Una vera e propria campagna di diffamazione orchestrata dagli Emirati Arabi Uniti e portata avanti da una società di intelligence privata con sede a Ginevra per colpire una serie di obiettivi considerati vicini al Qatar, avversario regionale degli emiri di Abu Dhabi.
È questo il contenuto bomba dell’articolo del Premio Pulitzer David D. Kirkpatrick pubblicato sul settimanale USA The New Yorker.
Nella sua lunga e inquietante inchiesta dal titolo “Gli sporchi segreti di una campagna diffamatoria” Kirkpatrick spiega come i servizi emiratini abbiano preso di mira Hazim Nada, un uomo d’affari cittadino italiano e statunitense che ha come unica colpa quella di essere figlio di Youssef Nada, noto esponente dei Fratelli Musulmani.
L’articolo porta alla luce le trame oscure e criminali degli Emirati Arabi Uniti, un regime assolutista, contro quelli che considera i suoi oppositori politici in Europa, e dimostra che il regime non ha nessuna remora ad operare in Svizzera e nei paesi dell’Unione Europea, muovendosi con estrema disinvoltura e totale impunità violando i diritti umani di cittadini europei.
Ciò che emerge dall’inchiesta è che la società Alp Services conduceva operazioni di killeraggio mediatico e politico contro numerosi soggetti per conto degli Emirati ma Kirkpatrick si concentra sulla vicenda di Hazim Nada, fondatore di una società di trading di materie prime con sede a Lugano, la Lord Energy.
Nada è figlio di un importante businessman egiziano ed esponente della fratellanza: Youssef Nada. Membro del movimento islamico sin da giovanissimo Nada senior ha poi trascorso la maggior parte della sua vita fuori dal suo paese natale realizzandosi come uomo d’affari di grande successo e costruendosi una fortuna in Libia, Austria, Stati Uniti e infine in Svizzera. Nell’ambito politico Youssef Nada è stato a lungo un membro di primo piano della Fratellanza fino a conquistarsi la definizione di ministro degli esteri del movimento.
Youssef Nada inoltre ha vinto una causa contro gli Stati Uniti per accuse di terrorismo ovviamente mai provate, che dopo l’undici settembre lo fecero finire in una black list e portarano al congelamento di tutti i suoi beni per molti anni. La lista fu stilata dal governo di George W. Bush.
Nada ha lottato per riabilitare il suo nome e ha vinto una causa per diffamazione contro un giornalista di un quotidiano italiano che lo aveva accusato di sostenere finanziariamente Hamas. “Un ex senatore e procuratore svizzero che ha indagato sulle sanzioni contro Youssef Nada”, scrive Kirkpatrick, “ha concluso che la lista nera era stata ‘totalmente arbitraria’ e ‘kafkiana’”.
Un tribunale europeo nel 2012 stabilisce che le restrizioni svizzere nei suoi confronti avevano “violato senza fondamento i suoi diritti umani”. Tuttavia ha dovuto aspettare fino al 2015 affinchè il Tesoro degli Stati Uniti lo rimuovesse dalla lista dei “terroristi globali”. Quel momento avrebbe dovuto essere la fine della questione, ma gli Emirati Arabi Uniti non erano dello stesso parere.
Hazim Nada invece vanta un master in fisica all’Università di Cambridge e un dottorato in matematica applicata all’Imperial College di Londra, e non ha nessun legame con i Fratelli Musulmani, la sua vita, si sarebbe potuto supporre, era lontana un milione di miglia dalla morsa di un autocrate del Golfo. . Non è così, come si è scoperto.
Già nel 2008 quando ha avviato il suo business nel trading, Nada è stato costretto a dimostrare a ogni banchiere che incontrava che la sua impresa non aveva alcun legame con suo padre ma nonostante queste enormi difficoltà è riuscito a costruire un’impresa solida e competitiva in un mercato davvero difficile.
I veri problemi di Hazim Nada però iniziano nel 2017 quando ha iniziato a ricevere messaggi di testo automatizzati sospetti dal suo fornitore di servizi di telefonia mobile e sono state effettuate chiamate ingannevoli alla sua banca da qualcuno che chiedeva dettagli finanziari. Più o meno nello stesso periodo, iniziavano a muoversi anche i teorici della cospirazione islamica.
