Truth is truth: confutazione dell’ideologia LGBT

“Love is love”, “inclusione, rispetto e tolleranza”: sono questi gli slogan (ab)usati dai promotori della causa politica LGBT. Come con ogni slogan, scavare più a fondo la base epistemica ne rivela i limiti anche se non è necessaria un’analisi approfondita per notare la superficialità e la natura fallace degli slogan arcobaleno. Bastano i fatti. Questi fatti, purtroppo, mostrano che confrontarsi con questo movimento – che, come vedremo, non può che essere definito ideologico ed estremista – significa confrontarsi con odio, esclusione, demonizzazione, ed intolleranza. Più che “orgoglio” (pride appunto), i fatti mostrano un’arroganza priva di valide argomentazioni, una lussuria mascherata in modo ingiustificato da amore, che superficialmente fa delle passioni e delle pulsioni elementi prioritari nella definizione dell’identità.

Non serve guardare lontano per notare le istanze di odio ed intolleranza arcobaleno: le ricorrenti raffigurazioni blasfeme di figure religiose, come si è visto nei confronti di Maria al Pride di Cremona del 4 giugno; i manifestanti favorevoli al DDL Zan che si sono riversati in massa nelle strade bestemmiando all’indomani del voto che lo ha bocciato; le masse arcobaleno in abbigliamenti ed atti poco consoni alla pubblica via e alla luce del sole (per usare un eufemismo); e ancora la cancel culture che si scaglia contro ogni opinione critica. La cancel culture arcobaleno non risparmia nessuno, che si parli dell’autrice di Harry Potter J. K. Rowling critica del transgenderismo, del filosofo di Oxford John Finnis, che ha argomentato sull’eticità e non-normatività degli atti omosessuali, o delle molte civiltà e culture che hanno una base valoriale diversa da quella di quell’Occidente ultra-progressista e che vengono tacciate di essere incivili e retrograde per la sola “colpa” di non accettare le premesse dell’ideologia arcobaleno. 

Vediamo di seguito alcune delle tante argomentazioni chiave che confutano la validità epistemica dell’ideologia gender e LGBT più in generale per offrire degli strumenti accessibili di analisi e argomentazione nello spazio pubblico e riequilibrare con fatti e pensiero critico un dibattito sempre più inquinato da interessi politici ed estremismi ideologici.

Le fondamenta ideologiche: come nasce l’estremismo arcobaleno

L’idea che esista una percezione culturale di quali comportamenti siano più in linea con il naturale e funzionale riconoscimento di sé come uomini o donne non è nata ieri. Basti pensare a Simone de Beauvoir, considerata una delle madri del femminismo (in particolare quello di seconda ondata) e dei gender studies. Una delle sue frasi più celebri tratta dal saggio ‘Il Secondo sesso’ è non a caso: “donne non si nasce, si diventa”.

Certo, de Beauvoir non faceva riferimento all’essere transgender e tuttavia le femministe che lo ricordano vengono etichettate per tutta risposta dagli aderenti al transgenderismo con il nomignolo denigratorio TERF (“femminista radicale trans-esclusiva”) perché non accettano che uomini trans possano essere veramente donne. Un esempio è Cynthia Yockey, donna omosessuale conservatrice che durante un dibattito online affermò a proposito del trans con cui stava interloquendo: “non è una donna né scientificamente né biologicamente. È una donna solo sulla base della sua malattia mentale”. Inutile sottolineare la gravità di questa tensione che precluderebbe alle donne il legittimo diritto di definirsi tali in modo esclusivo in favore di uomini che ne invadono lo spazio vitale, biologico, sociale e psicologico. 

Fu John Money a portare lo slogan “donne si diventa” a tutto un altro livello di estremismo. I suoi famigerati esperimenti nella metà del XX secolo lo videro protagonista di disumane torture nei confronti dei fratelli gemelli David e Brian Reimer. In sintesi, per dimostrare la validità dell’allora embrionale teoria gender da cui sarebbe derivata l’ideologia arcobaleno che conosciamo oggi, Money fece degli esperimenti sul piccolo David Reimer dopo che rimase con una mutilazione dell’apparato genitale in seguito ad un incidente e ad un’operazione chirurgica andata male. 

