Si contende con l’Abdullah Quilliam Society di Liverpool lo status di prima moschea del Regno Unito. Ha una storia intrigante ed è attualmente un riferimento per una vitale comunità islamica nel sud del paese. Dopo averne a lungo sentito parlare, nel corso di un breve soggiorno a Londra decido di farle visita. Ecco com’è andata.
Parto a un orario ragionevole, dopo le 10 di mattina, dalla stazione di Waterloo e, in meno di mezzora, sono a Woking: una cittadina di circa sessantamila abitanti nella contea del Surrey. La moschea non è molto distante dalla stazione e decido di fare una passeggiata, chiedendo generiche indicazioni a un passante. La strada è piacevole, nel verde, ben curata, fiancheggiata da case a due piani con bei giardini. Quasi per caso mi accorgo di un cartello alla mia sinistra: Shahjahan Mosque Britain’s first purpose-built mosque est. 1889.
Iniziamo da qui!
La prima “moschea regolare” nel Regno Unito
Ho dedicato un lungo articolo ad Abdullah Quilliam, il primo convertito inglese che acquistò un edificio a Liverpool (grazie a una donazione ricevuta dal principe dell’allora Emirato d’Afghanistan: Nasrullah Khan) che, nel 1889, divenne la sede del Liverpool Muslim Institute e la prima moschea operativa del Regno Unito. Sono in molti, tuttavia, a sostenere che la prima moschea d’Inghilterra (e la prima dell’Europa occidentale, fatta eccezione per quelle realizzate dai mori nella penisola iberica) sia quella di Woking. Forse la querelle si può risolvere considerando proprio l’espressione Britain’s first purpose-built mosque dividendo, democraticamente, il primato in due.
Infatti, la moschea del Liverpool Muslim Institute (oggi Abdullah Quilliam Society) si trova in un edificio senza alcun elemento che ne ricordi la funzione: una comune terraced house inglese. D’altro canto la moschea di Woking viene deliberatamente costruita per essere un luogo di culto islamico, avendo tutte le principali caratteristiche dell’architettura “sacra” moghul. D’altro canto, la moschea di Woking viene realizzata da un orientalista e per anni fa solo bella mostra di sé senza essere, al contrario della moschea di Liverpool, vissuta dai fedeli (se non in circostanze eccezionali).
La moschea Shahjahan: un miracolo a Woking
La storia di questa moschea è ben raccontata nel libro A Miracle at Woking; a History of the Shahjahan Mosque, di Muslim P. Salamat.
Perché un miracolo? Lo spiega lo stesso autore all’inizio del suo testo:
«Come si può spiegare in altro modo la costruzione di un luogo di culto (islamico) in una città dove non viveva nessun musulmano, realizzato da una persona che non aderiva a quella fede, il cui progetto venne finanziato da una donna che non aveva alcuna idea del luogo in cui sarebbe sorto? […]
L’uomo dietro questo progetto era un certo Dr. Gottlieb Wilhelm Leitner, un ebreo-tedesco che si sarebbe poi convertito al cristianesimo anglicano ma non si sa se si sia mai convertito all’Islam. Il principale finanziatore del progetto fu una donna che era a capo di un piccolo stato nell’India centrale, conosciuto come Bhopal. Costei, Begum Shahjahan, non ha mai visitato l’Inghilterra ma venne persuasa dal Dr. Leitner a donare i soldi per realizzare questa moschea».
Soffermiamoci un momento su Gottlieb Wilhelm Leitner (Budapest 1840- Bonn 1899) perché è stato un personaggio degno di nota. Dimostra di avere, sin da bambino, uno straordinario talento per le lingue. A otto anni è a Costantinopoli per imparare l’arabo e il turco e a dieci anni domina bene entrambi gli idiomi oltre a diverse lingue europee. A quindici anni è in Crimea (nel corso della celebre guerra) per fare da interprete per conto degli inglesi e, a guerra finita, è al King’s College di Londra per prepararsi a diventare prete ma finirà per insegnare, nello stesso istituto, arabo e diritto islamico.
