E’ ricomparsa Condoleeza Rice, ex segretario di stato degli USA ai tempi dell’11 settembre, teorica della dottrina della guerra preventiva, sponsor 2003 dell’invasione dell’Iraq, sostenitrice dell’accusa di possesso di armi di distruzione di massa contro Saddam. Accusa falsa ma di cui paghiamo ancora le conseguenze.
In una intervista rilanciata dal Foglio, la Rice afferma che quello che è successo in Israele “è come se qualcuno fosse andato nei sobborghi di Buffalo e avesse cominciato a massacrare la gente.” Chissà se il paragone è stato fatto volutamente o se è stato uno scherzo dell’inconscio. Perché la città di Buffalo – per chi è digiuno di storia americana – è sorta su terre precedentemente abitate da Indiani Irochesi. Nel 1797 un trattato firmato da rappresentanti degli Indiani della Seneca Nation e degli Stati Uniti ha visto gli Irochesi cedere i loro diritti su quasi tutte le terre della loro patria (traditional homeland) in cambio di centomila dollari (erogati sotto forma di interessi annuali di azioni della United States Bank). Gli Indiani sono stati “reinsediati” nelle riserve in cui vivono oggi in base ad una legge del 1830: la Indian Removal Act ovvero “Legge di Rimozione degli Indiani”. Nel corso di processo di deportazione e reinsediamento migliaia di Indiani sono morti su quello che è passato alla storia come il Sentiero delle Lacrime.
Siamo abituati a stabilire confronti – molto pertinenti – tra la politica etno-suprematista di Israele e le politiche di apartheid in Sudafrica. Ma può tornare utile fare un passo indietro e guardare cosa è successo negli USA all’indomani della ‘gloriosa’ Rivoluzione Americana, quando in nome della dottrina della manifest destiny (più o meno la missione civilizzatrice) dei Bianchi americani venivano occupate le terre dell’Ovest. Caso mai ci fosse qualche affinità con la dottrina della Terra Promessa.