Il giornalista Sylvain Besson, che aveva scritto un libro in cui si diceva che il padre di Nada fosse collegato a una “cospirazione islamista”, ha pubblicato un articolo su un giornale di Ginevra affermando che Lord Energy era una copertura dei Fratelli Musulmani. Uno dopo l’altro, sono seguiti altri articoli con accuse di legami con il terrorismo.
Intorno alla metà del 2018, World-Check, un database che le banche utilizzano per i controlli di due diligence sui clienti, ha inserito Nada e la sua azienda nella categoria di rischio “Terrorismo”. Cinque istituzioni finanziarie hanno deciso che non potevano fare affari con lui e la sua azienda. “UBS ha cancellato il suo conto corrente personale”, scrive Kirkpatrick, “e anche quello di sua madre”. Sembrava che la storia si stesse ripetendo. Accuse non provate avevano rovinato il padre di Nada, “e ora gli stava accadendo la stessa cosa”.
Hazim Nada a quel punto si è rivolto alla polizia e ad altre autorità. Ha scoperto che una società di intelligence privata con sede a Ginevra, l’Alp Services, aveva chiesto informazioni su di lui.
La scoperta è stata l’inizio del dipanarsi del mistero su chi ci fosse dietro la campagna diffamatoria che stava distruggendo la sua azienda. Con l’aiuto di “hacker vigilanti”, Nada ha scoperto che tutte le piste portavano agli Emirati come mandanti della campagna contro di lui.
I servizi di Abu Dhabi infatti ingaggiarono Mario Brero, il fondatore di Alp Services nel 2017, in corrispondenza dell’embargo emiratino e saudita contro il Qatar .
Il budget iniziale di un milione e mezzo di euro è stato negoziato per ottenere nel giro di sei mesi prove concrete “sul Qatar e sui Fratelli Musulmani in Europa”.
Kirkpatrick scrive che l’idea di prendere di mira Nada sembra aver avuto origine in conversazioni con il giornalista svizzero Besson, l’autore di “The Conquest of the West: The Secret Project of the Islamists. “La maggior parte degli studiosi ora considera il libro di Besson una teoria del complotto islamofobo, ma continua a influenzare l’estrema destra”. Lo stragista Anders Breivik ad esempio era un estimatore del libro.
Il punto di vista sostenuto da Besson nel suo libro era fondamentalmente quella che viene spesso definita la teoria della una sostituzione etnica.
Nel primo rapporto ufficiale di Brero agli Emirati Arabi Uniti, datato 6 ottobre 2017 quarantotto pagine sono dedicate ad argomentare la scelta di Nada come obiettivo.
La sua spiegazione “si basava sulla presunzione che il figlio fosse un’estensione di suo padre”. Ha quindi realizzato un dossier in cui si mappano decine di associazioni islamiche europee e personalità musulmani collegandole a Nada e ad una cospirazione globale dei Fratelli Musulmani.
Grazie al primo pagamento ricevuto dagli Emirati Arabi Uniti, Breto ha reclutato Lorenzo Vidino, un cosiddetto esperto noto per produrre ricerche anti-islamiche tanto quanto venerato dagli islamofobi di estrema destra
Il ruolo di Lorenzo Vidino
Vidino è il direttore del Programma sull’estremismo alla George Washington University e consulente per diversi governi europei ed è l’autore delle politiche islamofobe messe in atto dal governo Kurz in Austria. Insieme a Vidino, Brero ha anche reclutato un giornalista del quotidiano London Times per la sua campagna diffamatoria a favore degli Emirati Arabi Uniti.
Nel 2018 Brero ha chiesto più soldi per espandere la sua operazione contro Nada. Ha “proposto di allertare i sistemi di compliance delle banche e gli organismi di sorveglianza utilizzati da banche e multinazionali” e collegare l’azienda di Nada al terrorismo.
L’obiettivo era paralizzare Lord Energy e fare pressione sugli altri affinché evitassero la compagnia. Per questo, gli Emirati Arabi Uniti pagavano Brero € 200.000 al mese. Brero ha convinto gli Emirati Arabi Uniti a perseguire molte più persone nell’elenco di sospetti islamisti di Vidino e, a novembre 2019, si dice che abbia proposto agli Emirati più di cinquanta potenziali obiettivi europei.
