I musulmani del Kosovo si mobilitano contro il divieto di Hijab nelle scuole

Un’estate particolarmente calda in Kosovo, non solo per le temperature e le condizioni atmosferiche, ma anche per il dibattito scatenatosi sull’uso del velo nelle scuole.

Un tema che, come una hit estiva, risuona prima dell’inizio di ogni anno scolastico.

Ma cosa sta succedendo esattamente?

Un mese fa è partita sui social un’iniziativa dell’ex consigliere del primo ministro, l’attivista Liridon Kurti e dell’avvocato Durim Berisha, con la parola d’ordine: “Cambiate le istruzioni amministrative per il velo” che mira a cambiare l’articolo della circolare  amministrativa, che vieta alle ragazze con il hijab di continuare a frequentare le scuole medie e i licei.

Entrambi i promotori della campagna hanno inviato una richiesta al Ministero dell’Istruzione per l’annullamento della direttiva in questione, concedendo loro 45 giorni per  procedere.

La campagna ha raggiunto proporzioni inimmaginabili, coinvolgendo migliaia di sostenitori, tra cui noti politici e imam.

Tra questi la deputata Besa Ismaili che ha affermato “I diritti umani sono universali, indivisibili, interdipendenti e indiscutibili! L’idea che la libertà religiosa e l’uguaglianza di genere siano norme sui diritti umani che si contraddicono a vicenda è sbagliata. Molte ingiustizie sono state commesse in Kosovo. Le vittime sono le ragazze. Sempre e solo le ragazze. Non c’è giustificazione che consenta la discriminazione delle ragazze! Non ci sono scuse! Rispettate la Costituzione della Repubblica del Kosovo! “

L’imam Enis Rama, presidente della Comunità Islamica di Mitrovica, durante il sermone del venerdì alla moschea “Isa Beg” di Mitrovica, ha ringraziato i giovani che hanno avviato questa campagna e ha affermato che questa campagna è sostenuta anche dalla BIK (Comunità Islamica di Kosovo). “Il velo è un diritto delle nostre sorelle che l’hanno scelto, ma con un’ingiusta circolare è stato a loro proibito di proseguire la loro formazione”.

L’imam Shefqet Krasniqi ha condiviso l’hashtag della campagna sul suo profilo sui social network, accompagnandolo con il post “Abbiamo alzato la voce continuamente dal dopoguerra su questo tema, così come abbiamo sostenuto tutte le iniziative attorno a questa richiesta e ovviamente sosteniamo anche questa”.

La stessa Comunità Islamica del Kosovo ha appoggiato la campagna inviando una lettera al governo di Pristina chiedendogli di modificare la direttiva che vieta di indossare il velo nelle scuole.

Gli uomini che sostengono le donne

Sebbene sia probabilmente una delle prime o rare volte in cui un’iniziativa del genere viene avviata da uomini, e non dalle stesse donne musulmane, in una realtà utopica una tale decisione sarebbe stata lodevole. 

Invece no…! 

Perché viviamo in una realtà islamofobica e quindi ecco cosa scrive una giornalista kosovara: “Gli uomini si sono divertiti a fare una campagna per coprire le donne”.

Questa accusa è evidentemente falsa, poiché l’intenzione della campagna non è quella di “coprire le donne” ma di consentir loro di essere istruite. Altrimenti potranno dire: “ ecco! le donne musulmane sono ignoranti, non istruite e non integrate!”

L’esito

Due giorni fa, gli organizzatori della campagna hanno annunciato il successo dell’iniziativa con un comunicato: 

“Si informa l’opinione pubblica che la richiesta di annullamento dell’articolo 3 comma 1.13 dell’ordinanza amministrativa n. 06/2014 è stata presa in considerazione e ci è stato garantito che questa disposizione sarà cancellata prima dell’inizio del nuovo anno scolastico”.

La petizione online in 48 ore ha raccolto oltre 20mila firme.