Nel 1982, esattamente a Leyton nella zona orientale di Londra, è stato costituito il primo Islamic Sharia Council (ISC) del Regno Unito, che, come si legge sul sito web, ha lo scopo di “risolvere i problemi matrimoniali dei musulmani che vivono in Gran Bretagna, prendendo come riferimento le leggi islamiche sulla famiglia”.
Nel 2014 è stato presentato da Baroness Caroline Cox, membro del parlamento inglese, un disegno di legge contro i Consigli della Sharia. Questo primo tentativo è fallito e, dopo alcune variazioni apportate, è stato ripresentato al parlamento ma è stato nuovamente respinto.
Attualmente vi sono circa 85 Sharia Courts o Councils, organizzati come enti di beneficenza (charities) o come imprese vere e proprie, che offrono servizi soprattutto per quel che riguarda la vita familiare (matrimonio, divorzio, problemi di eredità, ecc.), ma anche per questioni finanziarie e commerciali.
Di solito hanno a disposizione studiosi e sapienti di tutte e quattro le scuole di pensiero islamico, Hanafi, Maliki, Shafi’i e Hanbali. Non sono tribunali veri e propri, infatti non si tratta di un sistema parallelo a quello giuridico inglese – ad esempio si possono occupare del matrimonio islamico (Nikah) ma non dei matrimoni civili – e pertanto le loro decisioni non sono legalmente vincolanti.
Tuttavia, nonostante non abbiano autorità giudiziaria, alcuni consigli islamici vengono considerati autorevoli sulle questioni religiose e spesso il potere dei consigli della sharia risiede nel modo in cui vengono percepiti dalle loro comunità.
Sul sito web del ISC sono elencati gli obiettivi principali dell’organizzazione:
– promuovere e incoraggiare la pratica dell’Islam in accordo col Corano e la Sunnah;
– fornire consulenza e assistenza per il buon proseguimento della vita familiare secondo i dettami dell’Islam;
– istituire un gruppo di studiosi che operi come Consiglio della Sharia Islamica e che prenda decisioni su questioni di diritto familiare islamico;
– promuovere una pratica illuminata della fede islamica da parte dei musulmani che vivono nel Regno Unito;
– educare il pubblico non musulmano sui principi della fede islamica cercando di rimuovere gli stereotipi negativi.
I Consigli della Sharia possono sciogliere soltanto i matrimoni celebrati con rito islamico. Questo perché le coppie musulmane di solito celebrano soltanto la cerimonia del Nikah, mentre non celebrano il matrimonio civile in conformità con il Marriage Act del 1949.
Comunque, anche nel caso vengano celebrate entrambe le cerimonie, a causa di una differenza di opinioni nella giurisprudenza islamica, è meglio che il Nikah venga formalmente sciolto e ciò non può essere fatto da un tribunale civile.
I Consigli della Sharia sono istituiti e gestiti da studiosi islamici qualificati per risolvere le controversie matrimoniali tra coppie musulmane. A volte sono chiamati a mediare nel tentativo di riconciliare un matrimonio, ma nel Regno Unito di solito i loro servizi sono utilizzati dalle donne musulmane che sono “bloccate” in matrimoni falliti quando i loro mariti rifiutano di concedere il talaq islamico (divorzio) fornendo motivazioni irragionevoli.
Va ricordato inoltre che un Nikah celebrato in Inghilterra non è un matrimonio civile valido ai sensi del Marriage Act del 1949 (così come in molti altri paesi occidentali), a meno che il luogo in cui viene celebrato non sia registrato anche come luogo per la solennizzazione di questo matrimonio.
I Consigli della Sharia, come detto, non hanno alcuna giurisdizione legale in Inghilterra. La maggior parte di queste strutture ne è pienamente consapevole e avvisa chiaramente le persone che si rivolgono ai loro servizi. Se esistono ordinanze del tribunale relative a minori, finanze o anche ingiunzioni, devono essere rispettate e i Consigli della Sharia devono fare tutto il possibile per garantire che non vengano violati. In definitiva, l’unica questione su cui i Consigli possono prendere una decisione è lo scioglimento del matrimonio islamico.
Di solito la domanda di scioglimento viene presentata dalla moglie e quasi sempre è a pagamento. Alcuni consigli della Sharia applicano talvolta esenzioni dalle tasse in base alle circostanze. Alla moglie viene chiesto di fornire una dichiarazione o una lettera che illustri le ragioni per cui si desidera lo scioglimento del matrimonio.
Il marito viene quindi contattato dal consiglio, gli viene consegnata una copia della dichiarazione della moglie e gli viene chiesto di rispondere entro un determinato periodo di tempo. A seconda della risposta ricevuta, il consiglio esamina le opzioni di riconciliazione o di scioglimento del matrimonio. Di solito le parti vengono convocate per un incontro, separatamente o insieme, e si giunge ad un risultato che può essere deciso dai coniugi o dal consiglio stesso.
Caratteristica importante della giurisprudenza islamica è la propensione alla mediazione/riconciliazione: ecco perché la procedura utilizzata dai consigli della Sharia non è solo un processo cartaceo come quello previsto per il divorzio civile. Tuttavia, in questo caso i consigli della Sharia devono fare attenzione, poiché nel fissare un incontro tra i coniugi in questione potrebbero inavvertitamente indurre le parti a violare gli ordini del tribunale.
Per cui è fondamentale che i consigli della Sharia vengano informati se sono in corso procedimenti giudiziari o se sono in vigore ordinanze. In questo modo si garantisce che il consiglio sia a conoscenza di tutti gli aspetti relativi al processo e possa attenersi a qualsiasi ordinanza in vigore, senza quindi pregiudicare in alcun modo la legge.
Non esistono due consigli della Sharia che condividano la stessa procedura. Questa mancanza di coerenza è una delle tante critiche mosse ai consigli della Sharia, insieme alla questione dell’assenza di un organo centrale che li governi.
Inoltre, può risultare utile, se non fondamentale, che nei consigli della Sharia sia presente anche un consulente legale qualificato che conosca perfettamente la legge e le procedure inglesi. Tra i molti vantaggi che questo comporta, uno dei principali è che garantisce che il consiglio non comprometta in alcun modo la legge.
Inoltre è importante che gli studiosi che fanno parte di questi consigli abbiano una formazione di base ma professionale, in modo da soddisfare le esigenze delle persone vulnerabili che ricorrono ai servizi dei consigli della Sharia.
Occorrerebbe anche una standardizzazione delle tariffe applicate a uomini e donne. Sebbene alcuni possano obiettare che i consigli non intendono discriminare e applicare una tariffa più alta alle donne perché c’è più lavoro da fare quando una donna presenta una domanda, se non è possibile ridurre i costi almeno le tariffe dovrebbero essere uguali, in modo che non vi siano disparità e le persone non siano scoraggiate dal presentare domande.
I consigli della Sharia potrebbero utilizzare il sistema di esenzione dalle tasse simile a quello utilizzato dai tribunali normali per le parti più vulnerabili e per quelle che ricevono sussidi governativi. Occorre però ricordare che, mentre tutti i funzionari pubblici sono pagati dal governo, la maggior parte degli studiosi che siedono nei consigli della Sharia non percepiscono alcun compenso o, se lo percepiscono, copre solo le spese sostenute, e spesso gli onorari richiesti servono solo a recuperare i costi minimi dell’amministrazione.