Il caso Soumahoro ci mette davanti alla tragica realtà di come viene effettuata la selezione della classe politica in Italia e ci suggerisce di non farci illusioni sulle reali possibilità di cambiamento della stessa.
Avevamo già criticato Soumahoro dopo il suo primo intervento in Parlamento perché, ma lo abbiamo notato praticamente solo noi, aveva evitato di rispondere al Premier Meloni proprio sulla questione dell’immigrazione, che ci si aspettava lui padroneggiasse, e ne aveva approfittato per avviare uno show che sembrava destinato a durare per tutta la legislatura. Siamo anche stati criticati per la severità con cui lo abbiamo giudicato ma a rileggere oggi quell’articolo si può dire che le critiche strettamente politiche che gli abbiamo mosso sono state profetiche: non esiste alcun leader nero in Parlamento che possa farci sognare un riscatto degli ultimi e la cosa ci dispiace!
Il segreto di Pulcinella delle coop “di famiglia”
Nel mentre qualcuno ancora perpetrava la narrazione del Masaniello Black, arrivando ad ipotizzare che Soumahoro potesse candidarsi alla guida del “nuovo” PD nel prossimo congresso, il 17 novembre Repubblica ha lanciato lo “scoop” sulle coop “di famiglia” dell’Onorevole (Repubblica, non Libero) fornendo poi aggiornamenti costanti, anche con più di un articolo al giorno. Da li è stato come aver calciato un pallone in discesa che continua sempre più a rotolare verso il basso.
Due giorni dopo sul Corriere della Sera Marco Omizzolo, Cavaliere dell’Ordine al Merito per la sua lotta (vera) contro il caporalato proprio nell’Agro Pontino (dove insistono le cooperative sotto indagine) nonché autore del libro Sotto Padrone, dichiarava che “la faccenda è politica, non si può credere ad uno stato diffuso di ingenuità, a Latina tutti sapevano”. La cosa grave è che questa “opacità” era un tema noto alla stampa locale già prima delle elezioni che hanno incoronato Soumahoro.
A luglio scorso l’Ispettorato del Lavoro di Latina aveva stabilito che c’erano oltre 400.000 euro di stipendi non pagati a lavoratori immigrati, uno di quei casi di sfruttamento che ci aspetterebbe cavalcato dal nostro Onorevole. Invece lui non ha mai denunciato neanche i ritardi nell’erogazione dei finanziamenti pubblici che sua suocera ha inizialmente indicato come causa del mancato pagamento degli stipendi. Eppure, si tratterebbe di soldi con cui pagare lavoratori immigrati per fornire servizi di accoglienza, in 15 centri che adesso la Procura di Latina ha chiuso. Non si capisce quindi di cosa si occupa, per l’esattezza, questo paladino degli immigrati.
Col passare dei giorni continuano ad emergere sempre nuovi lati oscuri della storia mentre latitano le testimonianze a favore di Soumahoro. Non balza alla cronaca, in sua difesa, alcun compagno di “lotta” e neanche qualcuno che abbia beneficiato delle sue presunte lotte. Questo la dice lunga anche sulle battaglie condotte dal sindacato che in realtà (quello concertativo così come buone parte di quello conflittuale) non è altro che cinghia di trasmissione verso il basso delle decisioni politiche, inerenti il mondo del lavoro, che vengono dettate dall’economia. Allo stesso tempo, il sindacato è un anche un trampolino di lancio per le carriere politiche.
Il ruolo delle ospitate televisive
Don Andrea Pupilla della Caritas ha raccontato di una raccolta fondi che Soumahoro avrebbe dichiarato come usata per i regali di Natale in favore dei bambini di una struttura dove, a detta di Don Andrea, non risiedono minorenni. Torna allora alla memoria la vecchia diatriba, su una cospicua raccolta fondi, tra Soumahoro e l’USB che è il sindacato da cui lui è uscito qualche anno fa per diventare una star televisiva e per fondare la sua Lega Braccianti, che ha sede legale allo stesso indirizzo delle cooperative indagate.
Sempre Don Andrea ha dichiarato di aver messo in guarda Fratoianni (leader di Sinistra Italiana) ai tempi della candidatura di Soumahoro. Sembrano esserci insomma due narrazioni: una luminosa, raccontata da trasmissioni televisive come quelle condotte da Fabio Fazio e da Diego Bianchi (Zoro, Propaganda Live) a cui si deve, insieme a Marco Damilano, buona parte della costruzione del mito Soumahoro e che adesso si nasconde dietro al fatto che anche il Papa aveva ricevuto il Masaniello nero; ed una storia opaca, quando non oscura, raccontata da chi ha conoscenza diretta dei fatti ma poco potere mediatico per prevalere sulla propaganda social e sui talk show.