David, che allora non era che un bambino, fu affidato a Money, che decise di crescerlo come una donna e chiamarlo Brenda. Money voleva dimostrare che il genere non era sinonimo di sesso e che anzi i due termini potevano riferirsi a due dimensioni differenti. Per farlo torturò psicologicamente David con ipnosi, tecniche di “rinforzo” psicologico e nozioni pedagogiche non dissimili da quelle propinate oggi ai bambini in alcune scuole dei Paesi più pro-LGBT, e che spesso sfociano nei cosiddetti bambini transgender, in abusi di minore, e mutilazioni di vario ordine e gravità. 

Gli esperimenti avevano ovviamente molti elementi sessuali e fra questi il tentativo di far scoprire la sessualità fluida al piccolo David, anche tramite simulazioni di atti sessuali con il fratello Brian, anche lui caduto preda di Money. È la stessa teorica del genderismo Judit Butler nel suo libro Undergoing Gender a citare questi esperimenti, che includevano simulazioni di coito fra i due fratelli. Ciò basta a rendere l’idea ma poche righe non rendono giustizia alla brutale perversione di questi gravi abusi.  

Se un edificio dipende dalle sue fondamenta, queste sono le fondamenta dell’ideologia LGBT. Quanto a David e Brian, David morì suicida e Brian divenne schizofrenico e depresso. David stesso prima di morire denunciò la follia di Money riconoscendosi come uomo e non come donna, confutando così il perverso esperimento.

Anche se oggi gli esperimenti di Money non sono così apprezzati come lo furono nel secolo scorso, essi godono comunque di una certa considerazione, e ancora oggi costituiscono il fondamento metodologico dell’ideologia gender. Spesso Money non viene citato di proposito nelle pubblicazioni degli studi gender, ma lo sono le sue conclusioni, di cui altri teorici si sono appropriati passando in punta di piedi sulla strada brutale da lui spianata. 

La conclusione del lavoro di Money è semplice: sesso e genere non sono sinonimi, il primo rappresenta la realtà biologica, mentre il secondo è fluido, mutevole e contingente rispetto alla complessa interazione psico-neuronale dell’individuo e alle infrastrutture socioculturali. Anni di attivismo hanno forzato questa ideologia nella scienza e nella società.

Il comportamento dell’individuo in realtà non è totalmente sconnesso dalla biologia, e la scienza ha ampiamente dimostrato pattern comportamentali intrinsecamente connessi alla biologia maschile e femminile, che agiscono da fondamento al naturale e funzionale impianto socioculturale umano che nei millenni ha definito l’uomo come uomo e la donna come donna. L’affermazione che la biologia e la dimensione psicologica siano sconnessi è una affermazione filosofica e ideologica che né la scienza né l’esperienza umana supportano.

Il filosofo e professore di Oxford John Finnis è stato di recente attaccato da vari esponenti della cancel culture arcobaleno che ha tentato di farlo licenziare e di silenziare il suo lavoro per una pubblicazione accademica del ’94 in cui argomentava con forza contro la normatività e l’eticità degli atti omosessuali e in seguito ad un confronto con studenti e attivisti LGBT durante una lezione dove propose le sue tesi senza che questi riuscissero a controbattere. La pubblicazione, intitolata ‘Legge, sessualità, ed orientamento sessuale’, affronta nella prima metà del testo gli abusi degli attivisti contro i sistemi legislativi per normalizzare forzatamente gli atti omosessuali. Nella seconda parte il celebre filosofo offre una argomentazione che stende a tappeto i postulati in favore della normalizzazione dell’omosessualità. 

Un esempio che riassume parte dell’argomentazione di Finnis è il seguente: così come l’istinto della fame (che è un istinto basilare, biologico, e funzionale) attivato in contesti non funzionali − come una persona che prova fame di fronte ad elementi che il corpo non può assorbire e che sono anzi dannosi, come plastica, pietre e metallo − è da considerarsi un’aberrazione dalla norma naturale che richiede supporto pedagogico e psicologico, così è il caso con l’istinto basilare, biologico, e funzionale della sessualità, che è fondamentalmente un istinto riproduttivo.

