È terminato all’Anfiteatro Martesana il corteo per la Palestina, iniziato verso le 15.30 dalla Stazione Centrale di Milano. Sono 25mila, secondo gli organizzatori, le persone che hanno partecipato alla manifestazione. “non permetteremo che il genocidio a Gaza da parte di Israele continui indisturbato”, assicurano gli organizzatori. “a Gaza non c’è più carburante, non c’è più elettricità, i medici stanno operando con la luce delle torce del telefono, tutto questo è inammissibile”.
I giovani attivisti che parlano dal carro si rivolgono soprattutto alla parte occidentale, quella che resta in religioso silenzio anche in seguito al bombardamento dell’ospedale Battista e della chiesa ortodossa da parte di Israele.
Parole forti quelle scandite da un attivista al megafono: ”Israele sta commettendo crimini di guerra, crimini contro l’umanità e una pulizia etnica che va avanti da quasi ottant’anni. Fino ad ora sono 5000 le vittime a gaza di cui la metà bambini al di sotto dei 14 anni. Tutti i governi che lo sostengono sono complici del sangue di bambini, donne e anziani e dei massacri contro chiese, ospedali, moschee. ‘I nostri politici – ha proseguito – devono smetterla con il sostegno a Israele ingiustificato ed è ora che prendano posiziono a favore degli oppressi e dei civili massacrati nella striscia di Gaza”.
Alla manifestazione hanno mostrato solidarietà anche dai balconi e dalle finestre.
Tra i temi del corteo anche l‘attacco ai media occidentali che raccontano falsità sui palestinesi, che continuano a diffondere fake news come quelle dei bambini decapitate e delle donne stuprate smentite dalla stessa Casa Bianca che aveva erroneamente diffuso la notizia. Per l’attacco del 7 ottobre, nessuno si è fatto domande, per le fake news che sono girate vergognosamente nessuno ha chiesto accertamenti, ma quando Israele bombarda un ospedale allora servono le indagini.
Dal camioncino molti commenti sulla narrazione a senso unico delle istituzioni e dei media occidentali, accusati di essere schierati dalla parte di Israele. “L’Occidente – sostiene un altro giovane attivista – ha mentito su Yemen, Sudan, Siria e Libano, questa volta non è diverso e l’Italia è coinvolta nel massacro della popolazione palestinese con il trasporto di armi. La morte cui assistiamo in questi giorni è anche made in Italy, dobbiamo fermare l’esportazione delle armi verso Israele”
“Un genocidio si condanna o si condona, non c’è una mezza via” le parole degli organizzatori, “Noi figli di rifugiati siamo in attesa di giustizia e di tornare nelle nostre terre, le cui chiavi custodiamo da tre generazioni”.
Quello in Palestina, non è un conflitto ma un’occupazione. A combattere infatti sono l’esercito più potente al mondo contro le forze della resistenza che nonostante sedici anni di assedio riescono ancora a difendere il diritto degli abitanti di Gaza ad una vita dignitosa e libera.
”Noi siamo italiani, nati qua, ma questo non toglie che siamo anche palestinesi. Tutti i giornali ci condannano, ma noi vogliamo la libertà”.