Ariel Koren aveva parlato di una collaborazione da 1,2 miliardi di dollari tra Google, Amazon e l’esercito israeliano chiamata Project Nimbus.
Una dipendente di alto livello di Google ha annunciato le sue dimissioni in dissenso con il contratto di sorveglianza e intelligenza artificiale, del valore di 1 miliardo di dollari, stipulato tra il gigante tecnologico e l’esercito israeliano.
Ariel Koren, responsabile commerciale, lascerà l’azienda in questi giorni, motivando le sue dimissioni con la creazione di un ambiente di lavoro a lei ostile a causa del suo attivismo sociale.
“Lascio @Google a causa di ritorsioni e ostilità nei confronti dei lavoratori che hanno il coraggio di esprimersi”, ha twittato Koren. “Google ha trasferito la mia mansione lavorativa all’estero subito dopo essermi opposta ai suoi contratti di intelligenza artificiale/sorveglianza da 1 miliardo di dollari con Israele. E questo è tutt’altro che un caso isolato”.
La controversia è iniziata quando la Koren ha protestato contro la collaborazione di Google con Amazon e l’esercito israeliano per un programma da 1,2 miliardi di dollari chiamato Project Nimbus.
Ha trascorso più di un anno protestando per convincere Google a ritirarsi dall’accordo, facendo circolare petizioni, esercitando pressioni sui dirigenti e parlando con le associazioni dei giornalisti.
Tuttavia, la Koren ha dichiarato che, invece di ascoltare le sue preoccupazioni, nel novembre 2021 Google l’ha colta alla sprovvista dandole un ultimatum: o accettava di trasferirsi da San Francisco (in California) a San Paolo (in Brasile) o avrebbe perso il lavoro.
La Koren ha affermato che non c’era alcuna giustificazione commerciale per il trasferimento obbligatorio della sua mansione e ha presentato un reclamo al National Labor Relations Board (NLRB).
Tuttavia, sia Google che l’NLRB hanno indagato sulla sua denuncia e non hanno riscontrato alcun illecito, secondo quanto riportato da diversi media.
Almeno altri 15 dipendenti e simpatizzanti palestinesi hanno condiviso le loro esperienze descrivendo il “pregiudizio istituzionalizzato” presente all’interno dell’azienda.
“È diventato impossibile esprimere qualsiasi opinione che sia in disaccordo con la guerra condotta contro i Palestinesi senza che si venga convocati in una riunione dalle Risorse umane [sic] con la minaccia di ritorsioni”, ha dichiarato un dipendente palestinese.
In un post online scritto di recente sulla piattaforma editoriale Medium, la Koren ha affermato che le sue opinioni esplicite e il suo attivismo sociale hanno spinto Google a punirla trasferendo il suo impiego all’estero.
“Google sta perseguendo in modo aggressivo contratti militari e sta eliminando le voci dei suoi dipendenti mettendoli a tacere e con ritorsioni, sia nei miei confronti che di molti altri“, ha scritto la Koren con il titolo: La complicità di Google nell’apartheid israeliana: come Google arma la diversità per mettere a tacere i Palestinesi e i sostenitori dei diritti umani.
“Google sta usando i suoi sistemi DEI (Diversity, Equity, Inclusion) e ERG (Employee Resource Group) per giustificare questo comportamento, quindi non è una coincidenza che le ritorsioni abbiano colpito in modo sproporzionato le donne, i queer e i dipendenti BIPOC (neri, indigeni e persone di colore)”.
Koren, che è ebrea, lavora per l’azienda da più di sette anni e ha detto che le azioni di Google per zittire i lavoratori che si esprimono apertamente – non solo lei – sono sempre state una prassi aziendale.
“Ho sempre visto che invece di sostenere dipendenti diversi che cercano di rendere Google un’azienda più etica, Google mette sistematicamente a tacere le voci palestinesi, ebraiche, arabe e musulmane preoccupate per la sua complicità nelle violazioni dei diritti umani dei Palestinesi – fino al punto di compiere ritorsioni formali contro i lavoratori e creando un ambiente di paura”, ha sottolineato nel suo post.
“Nella mia esperienza, silenziare il dialogo e il dissenso in questo modo ha aiutato Google a proteggere i suoi interessi commerciali con l’esercito e il governo israeliano”, ha continuato Koren. “Incoraggio i Googler ad informarsi sul Progetto Nimbus e ad agire su go/Drop-Nimbus“.
Google non ha risposto alle accuse mossegli da Koren.