Il caso di Finnis non è l’unico. Un altro celebre caso è quello dei Grievance Study Affairs. Tre ricercatori hanno voluto dimostrare l’influenza politica ultra-progressista e politicizzata nel mondo accademico, pubblicando una serie di articoli accademici caricaturali forzando concetti appartenenti ai gender studies, solo per dimostrare come questi articoli sarebbero stati facilmente pubblicati per meri motivi ideologici anche se privi di forza argomentativa e sperimentale. I tre ricercatori Pluckrose, Lindsay e Boghossian riuscirono a pubblicare in giornali accademici di alto livello ben quattro articoli, tre vennero accettati per future pubblicazioni, sette accettati con riserva e solo sei rifiutati. Lo scandolo, che risale al 2017-2018, fu un duro colpo per chi tira in ballo la “scienza” per legittimare teorie tutte ideologiche. 

È in questo contesto che, osservando ad esempio le pressione per l’eliminazione dalle liste di disordini mentali di fenomeni come la disforia e l’omosessualità, si nota un forte elemento ideologico mascherato da scienza che viene in realtà svuotata della sua stessa essenza e del suo metodo. Ecco che gli atti omosessuali vengono considerati normativi ed etici, e che il transgenderismo viene considerano non ideologia ma “identità” naturale, al pari di chi non aderisce a questa ideologia né è affetto da questa condizione. Tale è la pressione che questo quadro ideologico viene imposto a tutta la popolazione umana forzatamente, riducendo i comportamenti eterosessuali ad un colore dell’arcobaleno: cisgender.

Propaganda del love is love VS verità

I risultati del sondaggio Gallup pubblicati nel Febbraio del 2022 e condivisi dal Washington Post mostrano l’aumento della percentuale di persone che si identificano come LGBT negli Stati Uniti. Secondo i risultati del sondaggio, nella generazione delle persone nate prima del 1946 solo lo 0.8% apparteneva a questa categoria.

Le cose cambiano repentinamente arrivando al 2.6% con i baby boomers nati fra il ‘46 ed il ’64, al 4.2% con la Generation X nata fra il ’65 e gli anni ’80, al 10.5% con i Millennials nati fra il 1981 e il 1996, e culminando con i Gen Z nati fra il 1997 e il 2003 con il 20.8% che si identifica come LGBT.

L’incremento fra i Millennials ed i Gen Z è stato del 10% e secondo i dati Gallup un Gen Z su cinque è LGBT negli USA.

Entro la fine del secolo lo saremo dunque tutti? Con ogni probabilità no, ma i dati fanno riflettere. Una così alta percentuale di LGBT oggi è da attribuire alle leggi più pro-arcobaleno che permettono a queste persone di fare coming out in massa o c’è dell’altro? In realtà è impossibile negare che vi siano fattori pedagogici, sociali e culturali che hanno contribuito a questi numeri. I programmi pedagogici scolastici spingono sempre più per la normalizzazione e la promozione delle teorie gender anche all’insaputa dei genitori non considerati abbastanza “woke” per acconsentire; il mondo del cinema e dell’intrattenimento in Occidente promuove sempre più e con insistenza l’ideologia LGBT; la politica e le leggi stanno diventando non solo tolleranti ma attivi promotrici della causa LGBT, quasi totalmente monopolizzata dalla sinistra e dai progressisti.

Veri e propri programmi pedagogici LGBT sono prodotti e diffusi, dal programma SOGI123 alle sfilze di racconti LGBT per bambini che con regolarità vengono pubblicati. Di recente Huffington Post ha pubblicato una lista di ben 20 testi “per spiegare ai bimbi che l’amore è amore”. 

Si dice che dietro ogni slogan utilizzato dalle masse vi sia il lavoro più elaborato di pensatori che hanno creato lo slogan per rendere fruibili idee altrimenti complesse. Love is love, o “l’amore è amore” è uno slogan che suona semplice. Come può essere negativo?

La premessa filosofica di questa affermazione è che l’amore sia un valore ed un sentimento intrinsecamente etico, buono, e positivo. Il fatto che gli LGBT vogliano “amare” in un modo piuttosto che un altro non precluderebbe il fatto che essi comunque amino e per questo le loro pratiche affettive sarebbero legittime. Le fallacie di questo ragionamento sono molte. Una di queste è quella dell’equivocazione. La definizione di amore, infatti, viene ridotta alla sessualità, alle pulsioni, e all’istinto. L’eccitazione sessuale diventa sinonimo di amore.

