Una scuola secondaria di primo grado dell’East London ha suscitato polemiche per aver invitato una donna musulmana, disabile, bisessuale a parlare della sua identità agli alunni dell’istituto. Si tratta di Hafsa Qureshi, che vive a Birmingham, si identifica come bisessuale e si pone come intento quello di “aumentare la consapevolezza e la visibilità delle persone queer di fede”.
In particolare, a essere divenuta virale su Twitter è un’immagine scattata al PowerPoint di presentazione di Hafsa Qureshi. Tale diapositiva ha provocato una polemica non irrilevante da parte dei genitori degli alunni musulmani, i quali lamentano l’esposizione non autorizzata dei propri figli alla propaganda LGBTQ+. Nella diapositiva della foto in questione si legge:
“Hafsa è una musulmana bisessuale disabile e usa tutti i pronomi. Hafsa è cresciuta pensando di dover scegliere se essere bisessuale o musulmana. Poi ha capito che poteva essere entrambe le cose. Le piacciono molto anche i giochi da tavolo”. Riporta la diapositiva condivisa su Twitter dall’account del sito di informazione 5Pillars.
Il malcontento scatenato da tale episodio rientra in un più ampio dibattito riguardante l’introduzione obbligatoria dell’educazione sessuale nelle scuole, anche primarie, in Gran Bretagna. Nel 2019 il governo del Regno Unito ha pubblicato una guida legale inerente alla didattica dell’educazione sessuale e delle relazioni inclusive nelle scuole (Department for Education, 2019). La guida si presenta come il risultato di un aggiornamento, attuato dalla dirigenza, del precedente documento pubblicato nel 2000 per riflettere in modo più accurato le questioni sociali del ventunesimo secolo.
Essa include l’obbligo, rivolto alle scuole primarie e secondarie, di insegnare ai giovani alunni le identità LGBTQ+, le diverse tipologie di relazioni tra cui le relazioni omosessuali. Gli istituti scolastici che non implementeranno all’interno dei loro curricula le direttive del governo saranno soggetti a sanzioni durante le ispezioni scolastiche. Tale provvedimento, tuttavia, viene continuamente ostacolato dalle numerose proteste portate avanti da diversi genitori.
Questi rifiutano l’insegnamento ai propri figli di tematiche in diretto conflitto con le loro credenze religiose, considerandolo un’intrusione nei diritti dei genitori. In risposta alle opposizioni di questi ultimi, il Dipartimento per l’Istruzione (DfE) ha introdotto alcune linee guida, riponendo l’accento su come l’età e il background religioso di tutti gli studenti siano elementi fondamentali da prendere in considerazione nel momento della pianificazione dei programmi relativi all’educazione sessuale nelle scuole (Department for Education, 2020a, p. 11).