Il bilancio della brutalità sionista nel 2022: l’anno più sanguinoso per i Palestinesi dalla Seconda Intifada

Middle East Eye analizza i dati della violenza israeliana record nel 2022, in cui la maggior parte delle vittime sono civili, tra cui bambini e giornalisti

Nel 2022, nella Cisgiordania occupata, le forze israeliane hanno ucciso più Palestinesi da quando è scoppiata la Seconda Intifada, secondo i dati raccolti da Middle East Eye.

Almeno 220 persone sono rimaste uccise negli attacchi israeliani sferrati contro i territori occupati, tra cui 48 bambini. Del totale delle vittime, 167 provenivano dalla Cisgiordania e da Gerusalemme Est e 53 dalla Striscia di Gaza. Altri cinque cittadini palestinesi di Israele sono stati uccisi nello stesso periodo.

La rinnovata violenza israeliana giunge mentre l’esercito incrementa le operazioni in Cisgiordania e la resistenza armata palestinese riprende vigore riaffacciandosi sulla scena. In almeno cinque casi, i coloni sono sospettati di aver ucciso dei Palestinesi, mentre l’esercito è responsabile della stragrande maggioranza delle uccisioni.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, nello stesso periodo sono stati feriti quasi 9.500 Palestinesi della Cisgiordania. Al contempo, i Palestinesi hanno ucciso almeno 29 israeliani, tra cui un bambino, il bilancio più alto dal 2008.

Numero di morti Palestinesi e Israeliani  dal 2005*

*Sono esclusi i decessi causati dagli attacchi israeliani a Gaza.

Fonte: B’Tselem

Il bilancio delle vittime del 2022 ne fa l’anno più violento in Cisgiordania dal 2005, considerato da molti come l’anno in cui ebbe termine la Seconda Intifada. In quel periodo la resistenza armata dei Palestinesi in Cisgiordania era stata soffocata dall’Autorità Palestinese guidata dal presidente Mahmoud Abbas.

Tuttavia, nel 2022 il controllo delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese su alcune aree della Cisgiordania è stato messo in discussione, con la formazione di due gruppi armati semi-organizzati, il Battaglione Jenin e la Tana dei Leoni a Nablus. L’aumento della violenza da parte delle forze israeliane ha suscitato la preoccupazione di molti stati internazionali e anche locali.

All’inizio di dicembre del 2022, gli esperti delle Nazioni Unite avevano condannato Israele per i livelli record di violenza raggiunti avvertendo inoltre che l’anno che stava arrivando potrebbe registrare un numero ancora maggiore di vittime.

“Se le forze israeliane non abbandonano la mentalità dominante propria dei coloni trattando in modo equo i Palestinesi nei territori occupati, in quanto persone che necessitano protezione, il deprecabile bilancio di Israele nella Cisgiordania occupata probabilmente peggiorerà ulteriormente nel 2023”, avevano dichiarato.

Civili disarmati

Secondo i dati raccolti del MEE, la maggior parte delle vittime palestinesi era verosimilmente disarmata al momento dell’uccisione.

In almeno 95 casi, i Palestinesi sono rimasti colpiti dai soldati israeliani mentre si trovavano nei pressi di luoghi nei quali l’esercito occupante stava effettuando incursioni o mentre partecipavano a manifestazioni contro l’occupazione.

Nella maggior parte dei casi, l’esercito israeliano ha rilasciato dichiarazioni identiche, sostenendo che i suoi militari hanno risposto col fuoco contro sassi o ordigni esplosivi lanciati verso di loro. Spesso affermando anche che “è stata rilevata la presenza di colpi” senza però fornire ulteriori dettagli.

Circa 21 combattenti sono stati uccisi durante gli scontri armati con i soldati israeliani. Altre 20 persone sono state uccise durante queste incursioni, ma non è chiaro se avessero partecipato agli scontri a fuoco o se fossero disarmate.

Altre 22 persone sono state uccise in seguito a presunti attacchi con utilizzo di auto, a sparatorie o ad accoltellamenti contro civili israeliani e forze di sicurezza. In alcuni casi, i Palestinesi sono stati colpiti mortalmente per aver solo presumibilmente tentato di compiere tali attacchi.

