Un’organizzazione aveva lo scopo di pubblicare e influenzare il contenuto di varie pubblicazioni (fino ad oltre 100 all’anno) per conto di Abu Dhabi, alcune delle quali sono state messe in rete utilizzando account falsi.
Secondo i media francesi, i dati trapelati indicano l’esistenza di una rete che agiva per conto degli Emirati Arabi Uniti, con lo scopo di promuovere la diffusione di informazioni che dimostrassero i collegamenti del Qatar con la Fratellanza Musulmana.
La notizia è stata resa nota questa settimana in un rapporto del gruppo investigativo francese Mediapart, che ha analizzato la possibile influenza emiratina a Parigi in quella che appare come una campagna di disinformazione contro il Qatar.
Con la sua importante scoperta, il gruppo investigativo francese ha documentato che la rete degli Emirati Arabi Uniti era coordinata dalla società di intelligence finanziaria, con sede in Svizzera, Alp Services, fondata da Mario Brero.
Le informazioni sono poi state trasmesse ad un agente dell’intelligence emiratina che nel rapporto viene chiamato “Mohammed”.
La rete diffamatoria sarebbe dietro la pubblicazione dell’edizione inglese e araba del libro Qatar Papers che accusava falsamente il Qatar di finanziare associazioni musulmane in Europa. Il libro è stato pubblicato dai giornalisti Christian Chesnot, che lavora a Radio France, e Georges Malbrunot, che lavora a Le Figaro.
La pubblicazione era avvenuta nel pieno della crisi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, innescata nel 2017, quando Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto avevano interrotto le relazioni diplomatiche con il Qatar.
Nel periodo della peggior crisi mai avvenuta in questa regione, conclusasi nel 2021, il quartetto impose contro il Qatar un blocco aereo, marittimo e terrestre illegittimo, accusandolo di sostenere i Fratelli Musulmani.
“L’obiettivo è anche quello di influenzare la stampa e pubblicare falsi articoli che attaccano il Qatar e i movimenti legati alla Fratellanza Musulmana, sostenuti dai media e finanziati dall’emirato del gas”, si legge nel rapporto.
Le comunicazioni avvenivano principalmente tra quelli che Mediapart ha descritto come “due indirizzi anonimi con sei cifre” attraverso il servizio di posta elettronica criptata Protonmail. Il primo era per Alp e il secondo per l’agente emiratino che Mediapart ha definito come 842943@protonmail.com.
Mediapart ha dichiarato che gli avvocati di Alp, Christian Lüscher e Yoann Lambert, hanno intimato loro di “distruggere tutti i dati” della pubblicazione relativi al loro cliente. Ha anche detto all’outlet francese di “astenersi da qualsiasi diffusione di informazioni ottenute commettendo reati”.
Nel novembre 2018, Brero avrebbe avuto una cena faccia a faccia con il cosiddetto agente segreto degli Emirati Arabi Uniti, ha aggiunto il gruppo investigativo francese, citando un messaggio di testo che è trapelato. Mohammed ha inoltre “affidato” a Brero tre “importanti incarichi per un totale di… 1 milione di euro”.
“Uno dei compiti prevedeva che Alp svolgesse indagini approfondite sulle reti di influenza del Qatar e su lobbisti, influencer e giornalisti dell’Unione Europea”, si legge nel rapporto.
Nel frattempo, Avisa Partners e il lobbista Sihem Souid hanno fornito a Mediapart documenti e foto che riconducono all’agente segreto degli Emirati Arabi Uniti.
Anche Souid, informatrice e lobbista del Qatar in Francia, è stata presa di mira dalla rete. Alp services ha proposto al suo cliente degli Emirati di indagare su di lei per trovare “informazioni negative” sul suo conto e su quello di suo marito.
In un documento si legge che Alp intendeva “contrastare le azioni di lobbying del Qatar a livello di Unione Europea”.
“Nella sua proposta avanzata agli Emirati Arabi Uniti, l’agenzia svizzera di Mario Brero prevedeva anche azioni di ‘contro-lobbying’ contro il Qatar, tra cui la diffusione di informazioni anti-Qatar a ‘politici amici’ e l’elaborazione di casi per poi condurre azioni legali”, si legge ancora nel rapporto.
Campagna di disinformazione
Secondo quanto riferito, Alp aveva l’obiettivo di pubblicare o influenzare il contenuto di molti articoli (oltre 100 all’anno) per conto di Abu Dhabi, alcuni dei quali pubblicati tramite account falsi, in modo particolare il Club de Mediapart con lo pseudonimo di “Tanya Klein”.
Klein ha pubblicato 15 post tra il 2018 e il 2021 contro il Qatar e i Fratelli Musulmani.
