Nouakchott è capitale culturale del mondo islamico 2023. Questo riconoscimento è stato celebrato al MAXXI, museo di arte contemporanea di Roma, nella città del Vaticano, in uno Stato cattolico, come ha sottolineato subito Marco Minniti, presidente della Fondazione Med-Or, “un riconoscimento attestato per la prima volta in tutto il mondo occidentale”.
L’evento, apertosi con la presentazione del neo presidente Alessandro Giuli, è stato organizzato dalla Fondazione Med-Or in collaborazione con il Ministero della Cultura, della gioventù, dello sport e dei rapporti con il Parlamento della Repubblica Islamica della Mauritania e l’Ambasciata di Mauritania in Italia.
Il presidente Minniti, insieme agli ospiti istituzionali Mauritani, ha sottolineato la forte valenza di amicizia e dialogo interreligioso dell’evento. Focalizzando anche l’attenzione sulla mission della Fondazione Med-Or e in particolare sull’intenzione di offrire borse di studio per la formazione di giovani studenti mauritani a patto che tornino poi ad esercitare in Mauritania, perché, ha continuato, non vogliamo rubare i cervelli ma contribuire a creare le classi dirigenti di questo Paese.
Il Ministro della Cultura Mohamed Ould Soueidatt ha ricordato che il governo di Mauritania ha assegnato priorità alla cultura e all’alta formazione professionale e ha portato i ringraziamenti della Mauritania all’Italia per aver deciso di aprire un ambasciata italiana a Nouakchott e per avere voluto festeggiare celebrando la città come capitale culturale del mondo islamico 2023. Ha insistito, “La nostra identità si basa sul rispetto delle culture, sull’ammirazione della storia umana congiunta. Abbiamo sempre cercato di entrare in contatto con gli intellettuali del mondo e per questo le nostra nazione è sempre stata un faro per la cultura. … La speranza è quella di poter aiutare la convivenza e la pace tra i popoli … e di seminare la cultura dell’affetto tra tutti i popoli del mondo”.
Il punto interessante di questo brevissimo discorso è di ispirazione a una riflessione dovuta su cosa significhi realmente tradizione.
Molto spesso le più basse argomentazioni razziste vengono supportate a tutela della propria tradizione e della prioria identità, senza rendersene nemmeno conto stanno limitando il concetto di tradizione a meri usi e costumi, clima locale, fauna e vegetazione.
Queste poche parole del Ministro ci fanno riflettere, invece, che prima ancora di tutto il resto, la tradizione, come valore originario, è la stessa per tutti i Popoli della Terra, indistintamente, è quella di essere Umani, nati tutti dalla stessa Intelligenza d’Amore e posti a servizio del Pianeta.
Poi, l’apertura del presidente di Med-Or, Marco Minniti, a una nuova visione, al nuovo concetto di Euro-Africa ha riscosso la debita attenzione: questa è la prospettiva futura a cui stiamo lavorando, ha detto ma dobbiamo incominciare a vederla, e soprattutto a volerla.
Dunque, è questo che ci racconta il titolo dell’evento, presentato in questa celebrazione, “Una magia araba tra passato e futuro”, cristallizzando la continuità tra l’antica memoria poetica e la visione del nuovo.
Testimonial del concetto, il poeta Ibn Hamdis, poeta arabo in lingua siculo-araba, nato a Noto, il poeta dell’anno 1000, che Pietrangelo Buttafuoco ha definito “il più bel capitolo della letteratura italiana in lingua araba” e sul quale la professoressa Corrao, membro della Fondazione Med-Or, ha pubblicato eminenti scritti.
Lo spettacolo, curato dagli intellettuali Pietrangelo Buttafuoco e Francesca Corrao, si è svolto con una performance artistica, “La storia cantata. Una tradizione mediterranea”, in cui gli artisti Lello Analfino e Salvo Piparo hanno recitato un brano da “Il Lupo e la Luna”, di Pietrangelo Buttafuoco dalla trasposizione teatrale di Valentino Picone e in ensemble con il gruppo dei musicisti e cantori mauritani hanno creato una vera e propria jam session tra cantato e recitato sulla poesia di Ibn Hamdis, nella traduzione di Emilio Isgrò: “Ianchi mi divintaru li capiddi“.
Interessanti le interpretazioni degli artisti: Salvo Piparo ha cantato e recitato ritmandosi sulle figure significanti della hadra rituale, e Lello Analfino, interprete sbrong (un mix pop, rock, folk, ska, rap, reggae) contemporaneo dei ninnariddari popolari.
Un bel connubio, un esperimento che ha ben saputo mantenere l’equilibrio tra le diverse espressività artistiche e che, per la passione dei musicisti e dei cantori, sarebbe anche potuto andare avanti all’infinito.
L’evento si è svolto lo scorso giovedì 23 marzo, 1 di Ramadan 1444, un gran passo in avanti, se si considera che gli ostacoli posti alla edificazione di Moschee in Italia diventa, di fatto, un impedimento alla libertà di culto, prevista dalla nostra Costituzione.