È vero che non siamo tutte portate o interessate ad essere madri ed è vero che non tutti sono fatti per essere genitori ed è giusto così, giusto che ognuno di noi possa scegliere liberamente, ma mi sembra di essermi ritrovata in un’era in cui scegliere di esserlo sia inteso come una colpa o una follia.
Non so quando sia cominciata, non so quando abbiamo deciso di voltarci dall’altra parte quando il sistema si fingeva ipocritamente a favore dei diritti delle donne per inserirle nel mondo del lavoro, ma non muoveva mezzo dito per sostenerle anche all’interno della famiglia, per difendere anche il diritto alla maternità e poterlo essere senza dover scendere a troppi compromessi, senza doversi vergognare perché troppo giovane o troppo vecchia per dei figli, senza doversi arrangiare, senza dover lavorare il doppio, senza dover far i conti con l’assenza di un appoggio e dell’educazione all’interno dei nuclei famigliari volta all’aiuto reciproco e al rinnovo dei doveri di entrambi i partner.
Però, so che quando comunicavo il mio desiderio di essere madre da giovane (con un po’ di ingenuità, ma nessuna pressione famigliare o sociale, ve lo assicuro, solo un grande istinto materno e un infinito amore per i bambini), molte persone mi guardavano sgranando gli occhi e dicendomi: “ma con quello che costa? Ma lo sai che dovrai dire addio alla tua carriera e al tuo corpo? Ma ce li hai i soldi per la babysitter? Da sola non riesci..” e mi veniva spontaneo domandarmi: ma quand’è che siamo finite ad essere madri da sole? Quanto è grave che diamo per scontato che saremo abbandonate? Perché il mondo ci vuole mogli e pronte ad accudire la famiglia, ma anche obbligate a pagare le stesse bollette e lo stesso affitto, a fare le stesse ore di lavoro fuori casa e avere le energie per il lavoro dentro casa, oltre che forzate a rimanere in forma e serene.
Il movimento femminista capitalista e consumistico è un bugia dolorosa, ci usa ogni giorno e ci fa credere che si batta per noi.
La mamma che si è addormentata dopo il parto soffocando il neonato durante l’allattamento dovrà convivere con un senso di colpa inconsolabile, con l’amarezza di non essere riuscita a fare di più, ad essere di più e quel di più rasenta il sovrumano. Sì, a molte madri si chiede il sovrumano e sconfina nel disumano.
Dopo il travaglio, la fatica fisica ed emotiva, la stanchezza e la responsabilità, si aggiunge anche la solitudine. È stata lasciata sola nelle ore più critiche e sensibili per la mente e per il corpo.
Come se non fosse già stata condannata, ora si aggiunge anche l’incapacità di fare pace con se stessa e onorare la propria vita, perché lo stesso corpo con cui aveva dato vita al figlio gliel’ha tolta. Senza colpa. Senza intenzione. Solo sfinimento.
Mi sento molto vicina a lei, mi sento un po’ responsabile anche io che pensavo ci fosse speranza per le donne, costrette a rinunciare e a rinunciare senza mai potersi sentire libere dal peso della colpa, comunque vadano le cose e al di là di quanto ci si impegni.
Che quell’anima fresca riposi in pace e che quella madre possa godere del lusso del perdono, non quello degli altri, ma quello nei confronti di se stessa. Che possa vedere il male dove davvero risiede e non dove vogliono che sia. Che possa andare oltre il giorno che ha riassunto la mostruosità della realtà in cui viviamo.