L’arabo è la lingua del Corano, è la lingua con cui Dio si è rivolto al Profeta e con cui ha rivelato il Suo Libro ed è quindi la lingua sacra per circa 2 miliardi di musulmani.
Chi scrive ha studiato arabo all’università e attualmente la insegna in diversi contesti, universitari e non universitari e si è reso conto di come lo studio di questa lingua sia sovente prodromico alla conversione alla religione musulmana, in particolare per chi lo studia all’università.
Chi studia la lingua araba all’università infatti molto spesso si ritrova poi a studiare anche materie che approfondiscono gli aspetti religiosi legati a questa lingua, quindi poiché il Corano è stato rivelato in arabo si ha l’occasione di studiare il Corano, le sue interpretazioni, la Sunna, e in generale la religione islamica e la storia del pensiero islamico, il che porterà inevitabilmente a porsi la domanda se la religione che ci si è ritrovati quasi casualmente ad approfondire e a conoscere meglio di qualsiasi altra, a meno che non si provenga già da un background religioso, sia veritiera o meno, e se la si considera veritiera non si potrà fare altro che aderirvi.
Non solo, generalmente quando si studia una lingua si cercherà di soggiornare per periodi più o meno lunghi in paesi dove si parla quotidianamente la lingua studiata, ecco che chi studia inglese andrà in Uk o negli Usa, in Canada o in Australia, chi studia spagnolo in Spagna o in America Latina ecc. Chi studia arabo si troverà quindi a passare periodi della propria vita in paesi arabi che a loro volta sono tutti paesi a maggioranza islamica.
Nel mondo islamico la religione ha un grosso ruolo nella vita pubblica e pregna la quotidianità, anche solo lo scandire del tempo è segnato dalle chiamate alla preghiera dei muezzin, non è affatto raro ritrovarsi a discutere di religione anche con le persone meno istruite, la religione pervade l’esistenza e quindi lo studente di arabo sarà nuovamente portato a rapportarsi alla religione islamica. A quel punto le strade che si possono prendere sono essenzialmente due: o continuare nello studio con la postura del semplice studioso, andando a conoscere l’Islam con approccio accademico, oppure aderire alla religione islamica e continuare gli studi con un approccio differente, sempre volto alla conoscenza della religione islamica ma con approccio non più esclusivamente accademico ma teso anche a un approfondimento di una nuova tradizione religiosa e una nuova spiritualità. Ecco perché le facoltà di Lingue Orientali sono una fucina di nuovi musulmani, lo studio approfondito di una religione comporta un posizionamento personale verso la religione studiata e di conseguenza una necessaria presa di posizione verso di essa. Una presa di posizione che spesso appunto sfocia in una conversione.
Uscendo dal contesto universitario, sebbene in questi casi non si studino come accade all’università materie tipo “Islamistica” (dove si approfondiscono i pilastri dell’Islam e gli elementi basilari della religione islamica) o “Filosofia islamica” (che al contrario del titolo solitamente viene trattato come un corso in cui si studia la storia dell’Islam dalla dinastia omayyade a quella ottomana e del pensiero islamico sviluppatosi nel corso della storia) o altre materie specificamente legate alla religione islamica, va considerato il fatto che la lingua araba è ricca di espressioni che fanno riferimento al divino usate nella quotidianità e a cui quindi lo studente di arabo ricorre ripetutamente nel proprio percorso di apprendimento della lingua.
Alcuni esempi esemplificativi: alla domanda “come stai?” si può rispondere in tanti modi ma un’espressione in particolare viene usata qualsiasi sia la risposta “al hamdu li-Llah”, ossia “sia lodato Iddio”, oppure al termine di ogni frase che esprime un’intenzione si accompagna il noto “inshallah”, “se Iddio vuole”. E ancora, quando si esprime ammirazione per qualcosa o meraviglia per un qualcosa che ci piace si ricorre all’espressione “mashallah”, letteralmente “ciò che vuole Iddio”, quando si esprime disappunto o rabbia per qualche ingiustizia si dice “la hawla wa la quwwa illa biLlah”, ossia “Non c’è forza né potenza se non in Allah”.
E si potrebbe continuare a lungo con esempi di come espressioni religiose permeino la lingua araba. Inoltre non si può studiare davvero una lingua senza studiare le società che parlano quella lingua, e la lingua araba come detto sopra, è la lingua sacra dell’Islam, per cui chiunque approcci lo studio della lingua araba, anche semplicemente nella forma di un corso di lingua, dovrà in qualche modo relazionarsi con le società musulmane e con la religione islamica. Se il professore di arabo sa fare bene il suo lavoro cercherà di stimolare lo studente, anche occasionale, a leggere ed informarsi sulla religione islamica tramite momenti di riflessione sulle espressioni ricorrenti, tramite spiegazioni e illustrazioni della storia islamica e approfondendo, anche mediante il semplice consiglio di letture appropriate che mettano lo studente in condizione di conoscere almeno la cultura e la civiltà relative alla lingua che si sta cercando di imparare.
Questi sono alcuni dei motivi per cui non è raro che lo studio dell’arabo porti poi ad una conversione alla religione islamica, potremmo dire che insegnare arabo, se fatto con la giusta intenzione sia una forma di da’wa.
Ovviamente l’insegnante non deve cercare di convincere nessuno, non è questo il suo compito, ma ha nelle sue mani un’enorme opportunità: quella di esporre il messaggio dell’Islam in modo corretto o almeno di aiutare lo studente a informarsi tramite fonti qualificate, correggendo le informazioni spesso caricaturali su questa religione che il cittadino medio immagazzina a causa di una rappresentazione mediatica generalmente superficiale o a volte in dichiarata mala fede.