Un’altra fallacia di questo ragionamento è quello di dare supremazia a questo “amore” rispetto ad altri valori e concetti più chiari e autoevidenti come la giustizia e la verità. L’amore infatti può essere perverso, malato, sadistico, dannoso, ed opprimente contro gli altri o se stessi. La nostra storia e la nostra letteratura sono piene di esempi. D’altro canto, la ricerca della verità, vista come sforzo per ottenere una visione di questa che sia la più accurata possibile, ha un valore epistemico ed ontologico intrinsecamente più elevato. Una conoscenza veritiera della realtà è un prerequisito per compiere scelte e adottare credenze e punti di vista che siano basati su queste verità. Certo, non sempre la ricerca della verità è semplice e netta ma l’insieme di fatti veritieri innegabili non è da poco. 

Un individuo che decida di adottare un approccio epistemologico più conservatore potrebbe facilmente rifiutare l’intero impianto arcobaleno credendo solo in quei fatti la cui forza epistemica raggiunge una certa soglia dubitando della veridicità degli infiniti generi o della validità delle premesse fondanti promosse dal movimento arcobaleno. Quando queste premesse vengono analizzate nel dettaglio manifestano− come vedremo più avanti − vere e proprie nozioni metafisiche tali da non rendere superfluo parlare di “religione LGBT” piuttosto che “identità LGBT”. Love is love, l’amore sarà pure “amore”, ma truth is truth, la verità resta la verità. 

Un’ideologia di barbarie

Capita di parlare di mutilazione genitale femminile − una tradizione culturale praticata in alcune parti del mondo − facendo appello al benessere psicofisico delle giovani sulle quali viene praticato. Come una pratica simile ma maggiormente mutilante venga oggi tollerata in Occidente rimane un mistero. Si fa riferimento alle mutilazioni praticate e promosse dagli LGBT nei confronti di altri esseri umani, insieme a iniezioni di ormoni che soprattutto nei bambini provocano una serie di danni alla densità delle ossa e al sano sviluppo psicofisico con altri rischi potenziali ancora poco conosciuti. 

I risultati sono talmente irreversibili e i rischi talmente alti in molti casi che persino la Svezia e la Finlandia hanno deciso di porre forti restrizioni a queste pratiche barbare prediligendo la psicoterapia. In alcuni Stati in Occidente la crescita dei bambini viene forzatamente alterata tramite ormoni. Quando il bambino cresce viene spinto − spesso a causa della pressione sociale arcobaleno − a fare una transizione che culmina in una mutilazione genitale di cui i crudi dettagli evitiamo qui di descrivere. 

Tutto questo viene giustificato in linea con quelli che non possono che essere definiti veri e propri dogmi religiosi. L’ideologia LGBT non è solo una ideologia estrema, può a ragione essere considerata una religione a tutti gli effetti.

Basti pensare che una delle giustificazioni ontologiche della sua presunta validità è il fatto che una persona possa avere l’esperienza soggettiva di “essere nel corpo sbagliato”. Ciò presuppone una forma di dualismo ontologico, come rimarcato dal celebre filosofo Slavoj Zizek. Gli LGBT dovrebbero infatti presupporre un dualismo gnostico per affermare la possibilità ontologica di una non-corrispondenza fra corpo e psiche. Questo quadro ontologico presenta elementi metafisici impossibili da dimostrare scientificamente visto che biologicamente chi è un uomo e dice di essere una donna resta fattualmente un uomo. 

Uno dei punti di maggiore interesse nella critica all’ideologia LGBT deriva infine da uno dei criteri epistemici fondamentali che ogni posizione legittima dovrebbe presentare: la possibilità di confutazione. Sentiamo spesso parlare gli LGBT della presunta validità della loro posizione tale da giustificare una massiccia imposizione tramite i media, i sistemi educativi, e la politica. Ma quali sono i criteri di confutazione di questa ideologia? Quali sono, a scanso di dogmaticità, quegli elementi che gli LGBT considerano veri e che se dimostrati come falsi minerebbero la validità dell’impianto arcobaleno? Lo sforzo di delineare i criteri di confutabilità del “LGBTismo” non deve essere compiuto dai critici di questa ideologia, ai quali basta sottolineare la mancanza di questi criteri nel discorso per minare seriamente la validità di questo movimento. Questa mancanza la si trova anche in quelle religioni e quelle pratiche culturali la cui forza epistemica è bassa ed i cui i dogmi fondanti devono essere accettati e basta. La sfida per gli LGBT è tutt’altro che semplice, visto che il livello epistemico ed argomentativo dovrebbe essere tale da giustificare la mutilazione di individui e la criminalizzazione della negazione di tale ideologia, tacciata superficialmente di bigottismo e d’odio. 