Palestinesi della Cisgiordania uccisi nel 2022

  • Civili disarmati: 95
  • Uccisi in uno scontro a fuoco durante un’incursione: 21
  • Uccisi in circostanze poco chiare durante un’incursione: 20
  • Uccisi in un’operazione mirata: 10
  • Uccisi dopo aver compiuto un presunto attacco: 22

Fonte: Middle East Eye

L’esercito israeliano, che raramente indaga sulle uccisioni di Palestinesi da parte dei suoi militari, è stato criticato dalle organizzazioni per i diritti a causa della sua politica che mira a sparare per uccidere, anche quando i Palestinesi non rappresentano un pericolo per i soldati.

Un recente rapporto dell’associazione israeliana per i diritti Yesh Din ha rilevato che meno dell’uno per cento dei soldati accusati di aver ferito dei Palestinesi, tra il 2017 e il 2021, sono stati accusati di qualche crimine.

Le autorità militari preposte all’applicazione della legge “evitano sistematicamente di indagare e perseguire i soldati che colpiscono o feriscono i Palestinesi”, ha affermato l’associazione.

Le indagini sono talvolta condotte nei casi che coinvolgono personaggi di alto profilo e spesso dopo incessanti pressioni internazionali, come nel caso di Shireen Abu Akleh. Nel suo caso, tuttavia, l’esercito israeliano non ha riscontrato “alcun indizio che sia stato commesso un reato penale”.

La veterana reporter di Al Jazeera è stata una dei due giornalisti uccisi dall’esercito israeliano, l’altro era il trentenne Ghufran Harun Warasneh. Nel frattempo, sono stati uccisi almeno altri 52 adolescenti, 31 dei quali avevano meno di 18 anni.

La vittima più giovane è Rayyan Sulaiman, di sette anni, morto per un attacco di cuore dopo essere stato inseguito dai soldati. L’esercito israeliano ha comunque negato qualsiasi responsabilità o coinvolgimento per quanto riguarda la sua morte.

Tra i minori uccisi nelle violenze ci sono Mahmoud Mohammad Samoudi, 12 anni, colpito durante un’incursione israeliana a Jenin; Jana Majdi Zakarneh, 15 anni, colpita due volte al volto mentre giocava con il gatto sul tetto di casa sua; e Zaid Ghonaim, 15 anni, colpito mentre si nascondeva in un parcheggio.

Almeno sette vittime erano donne o ragazze, tra cui Ghada Sabateen, 47 anni, madre di sei figli, Fulla Rasmi al-Masalma, 15 anni, uccisa il giorno prima del suo compleanno, e Hanan Khaddour, 18 anni, colpita mortalmente mentre tornava a casa da scuola.

Sono morti anche tre ultrasessantenni, tra cui l’attivista e pacifista Suleiman al-Hathalin, 80 anni, investito da un carro attrezzi israeliano, e Omar Mohammad Asaad, 80 anni, morto mentre si trovava detenuto nelle carceri israeliane.

La ripresa della resistenza

Uno dei principali fattori che scatenano le violenze in Cisgiordania è rappresentato dalle operazioni di perquisizione e arresto condotte quasi ogni notte dall’esercito israeliano nelle città e nei villaggi palestinesi, che spesso provocano morti.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel 2022 sono state condotte 3.437 incursioni di questo tipo. Oltre 6.500 Palestinesi sono stati arrestati, tra cui 811 bambini, ha dichiarato la Palestinian Prisoner’s Society all’inizio dello scorso dicembre.

A marzo, Israele ha lanciato la campagna militare “Break the Wave” che mira alla repressione della resistenza armata palestinese, in ripresa soprattutto in Cisgiordania.

Secondo i dati forniti dall’esercito israeliano, nel 2022 ci sono state almeno 285 sparatorie contro obiettivi israeliani – principalmente postazioni dell’esercito e posti di blocco – da parte di Palestinesi, rispetto alle 61 del 2021, alle 31 del 2020 e alle 19 del 2019.

Il bilancio delle vittime israeliane nel 2022 ha raggiunto i 29 morti secondo i dati raccolti dal MEE, tra cui 17 uccisi tra marzo e maggio in cinque diversi attacchi con armi da fuoco e accoltellamenti, nelle città all’interno di Israele, mentre 12 sono stati uccisi in altri attacchi nella Cisgiordania occupata. Secondo i media israeliani, lo Shin Bet (l’agenzia di intelligence di Israele) ha stimato in 31 il numero delle vittime.

Questi numeri comprendono quattro soldati e otto coloni. Tre dei soldati israeliani sono stati presi di mira da Palestinesi armati presso le postazioni dell’esercito e i posti di blocco situati a Gerusalemme, Nablus e Jenin.

