Negli USA oltre alle chiese una vasta parte di società si oppone all’aborto e chiede aiuto per le donne

Dopo la recente presa di posizione della Corte Suprema americana sulla questione dell’aborto, con la richiesta agli Stati di regolamentarlo o di vietarlo secondo i principi della democrazia  liberale (salvo i casi di stupro incesto e pericolo di vita per la madre ) si è rotto il totem abortista e finalmente si è liberi di discutere se l’aborto possa essere o no sempre la risoluzione dei problemi della donna.

Da mesi il governo americano era assai preoccupato per la cancellazione della sentenza che definiva l’aborto un diritto costituzionale

Secondo ProVita e Famiglia, Janet Yellen, segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, ha affermato prima della sessione della Corte Suprema  che limitare o eliminare il diritto all’aborto con un ribaltamento della sentenza ‘Roe vs Wade’ “avrebbe effetti molto dannosi sull’economia”.

Infatti negli USA il giro d’affari per Planned Parenthood e le cliniche abortiste  convenzionate sfiora il miliardo di dollari l’anno e i cosiddetti progressisti hanno una impostazione ampiamente denatalista coerentemente al progetto del Grande Reset anche demografico.

Dai primi anni ‘70 una parte della popolazione americana non si è mai rassegnata all ineluttabilità delle pratiche abortive e soprattutto a considerarlo un diritto. Dal 1973 si svolge a Washington la Marcia per la Vita che porta ogni anno in piazza decine di migliaia di attivisti: dai cristiani conservatori ai paladini della non violenza. Un movimento molto composito ed organizzato con un larga prevalenza di giovani e di donne 

E sono proprio le donne storicamente ad organizzarsi in associazioni per aiutare donne incinta in difficoltà a partorire e a crescere i loro figli da sole o con i loro compagni liberandole spesso da ostacoli di varia natura: disoccupazione, alcolismo e altre tossicodipendenze. Un lavoro complesso e multidisciplinare nel quale sono coinvolti psicologi, medici ed altre figure impegnate nel sociale. 

A differenza della situazione europea dove generalmente l’aborto è permesso entro i primi tre mesi di gestazione e solo eccezionalmente si pratica quello terapeutico, in America ci troviamo davanti a norme ancora piu aberranti che permettono l’aborto sino al sesto  mese o anche addirittura senza un limite temporale. Bisogna comunque dire che secondo statistiche il 77% degli aborti avviene entro il terzo mese 

Una macelleria sponsorizzata dalla holding Planned Parenthood finanziata dagli amici di Bill Gates che nelle sue cliniche fa di tutto per evitare la nascita di bambini con posizioni apertamente malthusiane spesso dicendo alle minorenni di mentire sull’età per poter abortire facilmente. D’altro canto ci sono state reazioni al limite della guerra civile anche dall’altra parte con attentati a cliniche abortiste e a medici pro-Choice. In un paese in cui moltissimi detengono armi non è raro vedere anche l’opposto: un fanatico abortista minacciare un magistrato o un sacerdote oppure entrare in Chiesa e spogliarsi nudo per protesta ( episodi realmente accaduti alcuni giorni fa per influenzare la Sentenza della Corte Suprema ) 

Le Chiese protestanti numericamente prevalenti si battono da anni non solo e non tanto contro l’aborto in sé ma per venire incontro alle donne incinta prive di reddito ed alle ragazzine cacciate di casa dai genitori. In questo modo sono state salvate milioni di vite nascenti e le loro madri sono riuscite a crescere questi bambini in modo accettabile oppure a darli in adozione, cercano inoltre  di sensibilizzare la parte colta ed abbiente della popolazione a scegliere il matrimonio e ad avere molti figli.

I vescovi cattolici americani non hanno chiesto semplicemente la cancellazione dell’aborto ma si sono battuti per la vicinanza nei confronti delle donne affermando che i diritti umani iniziano dal concepimento e non possono essere riconosciuti alla donna e non al feto 

Essi hanno chiarito che la pretesa autodeterminazione della donna costituisce un diritto a corrente alternata che funziona solo quando è utile al sistema come salariata supersfruttata. Esiste per l’aborto o se sei lesbica o bisessuale ma non quando ti impongono un vaccino sotto pena di licenziamento oppure non esiste proprio quando chiedi assistenza sanitaria a basso costo, un salario dignitoso o un affitto compatibile col tuo reddito. Ti chiedono di uccidere tuo figlio solo perché  gli servi come lavoratrice o al limite come prostituta mai per salvaguardare la tua vita. Dopo l’aborto resterai povera e sola e nessuno ti aiuterà  a superare il trauma. E prima o poi ci ricascherai .

È  un inganno a cui è  sottoposta la donna vittima e carnefice allo stesso tempo. Settori importanti del movimento pro Life sono cristiani ma vi partecipano anche laici come ad esempio le femministe che aderiscono alla Non Violenza ed altre associazioni non conservatrici. In questo senso è  un movimento molto composito non omogeneo ideologicamente. La narrazione ostile mette in rilievo solo gli estremisti per renderli antipatici all’opinione pubblica europea.

Quello che li lega è  l’impegno per la difesa della vita sin dal concepimento, attraverso l’educazione al rispetto della vita delle future madri e dei giovani in generale.

Non si tratta quindi di un movimento spinto solo dalla fede e dall’ideologia ma è piuttosto fortemente impegnato nel sociale in un paese dove con la parziale eccezione della California non esiste welfare per la famiglia e le classi povere della popolazione vivono nel degrado e dell’insicurezza. 

Per quanto riguarda le reazioni dei politici e della stampa americana Donald Trump durante un comizio tenuto nell’Illinois ha definito la sentenza della Corte Suprema un trionfo della vita e del diritto. Ha denunciato la situazione interna del Paese dominato dalla violenza, dall’inflazione e dalla crescita della povertà  nelle classi medio basse e si è riproposto come possibile candidato alle prossime elezioni presidenziali.

A chi gridava al lupo per la lesione dei diritti delle donne il movimento ha risposto che i diritti delle donne non si difendono con un omicidio ma migliorando la loro vita quotidiana con amore e solidarietà e superando la mentalità  materialista e consumista che vede nel denaro il nuovo dio dell’uomo contemporaneo.

Si stima comunque  che circa 300 mila bambini siano stati salvati dall’aborto in Italia negli ultimi 15 anni dalle associazioni ProLife.

Un lavoro che dovrebbe essere svolto anche dalla comunità  musulmana che anche negli USA pare molto timida se non addirittura dall’altra parte della barricata ( viste le dichiarazioni di Ilham Omar e di altri esponenti musulmani democratici ). Certamente pesa l’islamofobia di parte del movimento pro Life, quello legato ad ideologie suprematiste, ma se c’è  spazio per le femministe perché no per i musulmani ? Nonostante il ricorso all’aborto sia molto minoritario grazie anche al fatto che la promiscuità è meno diffusa, il problema nella comunità comunque esiste. Non mancano donne lasciate sole da famiglie assenti alle quali si chiede solo di mandare denaro al Paese non si capisce con quale lavoro.