Intorno al 1864 diviene il preside del college governativo di Lahore — che sarebbe poi diventato, sotto la sua guida, l’Università del Punjab — dove introduce lo studio di scienze occidentali in una prospettiva squisitamente interculturale. La sua ambizione è addirittura ispirare un nuovo rinascimento indo-europeo. In India fonda anche un quotidiano: The Indian Public Opinion, successivamente conosciuto come Civil and Military Gazette nel cui staff editoriale è coinvolto anche Rudyard Kipling. Si dedica a spedizioni in aree remote del paese, ad esempio la regione himalayana dell’attuale Pakistan che avrebbe chiamato Dardistan. Avrebbero ispirato i suoi testi Result of a Tour in Dardistan e The Languages and Races of Dardistan. Nel corso dei suoi viaggi colleziona un numero impressionante di reperti, tra cui numerose sculture di stile indo-ellenico che sarebbero divenute celebri come arte del Gandhara (sembra che la collezione più importante sia oggi presso il Museo Nazionale di Arte Orientale Giuseppe Tucci di Roma).
Avrebbe continuato la sua attività di esploratore anche in Europa, visitando l’Islanda e decifrando un’iscrizione in Hruna e ottenendo diverse onorificenze. Viene considerato da molti il più importante orientalista del suo tempo, ragion per cui vuole creare un’istituzione educativa, in Europa, per lo studio della storia e della cultura dell’India e del mondo islamico. Compra dunque il Royal Dramatic College di Woking. Fondato nel 1860, aveva avuto Charles Dickens tra i suoi direttori ma alla fine del decennio successivo è in serie difficoltà economiche e, dopo diverse peripezie, viene venduto, per 4500 sterline, al megalomane Gottlieb Wilhelm Leitner che ne vuole fare il suo Oriental Institute. Dal 1890 l’istituto in questione rilascia lauree riconosciute dall’Università del Punjab, a sua volta una creatura di Leitner e ha un proprio museo e galleria d’arte. La Moschea Shahjahan viene realizzata, con la generosa donazione di Begum Shahjahan, in questo contesto “museale”. Di fianco alla moschea viene realizzato il Sir Salar Jang Memorial Hall, dove ancora oggi si trovano uffici, spazi di riunione e una nutrita biblioteca.
Nel 1898 Leitner si ammala, l’anno successivo è a Bonn presso la Godesburg Spa. Tenta un viaggio di guarigione che — diversamente da molti suoi viaggi precedenti, in regioni remote dell’India e di quei territori che sarebbero poi divenuti parte del Pakistan — non ha successo. Contrae la pneumonia e muore il 22 marzo 1899. La salma viene portata a Woking e sepolta nel vicino Brookwood Cemetery dove, anni dopo, verrà interrato anche il corpo del primo convertito inglese fondatore del Liverpool Muslim Institute: il già citato Abdullah Quilliam.
Khwaja Kamal-Ud-Din
L’Oriental Institute non sopravvive alla morte di Leitner, i cui eredi negli anni successivi intendono riconvertire l’area a scopi industriali. Tuttavia, nel 1913, la stessa viene visitata dal rampollo di una prestigiosa famiglia kashmira celebre per i servizi resi, in patria, all’Islam: Khwaja Kamal-Ud-Din la cui ambizione, dopo la perdita della moglie, è la diffusione dell’Islam in Occidente. Inizia dall’angolo degli oratori di Hyde Park, a Londra fino a quando viene a sapere dell’esistenza della moschea di Woking.
Dopo aver visto la moschea e dopo averci pregato, Khwaja Kamal-Ud-Din è determinato a evitare che quel luogo diventi parte di una fabbrica, come nei progetti degli eredi di Leitner. Contatta dunque Sir Mirza Abbas Ali Beg, della segreteria di stato dell’India e insieme riescono a riscattare l’area. Sir Abbas fonda la Woking Muslim Trust, affida la moschea alla guida di Khwaja, aiutandolo a fondare la Muslim Mission Literary Trust. Nello stesso anno (1913) viene pubblicato, presso la moschea di Woking, il primo numero di Muslim India and Islamic Review il cui nome, nel 1921, sarebbe stato abbreviato in Islamic Review. La rivista è stata pubblicata fino al 1967, sopravvivendo allo stesso Khwaja Kamal-Ud-Din (morto nel 1932 dopo aver scritto diversi libri) quando un importante cambiamento nella gestione della moschea è oramai maturo.
