Nel contesto del genocidio in atto a Gaza, dove ogni evento ha ripercussioni internazionali, l’accuratezza delle informazioni diventa una priorità assoluta. L’attacco all’ospedale Al-Ahli ha suscitato reazioni e dibattiti a livello mondiale, e varie sono le voci e le versioni che si sono sovrapposte. Ma cosa c’è di vero dietro le nebbie della (dis-) informazione? Questa analisi intende scendere nei dettagli, analizzando con rigore e obiettività ogni elemento disponibile. Da testimonianze ufficiali a video, da analisi tecniche delle armi coinvolte alle discrepanze temporali nei filmati. Ecco una disamina accurata e puntuale di ciò che realmente è accaduto quella notte.
1. Dichiarazione del Vice Ministro della Sanità palestinese, testimonianza dei corrispondenti di Al Jazeera, e del portavoce israeliano Naftali: Yousef El-Rish, vice ministro della sanità palestinese, ha riportato subito dopo l’attacco la testimonianza del direttore dell’ospedale che ha confermato che l’IDF (l’esercito israeliano) aveva lanciato razzi di avvertimento contro l’ospedale il 14 Ottobre, oltre ad avere ricevuto chiamate preventive per avvisare di un attacco pianificato. Questa affermazione è stata ulteriormente corroborata dal corrispondente di Al Jazeera che ha confermato che il portavoce dell’IDF era a conoscenza dell’attacco. Al Jazeera infatti riporta che il portavoce dell’IDF ha confermato non solo di aver avvertito l’ospedale Al-Ahli ma anche 5 altri ospedali. Inoltre, come già risaputo, subito dopo l’impatto il portavoce israeliano per la comunicazione digitale Hananya Naftali – che ricopre tale ruolo per incarico diretto da parte di Netanyahu – aveva confermato la responsabilità israeliana con un post su X (ex-Twitter). Ricordiamo che le informazioni lanciate da Naftali nel suo ruolo devono essere validate dalla gerarchia israeliana e dunque Naftali sapeva dell’attacco.
2. Potenza Distruttiva del Missile: le forze israeliane hanno affermato che l’esplosione sia stata causata da un missile dell’arsenale dei miliziani (Al Qassam o Jihad Palestinese). Tuttavia, la potenza distruttiva visibile nel video dell’attacco non rientra nelle capacità conosciute dell’arsenale dei miliziani, come anche confermato dai miliziani stessi e da Hamas. Inoltre, il video messo in circolazione stesso contraddice la tesi che si tratti di una testata vagante alla luce della traiettoria e del suono prodotto dal missile. I materiali audio-video emersi all’inizio del conflitto e che mostrano la capacità distruttiva dei missili dei miliziani sono molteplici. Questi missili rappresentano la potenza di fuoco maggiore a disposizione per i miliziani ma non si avvicinano lontanamente alla capacità di distruzione richiesta per risultare nell’enorme danno arrecato all’ospedale Al-Ahli:
3. La prova del team investigativo di Al Jazeera SANAD:
Il gruppo specializzato in investigazioni digitali (SANAD) ha sottoposto a scrupoloso esame le dichiarazioni rilasciate dall’IDF, che nelle sue dichiarazioni ha utilizzato proprio i video di Al Jazeera per fare le affermazioni. Dalla loro analisi emerge che il missile sparato da Israele non è stato un evento isolato, ma parte di un’operazione coordinata che ha avuto inizio precisamente alle 18:54. Una sequenza di eventi si è susseguita nei minuti successivi – alle 18:55, 18:57 e 18:58 – culminando con l’esplosione registrata alle 18:59.
4. Assenza di Cratere: Sebbene il portavoce militare Daniel Hagari abbia affermato l’assenza di un cratere come prova del fatto che l’attacco non sia dovuto ad un raid aereo israeliano, questa asserzione sembra infondata, dato che molte altre esplosioni attribuite ad Israele non hanno causato crateri visibili. Uno fra molti tristi esempi è il missile cha ha ucciso circa 100 civili facenti parte di un convoglio in fuga verso il sud della Striscia il 14 Ottobre. Gli effetti dell’esplosione in questo e molti altri casi sono simili a quelli osservati nell’area dell’ospedale Al-Ahli senza cratere e con massima distruzione facendo pensare all’utilizzo di un missile JDAM di dimensioni ridotte ad un MK84 come anche suggerito da Anadolu, entrambi facenti parte dell’arsenale israeliano. Anche in assenza di un aereo – se tale assenza fosse mai confermata – l’arsenale israeliano possiede molteplici sistemi missilistici a distanza G2G (ground to ground, terra-terra) capaci di colpire con l’aiuto di sistemi GPS le aree di Gaza dalla distanza.