Un articolo presumibilmente pubblicato da Alp sul sito belga Histoiresroyales.fr conteneva addirittura accuse di omicidio e tortura contro un membro della famiglia reale del Qatar.
Un’altra indagine svela inoltre l’attività di lobbying “discreta” messa in atto dagli Emirati Arabi Uniti in Francia nel tentativo di “diffamare il Qatar”.
“Caro amico, ecco l’articolo che abbiamo appena pubblicato a proposito del fratello di [Sua Altezza lo Sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, Amir dello Stato del Qatar]”, ha scritto Alp al suo responsabile, come riportato da Mediapart.
Tuttavia, Nicolas Fontaine, editore di Histoiresroyales.fr. ha negato di aver effettuato tale pubblicazione sponsorizzata e patrocinata dagli Emirati, affermando che l’articolo sul Qatar proveniva da “tre fonti” diverse.
L’assunzione di un giornalista
Un altro nome di rilievo emerso dall’inchiesta è quello del giornalista francese di origine algerina Atmane Tazaghart, ex caporedattore della redazione in lingua araba del canale televisivo France 24. Secondo Mediapart, Tazaghart sarebbe stato impiegato come giornalista in un’agenzia di stampa.
Secondo Mediapart, Tazaghart è stato licenziato nel 2016 per commenti critici rilasciati ad una stazione televisiva libanese filo-iraniana.
Tazaghart ha inoltre scritto articoli critici sul Qatar “sotto la guida” di Abdelrahim Ali, una persona che ha stretti legami con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e membro del Parlamento egiziano.
Tazaghart avrebbe scritto all’agente degli Emirati Arabi Uniti di essere “riuscito a raccogliere” informazioni sui presunti legami finanziari dell’ex primo ministro francese François Fillon con il Qatar.
“Quando è stato contattato da Mediapart, l’ex giornalista di France 24 si è indignato per il fatto che avessimo ottenuto delle e-mail che, a suo dire, erano il risultato di un hackeraggio e che lui attribuiva ad un individuo vicino ai Fratelli Musulmani”, si legge nel rapporto.
Tazagahart ha dichiarato a Mediapart di non conoscere l’agente degli Emirati Arabi Uniti e ha negato di aver definito la e-mail su Fillon come “un lavoro dell’intelligence”, sostenendo che si trattava invece di un semplice “promemoria riassuntivo” richiesto dal centro di ricerca emiratino Trends Research and Advisory.
È stata trovata anche una connessione tra lui e Chesnot e Malbrunot, che hanno pubblicato un libro in cui accusavano la Qatar Charity di finanziare progetti legati alla Fratellanza Musulmana.
“Poco dopo la pubblicazione, Atmane Tazaghart ha contattato Michel Lafon e ha concluso un contratto con l’editore, nel giugno 2019, per acquistare i diritti del libro in vista della pubblicazione delle traduzioni in arabo e inglese”, si legge nel rapporto.
Tazaghart ha inoltre negato di aver finanziato il libro e ha detto di aver firmato “sulla base di una procura” per conto della società britannica Countries Reports Publishing.
Alla domanda a proposito della provenienza del denaro utilizzato per finanziare il libro, Malbrunot ha risposto: “Bisognerebbe chiederlo, ma immagino che si tratti di persone di Dubai o Abu Dhabi”.
Chesnot ha aggiunto: “Con Georges non siamo stati per forza ingannati, perché sapevamo che probabilmente si trattava di denaro proveniente dagli Emirati Arabi Uniti o addirittura dall’Arabia Saudita”.
“Non siamo ingenui, ci occupiamo di questa regione da trentacinque anni, le informazioni ostili a un Paese vengono sfruttate dal suo nemico […] Questo non ha mai costituito un problema per noi, fino a quando le traduzioni sono state accurate e non vi sia stata distorsione delle informazioni”, ha spiegato Malbrunot.
Quest’ultimo rapporto segue i risultati di altre indagini effettuate a proposito del lobbismo degli Emirati Arabi Uniti in Francia.
L’anno scorso, un’indagine di Orient XXI ha scoperto che gli Emirati Arabi Uniti stavano facendo “discretamente” pressione su un partner chiave in Francia, nel tentativo di presentare il Qatar sotto una luce negativa.
L’indagine aveva anche evidenziato le pressioni degli Emirati Arabi Uniti per promuovere i presunti legami del Qatar con la Fratellanza Musulmana, accusandolo di finanziare regolarmente il gruppo e associando il movimento “al terrorismo” nell’ambito della sua “guerra di informazioni”.
Articolo tradotto da originale pubblicato da Doha News