La traccia di questo esercizio di confutazione è la seguente: le premesse di questa ideologia estrema sono tali da essere metafisiche e non dimostrabili o presuppongono una forma di utilitarismo estremo tale che il fine giustifica i mezzi. In questo caso il fine è la soddisfazione di un desiderio che per il solo fatto di esistere nell’esperienza cosciente e soggettiva di alcuni individui viene considerato legittimo. Ciò è falso, ed è per questo che (almeno per ora) chi è affetto da disturbi psicologici viene curato, perché l’esperienza soggettiva non sempre corrisponde alla verità. 

LGBTismo: un culto oscuro

In un’analisi pubblicata dall’American Psychological Association (APA), l’associazione che rappresenta gli psicologi negli Stati Uniti, si analizza il tema dei culti. L’autrice Melissa Dittman descrive come forme di manipolazione mentale vengano utilizzate all’interno dei culti con ripercussioni pericolose e le ricerche su come ribaltare le conseguenze negative della manipolazione mentale scarseggiano ad oggi.

Alcune strategie comunemente usate dai culti includono tecniche per arginare il pensiero critico e i dubbi sulla legittimità del culto, oltre alla promozione di una mentalità “noi contro loro” tramite, ad esempio, la ripetizione costante di frasi chiave. Un’altra tecnica è legata alla fobia. I culti tentano di mantenere il controllo instillando paure irrazionali e minacciando gli adepti inadempienti.

Esempi di gruppi e ideologie estreme che rispondono a questi criteri sono organizzazioni terroristiche come Al-Qaeda e DAESH, alcuni gruppi di estrema destra come i neonazisti, ed i famigerati culti dei suicidi di massa. Alcuni gruppi LGBT più estremi rientrano purtroppo in questi criteri. Analizzare il tono utilizzato nei circoli, forum, e gruppi online LGBT mostra come la mentalità promossa da questo gruppo sia fortemente caratterizzata da una demarcazione fra chi aderisce all’ideologia e chi no. L’ideologia gender, ad esempio, è divenuta talmente pervasiva da includere al suo interno come uno dei tanti presunti generi quello di cisgender (o cisessuali), categoria che include tutti gli eterosessuali non transgender.

Treccani definisce così il termine cisgender:“nell’àmbito degli studi di genere, che, chi percepisce in modo positivo la corrispondenza fra la propria identità di genere e il proprio sesso biologico”. Il termine ha una accezione non necessariamente negativa nel quadro LGBT ma se il “cisgender” in questione rivendica la sua identità negando la narrazione LGBT finisce per essere definito con termini denigratori, insultato, accusato di fobia, e riceve persino minacce di morte, come avvenuto nel caso dell’Assessore Donazzan nel contesto del suicidio di Luca Bianco. 

Il movimento LGBT è anche caratterizzato da un forte senso di “comunità” intensificato da una serie di frasi chiave che vengono ripetute come mantra. Queste includono “love is love (l’amore è amore)”, “sono nato/a nel corpo sbagliato”, “love is never wrong (l’amore non è mai sbagliato)”, “nato/a in questo modo”. Questi slogan hanno fra l’altro lo scopo di eliminare il dibattito e semplificare il discorso dirottando termini e concetti in chiave pro-arcobaleno e accusando i critici di questo movimento di crimini d’odio. Chi, del resto, criticherebbe un concetto come “l’amore” se non un mostro? In linea con la riflessione fatta in precedenza, questa pratica cade in tre principali fallacie. Innanzitutto, la fallacia dello spaventapasseri, in cui qualsiasi critico viene messo a tacere e accusato di essere “contro l’amore”, mentre i critici sono piuttosto contro il dirottamento del concetto di amore da parte dei militanti arcobaleno.

In secondo luogo, questa pratica pervasiva ed invasiva cade nella fallacia dell’equivocazione scambiando amore per lussuria, inclusione per accettazione e così via. Infine, una terza fallacia strettamente legata alla precedente è quella del termine sovraccarico, in cui termini come amore ed inclusione vengono caricati con gli elementi ideologici arcobaleno e profondamente ridefiniti. Un esempio che possiamo immaginare è quello che vedrebbe una comunità religiosa definire “amore” ed “inclusione” rispettivamente come sola accettazione delle proprie dottrine teologiche e imposizione a livello societario dei propri dogmi prevedendone l’insegnamento in modo acritico, creando politiche e leggi ad hoc per promuovere la religione e la sua accettazione, ecc.

