguaggio, la retorica e la propaganda vengano usati per fabbricare consenso.

In “La fabbrica del consenso. La politica ei mass media” di Chomsky e Herman si parla ad esempio di come “la parola “democrazia” abbia un senso tecnico orwelliano quando viene usata con scopo retorico, o nei normali “servizi giornalistici”, per riferirsi agli sforzi degli Stati Uniti per stabilire la “democrazia”. Il termine si riferisce a sistemi in cui il controllo sulle risorse e sui mezzi di violenza assicura il dominio di elementi che serviranno i bisogni del potere statunitense (Chomsky e Herman, 1988).

Un’altra strategia è quella di semplificare il linguaggio quasi come se si parlasse a dei bambini. L’autore ed editorialista del The Guardian Sam Leith, ad esempio, analizza la retorica di Trump notando tre elementi principali che la caratterizzano: un vocabolario molto ristretto; una sintassi debole; e l’uso di avverbi ed aggettivi caricati ma vuoti dal punto di vista funzionale (ad esempio “ un uomo molto, molto, molto fantastico”) (Leith, 2017).

La visita di Draghi alla scuola media di Sommacampagna in questo caso è emblematica. Presentata come una semplice  e simpatica visita istituzionale la visita nasconde elementi inquietanti accentuati ancora di più in un contesto di propaganda prima con il Covid ed ora con la guerra fra Russia ed Ucraina. Uno dei passaggi di maggior interesse  pronunciato da Draghi è il seguente:

“Chi attacca ha sempre torto. C’è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo in mente. Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo. […] Quello che è successo è che il piccolino adesso è più grande e si ‘ripara’ dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà”.

Queste sono alcune delle parole pronunciate da Draghi in visita il 20 Maggio scorso alla scuola media Dante Alighieri durante l’incontro con la classe 2D che inviò delle lettere a Palazzo Chigi per chiedere informazioni e chiarimenti sulla guerra, pandemia e su altri eventi importanti con uno sguardo verso il futuro.

Le frasi di Draghi durante l’incontro chiaramente non sono rivolte solo agli studenti e sono contradditorie rispetto alla politica di cieco invio di armi in Ucraina secondo i diktat statunitensi da lui promossa e che hanno esacerbato il conflitto.

Draghi parla di bisogno di pace e di portare Ucraina e Russia al tavolo per negoziare e ripropone lo slogan propagandistico dell’aggressore (la Russia) e dell’aggredito (l’Ucraina) usato per delegittimare la Russia, pensiero binario che ha portato a forte istanze russofobe in Occidente come l’esclusione di sportivi russi o di produzioni culturali russe.

Questo slogan propagandistico spiegato ai giovanissimi della classe 2D così come all’intera popolazione è semplice – troppo – e più accuratamente esso è semplicistico e fallace oltre che indice di doppi standard. È un non sequitur  (non segue logicamente) infatti che un’aggressione militare sia non legittima per il solo fatto di essere un’aggressione e di questo parlerò più nel dettaglio in un altro articolo. In breve, però, immaginiamo un esempio:

Immaginiamo che in una città un gruppo di persone inizi ad appoggiare il nazismo e trasformino la città in una roccaforte in cui gli ideali nazisti vengano diffusi ed insegnati. All’interno di questo campo gli ebrei vengono oppressi ma non molto (immaginiamo una situazione simile alla Francia nei confronti dei musulmani ma ancora peggiore). I governi si metterebbero d’accordo prima tentando di sanzionare e poi tentando l’azione militare per liberare il campo. Possiamo anche immaginare lo stesso scenario senza ebrei, con la sola città che educa i propri membri ad essere nazisti, inclusi i loro figli e lo scenario sarebbe lo stesso.

Anche nel caso sopra avremmo un aggressore ed un aggredito ma l’aggressione in questo caso non farebbe perdere legittimità all’aggressore. In un contesto utilitaristico e di interessi ogni Stato potrebbe dunque giustificare un’aggressione e de facto oggi è così nonostante  non si ponga molta attenzione su questa tematica.