Tariq Ramadan nel mirino
Brero ha proposto all’intelligence al servizio di Mohammed bin Zayed di distruggere Tariq Ramadan creando uno scandalo sessuale, pochi mesi dopo la polizia francese ha iniziato a perseguire l’intellettuale musulmano fino all’arresto preventivo durato quasi un anno, a cinque anni dall’inizio di quella vicenda il processo a Ramadan non è mai iniziato e le accuse si sono sgretolate.
Anche l’ONG internazionale Islamic Relief è stata pesantemente presa di mira così come alcuni dei suoi principali esponenti.
All’attacco di Islamic Relief
La più grande campagna ispirata da Vidino è stata proprio quella contro Islamic Relief Worldwide, un importante ente di beneficenza internazionale. Nel 2014, un anno dopo il colpo di stato in Egitto, gli Emirati hanno inserito Islamic Relief in un elenco di dozzine di organizzazioni “terroristiche” fuorilegge, insieme al Council on American-Islamic Relations, alla Muslim American Society e a molte altre associazioni civiche occidentali il cui i fondatori includevano i Fratelli Musulmani.
Brero ha proposto agli Emirati di attaccare: “Un importante ente di beneficenza che finora è riuscito a rimanere sotto i radar nell’UE, con Legami nascosti con il terrorismo”
Gli Emirati firmarono e gli agenti di Alp iniziarono a tessere reti di associazioni che collegavano i funzionari di Islamic Relief ai Fratelli Musulmani o adestremisti violenti.
Un documento di settantaquattro pagine elaborato nell’ aprile 2020, suggeriva che un membro del suo consiglio di amministrazione, Heshmat Khalifa, fosse “un terrorista ai vertici di Islamic Relief”. L’accusa di Alp si basava principalmente sull’affermazione che, negli anni Novanta, Khalifa aveva lavorato con un’organizzazione umanitaria egiziana in Bosnia mentre c’era la guerra alla quale hanno partecipato combattenti stranieri dal mondo islamico.
Quella connessione si è rivelata troppo debole per essere venduta alle testate giornalistiche tradizionali. Ma gli agenti di Alp hanno ottenuto risultati soddisfacenti setacciando i post in lingua araba dall’account Facebook personale di Khalifa e accusandolo di antisemitismo per dei post sul conflitto israelo-palestinese.
In un rapporto agli Emirati, Brero ha scritto di aver fatto trapelare le citazioni “pezzo per pezzo” ai giornalisti, in particolare Andrew Norfolk, del London Times, un giornalista investigativo con una storia di scritti incendiari sull’estremismo tra i musulmani britannici. Brero ha spiegato agli Emirati come aveva utilizzato Vidino: “Abbiamo passato le nostre scoperte a Lorenzo Vidino e al London Times per essere sicuri di rimanere completamente anonimi”.
Gli agenti di Alp hanno promosso lo scandalo ai contatti nei mezzi di informazione in tutta Europa e negli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione, le autorità britanniche e svedesi hanno avviato indagini e il governo tedesco ha smesso di collaborare con l’organizzazione. Le banche hanno minacciato di interrompere il trasferimento dei fondi di Islamic Relief nelle zone di crisi di tutto il mondo.
Per circa otto settimane, gli attacchi sembravano provenire da ogni parte. Islamic Relief ha speso centinaia di migliaia di dollari per pagare audit esterni, eliminare informazioni false nei risultati di ricerca su Internet e ripristinare i suoi buoni rapporti con i governi, incluso il pagamento di una commissione indipendente, guidata da un ex procuratore generale dell’Inghilterra, che ha verificato che l’organizzazione era esente da antisemitismo istituzionale.
Un danno economico enorme
Tra il 21 agosto 2017 e il 30 giugno 2020, gli Emirati Arabi Uniti hanno pagato a Brero almeno 5,7 milioni di euro. Hazim Nada, nel frattempo, ha affermato di aver perso più di cento milioni di dollari all’inizio del 2019.
Ciò senza tener conto “dei milioni che avrebbe potuto guadagnare durante gli anni del boom del trading petrolifero tra il 2020 e il 2021”. Ora sta organizzando una class action in diversi paesi con vari soggetti danneggiati da questa campagna criminale.