Woking Mosque Regeneration Co mmittee
Prima di dare corpo al suo ambizioso progetto di diffusione dell’Islam in Occidente, Khwaja Kamal-Ud-Din diventa membro, nel 1893, della Comunità Islamica Ahmadiyya, fondata quattro anni prima, a Qadian (Punjab), da Mirza Ghulam Ahmad. Successivamente Khwaja Kamal-Ud-Din aderisce al Lahore Ahmadiyya Movement for the Propagation of Islam che si separa dalla “comunità madre” nel 1914 rappresentando, oggi, circa lo 0,2% del complessivo ambiente ahmadiyya.
La questione della Comunità Ahmadiyya e, soprattutto, dei suoi rapporti con il resto del mondo islamico è piuttosto complessa e non si può affrontare in questa sede se non chiarendo che è una realtà da considerarsi a sé stante. Per questa ragione, la presenza ahmadiyya alla guida della moschea di Woking, a partire dagli anni in cui era attivo Khwaja Kamal-Ud-Din, è stata vista dalla crescente comunità sunnita come inopportuna perché considerata “non autenticamente islamica”.
Nel 1966 viene dunque fondato il Woking Mosque Regeneration Commitee. È formato da musulmani di tutto il paese ma, in particolar modo, di Londra e di Woking che, nel giro di un paio di anni, assumono la guida della moschea.
L’incontro con il Mosque Manager
È una mattina della tarda estate e, come scrivevo in apertura, sto facendo una visita, del tutto improvvisata (trovandomi qualche giorno a Londra) alla moschea Shahjahan. Oltre alla moschea stessa e al Sir Salar Jang Memorial Hall c’è un ampio “capannone” costruito in tempi relativamente recenti per ospitare i molti convenuti e officiare le preghiere giornaliere (del resto, a Woking vivono oggi circa diecimila musulmani). L’intero complesso si sviluppa tra bei viali alberati. È un luogo di pace e di armonia dove il verde abbraccia i discreti edifici. Il Sir Salar Jang Memorial Hall ospita, come si accennava, la biblioteca dove ho modo di conoscere Mohamed Habib, il Mosque Manager. Iniziamo una chiacchierata informale che sfocia, naturalmente, in un’intervista. Habib si occupa soprattutto delle visite delle molte scuole nel corso dell’anno. Capita ci siano anche due visite al giorno, in virtù del forte valore storico del posto. Mi dice che oggi la moschea di Woking ha un orientamento marcatamente Sufi. Ogni giovedì ci sono incontri di recitazione di Zikhr secondo la tradizione Naqshbandi. La moschea offre corsi per bambini (ha una propria madrasa) e adulti, avvalendosi della competenza di circa venticinque insegnanti, attività riservate alle donne e attività sportive (in particolare corsi di Ju Jitsu e di tiro con l’arco).
Habib si offre di farmi visitare il poco distante Brookwood Cemetery, esteso su circa 220 acri e diviso per denominazioni religiose. Si rivelerà una visita suggestiva, vedremo lo spazio delle tombe prive di lapidi tra le quali sta quella di Abdullah Quilliam e la tomba di Idris Shah oltre a quella, vagamente monumentale, di Gottlieb Wilhelm Leitner. Infine, in onore alla migliore tradizione di ospitalità musulmana, Habib mi porterà in un buon ristorante italiano di Woking per scongiurare qualunque rischio di farmi ritornare a Londra deperito.
Torno dunque nutrito nel corpo ma, soprattutto, nello spirito, dopo aver visto la fioritura di un “anomalo” seme islamico in un luogo privo di musulmani. Chissà non si sia effettivamente trattato di un miracolo.