Finalmente anche nella Regione Lazio sarà possibile effettuare la circoncisione rituale per motivi religiosi presso il sistema sanitario pubblico. Il provvedimento dell’assessorato della regione Lazio in data 22 Dicembre scorso, aggiorna il Catalogo Unico Regionale sdoppiando l’attuale voce “Circoncisione Terapeutica” in due sottogruppi ,“Terapeutica” e “Rituale” a far data dal 5 Gennaio 2023, quando appunto sarà attivo il servizio disponibile presso le chirurgie generali pediatriche degli ospedali San Camillo-Forlanini e Policlinico Umberto I (per inciso ad uso degli interessati, la circoncisione rituale avrà codice unico regionale 64.03).
In altre parole dal 5 Gennaio prossimo per i musulmani residenti nella regione Lazio sarà possibile richiedere la circoncisione rituale per i propri figli tramite il proprio pediatra di libera scelta. La procedura comprensiva di anestesia e di tutte le visite pre- e post-operatorie avrà un costo di 400 euro per coloro che non godono dell’esenzione dal ticket sanitario.
La Regione Lazio non è stata la prima in Italia ad attivare questo tipo di servizio aggiungendolo ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEU), già la regione Toscana ha fatto questo passo da molti anni, mentre più recentemente la regione Marche ed Emilia Romagna hanno fatto altrettanto.
Da anni e da più parti, non solo in seno alla comunità musulmana, sempre più voci hanno chiesto che tutte le regioni italiane prendessero in carico questo intervento. La stessa determinazione regionale in questione recita:
“Dai dati sulla circoncisione in Italia, pubblicati dall’associazione dei medici di origine straniera in Italia (AMSI) in data 25/03/2019, si stima, in difetto, che il numero di bambini sottoposti a circoncisione religiosa/rituale ogni anno sono circa 5.000 e almeno un terzo degli interventi di circoncisione occorrono al di fuori delle strutture del SSN.”
E poi “ il Comitato Nazionale per la Bioetica nel parere del 25 settembre 1998, nell’affermare il dovere di rispettare la pluralità delle culture, precisa che le comunità che praticano la circoncisione rituale maschile per loro specifica cultura meritano pieno riconoscimento della legittimità di tale pratica, in quanto forma di esercizio della libertà religiosa garantita dall’art. 19 della Costituzione e rientrante nei margini di “disponibilità” riconosciuti ai genitori in ambito educativo ai sensi dell’art. 30 della Costituzione, a differenza di ciò che avviene per le mutilazioni genitali femminili, la cui pratica è penalmente perseguibile in Italia ai sensi della Legge 7/2006”
E ancora “…l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, con nota Prot. n. 872/2019 del 15/4/2019 segnala al Ministro della Salute la necessità di assicurare la circoncisione per motivi di carattere religioso, culturale o igienico (circoncisione rituale) con un regime tariffario che la renda accessibile a tutte le fasce di reddito a tutela della salute dei minori” e “che la circoncisione per motivi religiosi e/o culturali in età pre-puberale sia erogata nell’ambito del Servizio Sanitario Regionale (SSR) al fine di evitare le più frequenti complicazioni, quali emorragie e infezioni, la cui cura rappresenterebbe un onere maggiore per il Sistema Sanitario Regionale”.
La comunità musulmana laziale sarà sicuramente lieta della notizia e, come sottolineato dallo stesso documento regionale, questo aggiornamento avverrà a costo zero per le casse della regione.