Quanto ai doppi standard, basti riflettere sull’assenza dal discorso pubblico di questo comodo slogan dell’aggressore e dell’aggredito quando gli USA e gli alleati (inclusa l’Italia) mietevano montagne di vittime – centinaia di migliaia di innocenti – nella regione del MENA.

Il mondo  è ben più complesso della retorica infantile e paternalistica di Draghi e la complessità alla debole ed isterica politica italiana di oggi non piace salvo casi specifici e solo se funzionale agli interessi di pochi. L’oppressione apartheid sionista, ad esempio, che è chiara e semplice e denunciata da tutti gli organi principali internazionali e non che si occupano di diritti come Amnesty e ONU oltre che chiaramente documentata diviene magicamente “complessa” per non offendere il regime sionista nella Palestina occupata e offuscare i fatti. Un ulteriore esempio è l’escalation di violenza odierna fra Russia ed Ucraina in una guerra che già continua da otto anni magicamente viene scoperta solo ora.

Le atrocità sono state e sono tutt’oggi commesse da entrambe le parti, non si può chiudere gli occhi di fronte ai crimini della brigata Azov  ad esempio, che oggi è il fiore all’occhiello della resistenza in Ucraina ed esaltata dalla propaganda occidentale come eroica resistenza come la demoniaca Russia di Putin. Durante la pandemia lo slogan semplicistico ed infantile era invece “chiudiamo oggi per aprire domani” oppure “vaccinati per proteggere gli altri” entrambe storielle confutate dai fatti. Gli esempi sono insomma innumerevoli.

Il desiderio della nostra politica di semplificare oltre misura un conflitto complesso come quello russo-ucraino nasconde l’intenzione di uniformare. Chiunque voglia portare sul tavolo qualsiasi elemento fattuale che complichi il dibattito (già praticamente assente) come hanno fatto Orsini, Travaglio e pochi altri in Italia si ritrova cancellato e vittima di attacchi ad hominem e interminabili fallacie dello spaventapasseri (strawman). Narrazioni semplificanti come quelle di Draghi vengono usate per un motivo ben  preciso in un contesto di manipolazione retorica e che potremmo riassumere come un tentativo di imbambolare, instupidire e diminuire il senso critico del pubblico.

Elaborando ciò con le parole più accurate del sopra citato Sam Leith:

“Il linguaggio semplice raggiunge il pubblico più ampio possibile e tende a connotare l’onestà. Lo stile semplice – parole brevi, sintassi semplice e un approccio popolare – è stato a lungo un vincitore per i presidenti. Ricordi George W. Bush che fingeva di essere uno sfigato texano? Ricordi Ronald Reagan che interpretava “The Gipper”? Ricordi Bill Clinton nel ruolo del bravo ragazzo? Le persone diffidano dei discorsi tranquilli e la vistosa articolazione di Obama non ha sempre contato a suo favore. Strutture grammaticali semplici (o assenti) non lasciano al pubblico nulla di così faticoso come un filo di pensiero: piuttosto, un collage casuale di termini emotivi, ripetuti per enfasi. Ti allontani da un discorso di Trump con un sentimento, non un argomento.”

Ricorderemo anche noi quando Draghi fingeva di parlare a dei bambini con frasi fatte, slogan semplicistici e con fare manipolatorio e paternalistico che anche nel nostro caso ci lascia, come ricorda Leith, non con un argomento ma con un sentimento.

 

Riferimenti:

Chomsky N., Herman E. (1988, ed. ita 2014), La fabbrica del consenso. La politica ei mass media, Il Saggiatore.

Leith S. (2017), Trump’s rhetoric: a triumph of inarticulacy, https://www.theguardian.com/us-news/2017/jan/13/donald-trumps-rhetoric-how-being-inarticulate-is-seen-as-authentic  accesso 21/05/2022

https://www.ilgazzettino.it/nordest/verona/draghi_visita_veneto_cosa_e_successo_cosa_ha_detto-6703872.html  accesso 21/05/2022

https://www.ilrestodelcarlino.it/verona/draghi-studenti-verona-1.7696725  accesso 21/05/2022