Un altro soldato è stato ucciso in uno scontro a fuoco durante un’incursione compiuta nel campo profughi di Jenin. Secondo i dati delle Nazioni Unite, almeno 280 israeliani sono stati feriti dai Palestinesi.

La maggior parte delle operazioni israeliane in Cisgiordania si è concentrata su Jenin e Nablus, luoghi nei quali sono presenti molti combattenti palestinesi e il cui numero è sempre in aumento.

Palestinesi uccisi nel 2022

Oltre la metà dei morti palestinesi totali, che sono 90, provengono da queste due città.

I Palestinesi accusano l’esercito israeliano di ricorrere sempre più spesso agli assassinii mirati per eliminare alcuni combattenti di alto livello dei gruppi armati, tattica ampiamente utilizzata anche durante la Seconda Intifada.

In tre diversi episodi, le forze israeliane hanno colpito mortalmente un totale di nove combattenti palestinesi mentre si trovavano all’interno dei loro veicoli, in quelle che i Palestinesi hanno definito esecuzioni sul campo.

Un altro combattente, ricercato da Israele, è stato ucciso a Nablus in quella che pare un’esplosione mirata. I Palestinesi hanno accusato Israele di aver compiuto l’attacco. L’esercito israeliano non ha rilasciato commenti a proposito dell’esplosione.

Violenze dei coloni

Oltre all’incremento delle operazioni militari, nel 2022 i Palestinesi hanno inoltre dovuto affrontare la crescente violenza dei coloni, che, secondo le Nazioni Unite, dal 2016 è aumentata anno dopo anno.

Nell’anno appena concluso, vi sono state almeno 755 aggressioni da parte dei coloni contro i Palestinesi, 161 delle quali hanno causato vittime, secondo i dati delle Nazioni Unite. Nel 2021 si erano registrati 496 attacchi mentre nel 2020 erano stati 358.

Le violenze dei coloni comprendono l’utilizzo di armi da fuoco, aggressioni fisiche, incendi dolosi e lo sradicamento di alberi di ulivo.

Negli attacchi compiuti nel 2022, i coloni sono sospettati di aver ucciso almeno cinque Palestinesi, tra cui Ali Hasan Harb, 28 anni, che è stato pugnalato a morte mentre si stava opponendo pacificamente ad un assalto dei coloni contro un terreno privato palestinese, a Salfit.

Inoltre, un ragazzo palestinese di 16 anni, Amjad Nashaat Abu Alia, è stato colpito mortalmente durante un attacco in cui sia coloni che soldati stavano sparando contro i dimostranti palestinesi.

Violenze israeliane in Cisgiordania nel 2022

Bilancio delle vittime

  • Palestinesi uccisi: 167
  • Meno di 18 anni: 31
  • Tra 18 e 30 anni: 95
  • Oltre 30 anni: 41
  • 160 Uomini e ragazzi uccisi
  • 7 Donne e ragazze uccise
  • 9.500 Feriti

Violenze dei coloni

  • Aggressioni dei coloni: 755
  • 5 Palestinesi uccisi da presunti coloni
  • 161 Aggressioni di coloni che hanno provocato vittime
  • 594 Aggressioni di coloni che hanno provocato danni alle proprietà
  • 13.130 Alberi di olivo danneggiati

Fonte: ONU OCHA e MEE

Gli esperti delle Nazioni Unite affermano che “i coloni israeliani armati e mascherati attaccano i Palestinesi nelle loro case, aggrediscono i bambini che si recano a scuola, distruggono proprietà, bruciano uliveti e terrorizzano intere comunità nella più completa impunità”.

Dei 755 attacchi dei coloni avvenuti durante l’anno appena trascorso, 594 hanno causato danni alle proprietà. Secondo il Land Research Center di Gerusalemme, con queste aggressioni sono stati danneggiati 13.130 ulivi di proprietà palestinese.

Personalità ed organi autorevoli delle Nazioni Unite accusano l’esercito israeliano di essere complice della violenza dei coloni.

“Vi sono evidenze preoccupanti che confermano che le forze israeliane spesso facilitano, sostengono e partecipano agli attacchi dei coloni, rendendo difficile discernere tra la violenza dei coloni israeliani e quella dello Stato”, affermano gli esperti.

Quasi 700.000 coloni vivono in oltre 250 insediamenti e avamposti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, in totale violazione del diritto internazionale.

Articolo tradotto da originale pubblicato da Middle East Eye intitolato “The deadliest year for West Bank Palestinians since the Second Intifada”