5. Fotovoltaico e posizionamento del missile: Mentre alcuni media come Open di Mentana hanno ipotizzato che un pannello fotovoltaico nell’inquadratura potesse indicare la localizzazione precisa dell’attacco, va sottolineato che l’area in questione è densamente popolata da edifici con pannelli solari. La sola presenza di un pannello non può quindi essere considerata come una prova conclusiva. E’ superfluo aggiungere qui immagini in quanto una vasta area è irta di fotovoltaici, come una semplice ricerca via immagine satellitare può mostrare. Inoltre, la direzione del missile non indica che esso fosse diretto a Nord. Alla luce della traiettoria è facilmente ipotizzabile che il missile sia stato lanciato dal fianco Est della Striscia dalle truppe per abbattersi nella zona centrale di Gaza.
6. Audio Sospetto: È emerso un audio condiviso da media come La Repubblica e altri che presuntamente ritrae una conversazione tra due presunti membri di Hamas. Tuttavia, molti esperti madrelingua e giornalisti arabofoni hanno rilevato incongruenze nella sintassi, tono, accento, linguaggio e dialetto dell’audio portandolo ad essere tacciato come falso creato dalle truppe arabofone israeliane (chiamate anche musta’ribin). Il dialogo in sé non attribuisce chiaramente la responsabilità dell’attacco né a Hamas né alla Jihad Islamica Palestinese ed indica al massimo la confusione dei due interlocutori (arbitrariamente indicati come operatori di Hamas dall’IDF) che reagiscono alla voce diffusa dagli israeliani secondo la quale sarebbero state le milizie palestinesi a lanciare il razzo.
7. Incongruenze sulla traiettoria del missile: L’IDF ha affermato che il missile sarebbe stato lanciato dal cimitero dietro l’ospedale. Tuttavia, analizzando i video disponibili e considerando la prossimità tra l’ospedale e il cimitero, appare operativamente impossibile. Il video incriminato mostra chiaramente che la traiettoria non supporta quell’ipotesi a causa dell’estrema vicinanza fra ospedale e cimitero rispetto alla lunga traiettoria del video del presunto missile di Hamas che nel video appare come troppo alto e troppo orizzontale. L’IDF ha in seguito proposto un’ulteriore teoria secondo la quale un altro missile sarebbe stato lanciato da una zona distante a Sud-Ovest, ma questa spiegazione presenta ulteriori contraddizioni a partire dal fatto dell’aggiunta di un secondo missile per supportare la propria ipotesi.
Dall’analisi dei fatti e delle evidenze emerse, emerge un quadro che identifica l’IDF come responsabile dell’attacco all’ospedale Al-Ahli. Numerose incongruenze, testimonianze e analisi tecniche portano a rifiutare le spiegazioni fornite dall’IDF e dai media che hanno diffuso la narrazione dell’esercito israeliano. Le dichiarazioni ufficiali, le discrepanze nei video e nelle immagini, le osservazioni riguardanti la potenza distruttiva del missile e l’analisi della traiettoria del missile, tutte convergono verso una responsabilità dell’IDF. La vera domanda che emerge non è se l’IDF sia responsabile, ma perché un ospedale – un luogo di cure e speranza – sia stato preso di mira in un contesto tanto tragico come quello a Gaza. La responsabilità dell’IDF in questo tragico episodio sembra chiara e la comunità internazionale, come anche i cittadini di tutto il mondo, meritano risposte trasparenti e chiare su un atto così devastante.
In conclusione però è utile ricordare che, come nel caso dell’omicidio della giornalista Abu Akleh da parte dell’IDF, il governo israeliano intende confondere le acque e spostare tutta l’attenzione su questo dibattito dell’attacco all’ospedale avvelenato dalla loro propaganda e dalla disinformazione. Già prima dell’assalto all’ospedale Israele aveva ucciso circa 3000 civili, di cui 1000 bambini, in assalti efferati ed intenzionali. Subito dopo l’assalto ulteriori bombardamenti israeliani hanno visto morti civili in varie aree di Gaza, anche nei pressi di altri ospedali della città. Questi omicidi di innocenti da parte dell’occupazione israeliana però non sono iniziati dopo l’offensiva di Hamas. Come ampiamente documentato, continuano da 75 anni nel silenzio assordante della comunità internazionale che oggi “sta con Israele” che più che essere la cosiddetta ”unica democrazia del Medio Oriente” (come se l’aderenza ad un sistema politico indicasse l’assoluta moralità di quell’attore) è piuttosto – secondo lo stesso diritto internazionale – l’unico regime apartheid coloniale al mondo.