Nelle ultime settimane l’Iran è riemerso dall’ oblio in cui è normalmente relegato dalla stampa occidentale, questa volta per propagandare la cosiddetta rivolta delle donne contro l’obbligo del velo.
Ancora una volta si gioca pericolosamente allo scontro di civiltà, con la ridicola impostazione manichea secondo cui il Bene sta tutto ed esclusivamente da una parte. Per convincere le masse e far loro immaginare l’Iran come un paese cupo ed oppresso si deve fare ricorso ad un uso sistematico della disinformazione; eppure basterebbe aprire YouTube ed accedere ad alcuni fra i tanti video di turisti che si recano nelle città iraniane, per vedere donne col tradizionale chador in mezzo a molte ragazze vestite all’occidentale, col velo appena appoggiato a mezza testa, senza che questo provochi l’intervento della polizia del buon costume.
Commentatori informati, come il giornalista Fulvio Grimaldi che ha visitato più volte il Paese, parlano di video che provano che Mahsa Amini – la giovane deceduta in un ospedale di Teheran dopo il fermo di polizia e la cui morte ha provocato le attuali rivolte – non sia mai stata torturata ma sia morta per cause naturali. Al di là di questo pur tragico episodio, esistono certamente varie ragioni per invocare delle riforme, perché l’Iran è un paese giovane, con una buona parte di laureati che faticano a trovare lavoro mentre inflazione ed aumento dei costi delle materie prime pesano sulle famiglie.
D’altro canto, tale situazione è dovuta anche e soprattutto alle pesanti sanzioni imposte dagli USA e dai suoi vassalli. Come sempre le sanzioni colpiscono il popolo prima che i suoi dirigenti, ma di questo la morale occidentale non si preoccupa, essendo troppo impegnata nella difesa dei diritti dei gatti randagi e dei transgender non binari. Salvo invocare la sacra tutela dei diritti umani per schiacciare i popoli che osano ribellarsi alla globalizzazione ed al diktat atlantista, che osano cercare di governarsi secondo il loro credo ed i propri valori, che osano anteporre la fede in Dio a quella nella tecnologia digitale e nella Borsa. Accade in Iran come è avvenuto in Afghanistan, Venezuela, Libia, ed ancora prima in Nicaragua e Cuba; e la lista è lunga. Sono ben quaranta le nazioni (ed i loro popoli) oggetto di sanzioni da parte USA, ma – curiosamente – i paesi del Golfo non sono fra questi.
Non meno curioso è il fatto che il braccio armato internazionale degli USA, la Nato, possa imporre guerra, freddo e fame ai popoli suoi alleati, senza curarsi del loro parere ed al solo scopo di annichilire la Russia; al contempo il governo iraniano non ha il diritto d’imporre alle donne di coprire il capo, pur con l’approvazione della maggior parte di esse.
La presunzione occidentale e la pervicace cultura colonialista fanno considerare il velo ostacolo al progresso delle donne, mentre in Iran ed altrove esse svolgono moltissime attività al pari degli uomini, sono attive in politica, in tutti gli sport e gli impieghi, anche nell’ esercito e nella polizia.
Lottare per una vita migliore è legittima aspirazione di ogni popolo ed individuo, ma alcune fonti in Iran riportano atti di vandalismo e violenza; addirittura sembra che alcuni manifestanti abbiano utilizzato armi, ucciso poliziotti e distrutto automobili e rovinato edifici. La liberale America, come pure la democratica Europa, reprime violentemente le manifestazioni di protesta per assai meno, come abbiamo visto in occasioni recenti in Francia, Germania ed anche in Italia.
Non è affatto un mistero che diversi servizi segreti occidentali abbiano allevato per decenni le loro quinte colonne in Iran, per poi utilizzare – alla prima occasione opportuna – la carta della destabilizzazione interna, sfruttando tanto l’avidità della borghesia corrotta (come ai tempi della precedente dittatura dei Pahlevi) che mal tollera ogni vincolo morale, quanto l’impreparazione dei più giovani, preda della disinformazione globale via internet.
Tra questi agenti ci sono senz’altro i “Mujaheddin del Popolo” famigerata organizzazione terroristica, di stampo marxista, nel passato sulla lista nera di Washington ed oggi armata e finanziata dagli americani per condurre attacchi contro personalità dello Stato iraniano ed obiettivi strategici. Ci sono anche i separatisti baluchi ed i curdi iraniani, ed infine il Mossad che non di rado di loro si serve per eliminare scienziati e ricercatori, onde impedire lo sviluppo tecnologico del Paese, come testimoniato persino da alcuni mezzi d’informazione filo-americani.
Comunque sia, negli ultimi decenni l’Iran è diventato una potenza regionale, con uno standard di vita accettabile e che sarebbe molto più alto in assenza delle sanzioni. Produce petrolio e gas naturale in abbondanza ma non li può vendere all’Occidente, ed è costretto a comprimere le condizioni di vita dei cittadini giacché non può importare dall’ estero nemmeno i medicinali, come provato anche dai rapporti dell’ONU.
La “crisi” iraniana è quindi assai più articolata di quanto i telegiornali nostrani quotidianamente rappresentano. Molte ragazze occidentali farebbero bene a cercare diverse fonti d’informazione per comprenderla e per comprendere che non basta una ciocca di capelli per risolverla.