“Un musulmano può sposare una donna e approcciarsi sessualmente a lei solo per quattro ragioni: se è ricca, se la sua famiglia è importante, se è bella e religiosa.” Questa è quella che il Corriere della Sera definisce come “la lista di regole per fedeli islamici in cerca di moglie” che sarebbe stata condivisa coi fedeli durante un sermone del venerdì in una moschea di Padova.
Così il Corriere della Sera si fa autorità di questioni religiose e va a caccia di sermoni non adeguati ai diktat ultra-progressisti. Ovviamente la caccia alle streghe, come tutte quelle di carattere islamofobo, non smettono di offrire divertenti sorprese sul livello di preparazione infimo degli autori.
Milvana Citter, l’autrice, parla di “versetto del profeta Maometto” nel suo editoriale intitolato “Sesso con la moglie se è ricca e bella” che l’imam del Centro Islamico Elwahda di Mestrino avrebbe interpretato. Peccato che il tema in questione non faccia parte di alcun versetto. Gli unici “versetti” rivelati al profeta Muhammad (pace su di lui e tutti i Profeti) sono quelli Coranici mentre quello a cui l’autrice tenta goffamente di riferirsi sono le tradizioni narrate ed attribuite al Profeta che non hanno nulla a che vedere con alcun versetto. Insomma, il delirio della Citter è tale da non permettere non solo la basilare distinzione fra Quran e Ahadith, ma neanche di capire se il tema trattato dall’Imam appartenga ad uno o l’altro. La risposta è che il tema appartiene alla raccolta di ahadith, ovviamente.
La Citter aggiunge un po’ di retorica parlando del “triste” accaduto nei seguenti termini: “Il 18 marzo, pochi giorni dopo dalla festa della donna, con gli echi delle celebrazioni sui diritti delle donne e le mimose non ancora sfiorite.” Questa drammaturgica interpretazione ci viene ovviamente offerta dalla stessa autrice che parlò più volte di diritti LGBT e per cui una “donna” è chi si sente tale alla faccia delle aspre critiche levate proprio dalle femministe che si vedono tolto il proprio spazio vitale da uomini che si definiscono donne.
Il hadith che l’imam ha trattato è quello autentico e confermato dalle due più importanti raccolte di hadith nell’Islam, quelle di al-Bukhaari (4802) e Muslim (1466) e trasmesse dal Compagno del Profeta Muhammad di nome Abu Hurayrah. L’interessante hadith vede il Profeta ricordare che una donna si apprezza, si ama, si sposa (il termine Nikah ha molteplici significati) per quattro cose: bellezza, ricchezza materiale, lignaggio/status sociale, e fede e che la fede è il migliore criterio fra questi ed il determinante. “Sposate la donna religiosa,” dice il Profeta nel Hadith “altrimenti sarete dei perdenti.” Un hadith bello, semplice, provocatorio, e che oggigiorno in una società in cui le nostre figlie ricercano il loro scopo sculettando su Only Fans è più adeguato che mai. È nello sviluppo del carattere, spiritualità e virtù che una donna è più da apprezzarsi.
Ma non per la nostra Citter che oltre ad improvvisarsi Mufti e Muhadditha si improvvisa anche arabista. Ed ecco che in uno dei salti mortali intellettuali più bizzarri della nostra storia giornalistica il termine Nikah viene trasformato in “sesso” e la nostra Citter adopera la sua esegesi chiarendo per tutti noi (Dio sia lodato) che il Hadith parla delle condizioni necessarie per un uomo affinché abbia relazioni intime con una donna. Amen.
L’Imam Abdelmottalib ovviamente chiarisce parlando di “parole fraintese” ma questo non basta. La Citter ci delizia parlandoci di polemiche arrivate fino in America, dove i bambini vengono mutilati dopo essere forzatamente ideologizzate in salsa arcobaleno.
La Citter cita le critiche di un docente della George Manson University di Faifrax in Virginia, Mohammed Cherkaoui. Cherkaoui, che ha nel suo storico varie pubblicazioni proprio sul tema dell’Islamofobia, ammette di non conoscere il contesto né l’imam e di commentare solo alla luce di quanto gli è giunto e sicuramente non da esperto di questioni religiose. Ebbene per la Citter diviene autorità, forse per il nome arabeggiante.
Così per Cherkoui, fuori dall’essere un esperto religioso, il termine Nikah appare stranamente arcaico rispetto al più moderno Zawaj. Il motivo è presto spiegato. L’Imam ha recitato il hadith con la fraseologia tramandata dai tempi del Profeta circa un millennio e mezzo fa.
Per la Citter il discorso dell’Imam propone un modello “inappropriato” perché, riprendendo il commento di Cherkoui, propone un modello particolare di virilità e mascolinità. Certo, perché un uomo che dica che un altro uomo è tale oggi è quasi considerato discorso d’odio. Se poi ci aggiungiamo un uomo che crede in Dio, in una morale non relativistica, e che addirittura preferisca donne virtuose a donne superficialmente belle, ricche, e famose. Beh!
Una critica però è anche da riservare all’Imam che invece di incalzare le divertenti critiche va subito sulla difensiva, sicuramente per evitare di sollevare polveroni, e parla di errori commessi dal traduttore. Se e quanti errori di traduzione ci siano stati è un conto, ma questi non possono sicuramente competere con la fiaba islamofoba della Citter, da cui attendiamo impazienti e divertiti altre fantastiche performance “intellettuali” con cui soddisfare la nostra goliardia.