Mentre il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia presenta una proposta di legge anti-moschee, il Governo Meloni convoca il Consiglio per i rapporti con l’Islam italiano. Cosa possiamo aspettarci?
Il 13 luglio è stato convocato presso il Ministero dell’Interno il Consiglio per i rapporti con Islam Italiano istituito nel 2015 dall’allora ministro Alfano (Governo Renzi), confermato dal suo successore Minniti (Governo Gentiloni) e rinverdito dal ministro Lamorgese ( Governo Conte II e Draghi). Come mai l’attuale Governo Meloni rispolvera questo organismo nel bel mezzo della calda estate in corso?
Le Consulte sull’Islam
A partire dal 2005 col Ministro Pisanu (Governo Berlusconi), al Viminale si sono susseguiti diversi comitati e consulte per la “gestione” dell’Islam in Italia. Governi di tutti i colori hanno affrontato il nodo di questa cospicua presenza religiosa secondo la logica dell’eccezionalismo islamico e cioè sostanziando la necessità di avere degli intermediari tra le istituzioni e le rappresentanze dei musulmani. Per nessuna confessione è mai stato fatto così e in quasi 20 anni tanti abbiamo visto esperti di ogni tipo (a volte anche giornalisti avversi) fare da “interpreti” su ambo i versanti, come si trattasse sempre del primo incontro tra due perfetti sconosciti. Fermo restando che il Governo può avvalersi di tutte le consulenze di cui ritiene di aver bisogno, solo nel caso dei musulmani in Italia la bilateralità stato-confessioni prevista dal nostro ordinamento è diventata una sorta di trilateralità: Stato- esperti-confessione. Alcuni di questi esperti-cuscinetto hanno sempre avuto sul tema una certa presenza pubblica mentre di norma i consulenti di un governo non fanno dichiarazioni alla stampa o in TV sul lavoro che svolgono per l’esecutivo.
L’approccio securitario e l’agenda dell’ISIS
Contrariamente a quanto a volte dichiarato, non c’è mai stata un’agenda finalizzata a dare cittadinanza al culto islamico in Italia e i vari comitati sono sempre stati convocati a ridosso di attentati all’estero per dimostrare all’opinione pubblica di avere la situazione sotto controllo. Il Ministro Alfano coniò l’adagio “separare chi spara da chi prega” solo che fortunatamente in Italia non abbiamo mai trovato chi spara ma i musulmani sono rimasti a pregare nei garage e nei capannoni e, durante il suo mandato, il Viminale ha dichiarato 1200 “strutture islamiche”, cioè moschee “informali” a cui da decenni non si vuole dare la possibilità di essere luoghi di culto nei piani urbanistici di zona. Ma questi luoghi di culto ci sono, tutti sanno dove si trovano (anche il Viminale!) e sta bene un po’ a tutti che non emergano mai del tutto.
Nel 2017 il successivo ministro Marco Minniti inventò lo strumento “informale”, mai usato con altre confessioni, del Patto nazionale per un Islam Italiano “redatto con la collaborazione del Consiglio per i rapporti con l’Islam italiano, recepito dal Ministero dell’Interno”, firmato dal triangolo: Ministro dell’Interno, Consiglio per i rapporti con l’Islam italiano e da ben nove Organizzazioni islamiche tra le quali figura anche un’inspiegabile Associazione Madri e Bimbi Somali. Quale sia la valenza giuridica di tale patto è da oltre cinque anni oggetto di studio, fatto sta che questa convocazione coglie quantomeno di sorpresa.
Di cosa dovranno discutere?
In assenza di attentati, con l’ISIS affossato dalla pandemia, la prima cosa che viene in mente sono i recenti disordini nelle banlieue in Francia. Ma questi sono ormai scemati e, a rigor di logica, non c’entrerebbero davvero nulla. Forse il governo vuole occuparsi dei musulmani che son stati vittima di spionaggio da parte dei servizi segreti degli Emirati. Del resto sarebbe un atto dovuto nei confronti di questi cittadini italiani diffamati da un’operazione che ha investito centinaia di persone in tutta Europa anche mediante accademici del calibro di Lorenzo Vidino, già presidente della commissione sulla radicalizzazione del governo Gentiloni.
Ma viene da chiedersi anche cosa proporrà questo “vecchio” Consiglio, confermato in toto dall’attuale Governo. Per il prosieguo di un confronto serio ci sarebbe da aspettarsi che chieda di far ritirare la proposta di legge anti-moschee presentata dal partito del premier Meloni.