Il movimento possiede anche una serie di termini comunitari che fanno parte di un vocabolario dettagliato ed esclusivo che descrive realtà molto specifiche interpretando il mondo tramite lenti ideologiche che esacerbano una mentalità polarizzata che preclude lo scambio di idee. Chi non è d’accordo con l’uso e la legittimità di questi termini viene semplicemente cancellato e tacciato di intolleranza.

Questi termini includono “passing”, per indicare la situazione in cui un individuo che si traveste e si comporta come un individuo del sesso opposto riuscendo a mascherare il proprio agli occhi del passante, e “transitioning”, che viene definito come “processo individualizzato mediante il quale le persone transessuali e transgender passano dal vivere come un genere al vivere come un altro genere”. Altri termini interessanti sono TERF, già visto sopra, per indicare le femministe critiche del movimento, e “Alleato” (una delle “A” dell’acronimo LGBTQIAA) che indica tutti quegli individui pro-LGBT che contribuiscono a facilitare la normalizzazione societaria su questioni di orientamento sessuale, identità ed espressione di genere a vantaggio degli LGBT. 

Un ultimo esempio (e la lista sarebbe lunga) che equipara il movimento LGBT ad un vero e proprio culto estremo è la sua integrazione nel sistema sanitario di alcuni Paesi, con presunti “bambini transgender” riconosciuti dalle scuole e dagli psicologi in linea con programmi pedagogici LGBT spesso adottati all’insaputa dei genitori. In questi contesti i genitori sono fortemente limitati nel diritto di negare le presunte “cure” gender e la conseguente mutilazione psicofisica dei loro figli. I militanti LGBT in questo caso instillano paure irrazionali ai genitori minacciandoli di accuse di transfobia e crimini d’odio nel caso in cui non accettino il “giudizio” sul proprio figlio o figlia.

I genitori vengono minacciati di conseguenze irrazionalmente catastrofiche per i propri figli nel caso in cui la mutilazione LGBT non venga implementata. “Meglio una figlia viva che un figlio morto”, che in modo mistificante instilla la paura irrazionale del suicidio del figlio se questo non si sottopone alle pratiche di mutilazione e transizione. Se i genitori dovessero rifiutarsi i servizi sociali potrebbero togliere la custodia ai genitori giudicandoli non adatti a garantire l’incolumità dei figli. 

Il Che fare?

Le conseguenze della mancanza di un reale dibattito informato sulla questione LGBT soffocata da una forte politicizzazione e ideologizzazione sono risultate nell’incremento repentino qualitativo e quantitativo di molte delle problematiche elencate in questa analisi. 

La conclusione che deriva dai fatti esplorati è che il movimento LGBT non solo non ha una base epistemica che ne giustifichi la legittimità, esso ha anche degli elementi in nuce che se non affrontati rischiano di minare seriamente la stabilità e la sicurezza delle società in cui l’ideologia arcobaleno viene attivamente promossa come la “nuova” norma. 

In Italia il lavoro intellettuale di critica in questa direzione è fortemente limitato rispetto a Paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti dove l’élite intellettuale generalmente di tendenza conservatrice sta avanzando delle serie argomentazioni che hanno acceso un forte dibattito politico. In Paesi come l’Italia, l’élite conservatrice soffre di una leadership superficiale e il cui acume strategico è fortemente limitato da discorsi politici che bersagliano altri gruppi religiosi o etnici (vedi i discorsi islamofobi o anti-immigrazione) i cui membri rappresenterebbero invece una forte risorsa legittimante visti i loro valori solitamente più in linea con quelli dei conservatori. 

La pervasività dell’ideologia arcobaleno oggi ha portato ad una forte influenza nel settore della politica, dell’accademia, del settore sanitario, e anche quello aziendale. Questa influenza non può che essere affrontata serenamente con azioni intellettuali e politiche strategiche a medio-lungo termine che si basino su almeno tre principi fondamentali:

  1. Portare il più possibile nella sfera pubblica le argomentazioni critiche senza filtri ed in trasparenza e con un forte acume intellettuale ed argomentativo. 
  2. La politica conservatrice deve ricercare l’alleanza con tutte quelle istanze in società che potrebbe rappresentare rinnovandosi e investendo sull’enorme potenziale politico che paradossalmente la sfida posta dall’ideologia LGBT presenta. Molti elettori che in precedenza si identificavano con la sinistra, infatti, oggi non hanno rappresentanza politica e una nuova destra potrebbe avere un potenziale di rappresentanza ad oggi senza competizione in virtù dei molti delusi dalla deriva ultra-progressista della sinistra. Questo potrebbe contribuire a trasformare la destra in una nuova sinistra e relegare la nuova sinistra allo spazio politico oggi occupato dalla vecchia destra.
  3. Investire sull’eccellenza dei contenuti informativi. Il dibattito in ambiente conservatore è oggi fortemente superficiale in Italia ed in Europa. I cavalli di battaglia della destra (immigrazione e islam) stanno divenendo datati con sempre più immigrati de facto integrati nel tessuto sociale europeo e molti musulmani che si identificano con i valori conservatori. 

Cosa stiamo facendo

Questo quotidiano, La Luce,  rappresenta uno dei pochi spazi assieme ad altri che hanno già contribuito qualitativamente a questa sfida. Le argomentazioni presentate dal nostro giornale, ad esempio, nel contesto del DDL Zan hanno contribuito profondamente al fallimento della legge e ad aprire uno spiraglio argomentativo che oggi sarebbe stato altrimenti assente se la legge fosse passata. 

Considerando i molti intellettuali e cittadini costretti al silenzio per il rischio di ripercussioni da parte della cancel culture LGBT, la mia speranza non può che essere quella di cooperazioni con gli attori che si stanno impegnando in questa direzione per rinnovare e salvare la democrazia italiana permeandola di un nuovo impeto vitale e controbilanciando il peso ultra-progressista e il rischio di collasso sociale a cui sta gradualmente portando l’ideologia arcobaleno. 

Le timide ma positive sinergie con alcuni quotidiani e con intellettuali e politici conservatori (molti volti nuovi) hanno dimostrato che il cambiamento è possibile e che le risorse ci sono. Quello che rimane è la volontà e l’iniziativa di bussare la porta per primo. La Luce oggi bussa.

 

Letture consigliate:

Bailey J. M. (2003), The Man Who Would Be Queen: The Science of Gender-Bending and Transsexualism, Joseph Henry Press.

Butler J. (2004), Undergoing Gender, Routledge, New York.

Finnis J. (1994), Law, sexuality and “sexual orientation”, 69 Notre Dame L. Rev. 1049, https://www.princeton.edu/~anscombe/articles/finnisorientation.pdf 

Puar J. K. (2007), Homonationalism in queer times, Duke university press, London.

Sax L. (2002), How Common is Intersex? A Response to Anne Fausto-Sterling, Journal of Sex Research e US National Library of Medicine National Institutes of Health.

Yockey C. (in stampa), War in the Women’s Room: How to Get Men in Dresses Out of Women’s Spaces, Save Your Children from Confusion about Their Sex, and Undo the Transgender Coup, editore Dangerous Books.

Nayna M., (2018), Academics expose corruption in Grievance Studies, https://www.youtube.com/watch?v=kVk9a5Jcd1k&ab_channel=MikeNayna 

Le quattro pubblicazioni accettate nel contesto del caso dei Grievance Studies:

Wilson H. (pseudonimo) (2018). “Human Reactions to Rape Culture and Queer Performativity at Urban Dog Parks in Portland, Oregon”. Gender, Place & Culture: 1–20. doi:10.1080/0966369X.2018.1475346. (Paper ritirato)

Baldwin R. (pseudonimo) (2018). “An Ethnography of Breastaurant Masculinity: Themes of Objectification, Sexual Conquest, Male Control, and Masculine Toughness in a Sexually Objectifying Restaurant”. Sex Roles. 79 (11–12): 762. doi:10.1007/s11199-018-0962-0. (Paper ritirato)

Baldwin R. (pseudonimo) (2018). “Who Are They to Judge? Overcoming Anthropometry and a Framework for Fat Bodybuilding”. Fat Studies. 7 (3): i–xiii. doi:10.1080/21604851.2018.1453622. (Paper ritirato)

Smith M- (pseudonimo) (2018). “Going in Through the Back Door: Challenging Straight Male Homohysteria and Transphobia through Receptive Penetrative Sex Toy Use”. Sexuality & Culture. 22 (4): 1542. doi:10.1007/s12119-018-9536-0. (Paper ritirato)