Soprattutto, la narrazione opaca era nota anche all’Alleanza Verdi Sinistra che ha candidato Soumahoro alla Camera dei Deputati. Lo stesso Fratoianni avrebbe potuto dare ascolto alla parlamentare uscente Elena Fattori che nel 2019 (quando era col M5S) visitò una delle strutture d’accoglienza incriminate, oggi chiusa, definendola fatiscente. La Fattori ha dichiarato che “Fratoianni sapeva tutto dal 2020” (epoca in cui era passata con Sinistra Italiana) e che a Propaganda Live avevano il prosciutto sugli occhi. Forse, oltre alla notorietà televisiva, ha contribuito anche il fatto che la suocera di Soumahoro, su cui gravano le accuse principali, aveva ricevuto un premio come imprenditrice straniera dell’anno direttamente dalle mani di, niente poco di meno che, Laura Boldrini! Premiata a sua volta con un Tapiro, la Boldrini ha dichiarato: “mi sono fidata, non ho verificato”.
Così come avevamo notato l’inconsistenza politica del suo primo intervento-show in parlamento, non possiamo fare a meno di notare come nelle sue uscite televisive successive all’emergere della losca vicenda (ospite da Concita De Greogori e da Corrado Formigli) Soumahoro si sia distinto per la sua capacità di schivare le domande più scomode (che sono anche state oggettivamente poche) alle quali ha continuamente replicato con pattern difensivi che sono risultati da subito stucchevoli (e sorvoliamo sul video del suo pianto disperato che alternava ad arringhe allucinanti).
Omettendo di rispondere sul resort di lusso che, nonostante i presunti ritardi dei pagamenti pubblici, la sua famiglia è riuscita ad aprire in Ruanda, rivendicando il diritto all’eleganza (leggasi lusso) della moglie, nota come Lady Gucci, che si fa difendere dall’avvocato del criminale di guerra Pribke, Soumahoro è così passato dalla rivendicazione dei diritti del proletariato a quella dei diritti dell’alta borghesia, tralasciando però il dovere di coerenza nei confronti degli ultimi per i quali dice di essere in Parlamento: lavoratori immigrati non pagati e rifugiati che avevano diritto ad un’accoglienza tramutatasi in un inferno. Il tutto con la complicità di sindaci di centrosinistra.
Le colpe della politica
La responsabilità politica di Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e di Angelo Bonelli (Europa Verde), che hanno candidato Soumahoro, è senza ombra di dubbio l’aspetto più grave della vicenda e dovrebbe mettere una pietra tombale sulle aspirazioni dell’Alleanza Verdi Sinistra che, in coalizione col PD, tanto giovamento elettorale ha tratto da questa candidatura rivelatasi poi un bidone politico in piena “regola”.
Loro ne sono perfettamente consapevoli e ciò è dimostrato dal silenzio che hanno provato a tenere sulla vicenda. Solo dopo alcuni giorni, in cui tutti aspettavano le loro dichiarazioni, hanno emesso una nota stampa esoterica riportata parzialmente da alcuni giornali ma impossibile da reperire on-line, di sicuro non sui loro social dove invece non hanno mai smesso di pubblicare ogni sorta di delirio politico. C’è stato poi un faccia a faccia con Soumahoro dopo il quale è arrivata l’autosospensione di quest’ultimo dal gruppo parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra, la solita supercazzola politica senza alcun risvolto pratico. A seguire i due hanno anche avuto il coraggio di affermare “non sapevamo nulla”.
In definitiva possiamo dire che il mito di Soumahoro è stata una fake news rosso-verde, l’ennesima presa per i fondelli da parte di una classe politica che si autofagocita e che perpetra il suo scollamento dalla società reale che dice di voler rappresentare. Una candidatura nata nei salotti TV rosso-verdi, frutto dell’autopromozione e della mancanza di testimonianze e di contraddittorio, ottenendo visibilità in nome di chi soffre, difendendo poi il diritto al lusso esercitato alla faccia degli ultimi. Se dovessimo però spezzare una lancia a favore di Soumahoro dovremmo di sicuro riconoscergli la capacità di essersi integrato perfettamente nella sinistra radical chic.