In un momento di forte risonanza mediatica, Yocheved Lifshitz ha condiviso il suo “shalom”, un gesto di pace, in un video emerso di recente, dove stringe la mano di un membro di Hamas durante la sua liberazione. Il termine “shalom”, tradotto come “pace”, sembra ironico considerando le circostanze, ma per Yocheved, è stato un segno di apprezzamento per l’umanità che ha sperimentato durante la sua detenzione nella Striscia di Gaza.
Yocheved, 85 anni, è stata catapultata sotto i riflettori durante una conferenza stampa a Tel Aviv, dove ha dettagliato i suoi 17 giorni come prigioniera sotto la custodia di Hamas. La sua storia, tuttavia, sfida molte delle narrazioni dominanti.
Yocheved ha parlato Yocheved racconta di essere stata trattata bruscamente in alcuni momenti durante lo spostamento iniziale e di aver dovuto camminare per dei chilometri ma ha anche parlato di un alloggio pulito, con materassi disposti sul pavimento. Ha elogiato la presenza costante di un medico, e ha condiviso che tutti, indipendentemente dalle circostanze, avevano diritto a cure mediche.
Ha inoltre menzionato la presenza di donne tra i suoi custodi, sottolineando la loro comprensione e attenzione alle esigenze delle donne detenute. E, forse più sorprendente, Yocheved e il suo gruppo hanno ricevuto cibo simile a quello dei loro custodi: formaggio e cetrioli, mostrando che, almeno in termini di cibo, non c’era distinzione tra prigioniero e custode.
Ma come è finita Yocheved in questa situazione? La sua storia inizia nel kibbutz Nir Oz, dove un assalto da parte di Hamas l’ha vista diventare una tra i 24 prigionieri. Durante la sua travagliata traversata dalla frontiera tra Israele e la Striscia di Gaza, ha sperimentato momenti di paura e incertezza. Tuttavia, i momenti di umanità e comprensione da parte dei suoi custodi sembrano aver lasciato un’impressione duratura.
Mentre la comunità internazionale rimane in attesa di notizie sul marito di Yocheved, Oded Lifshitz, il racconto di Yocheved offre uno sguardo unico e importante sulla realtà della vita sotto la detenzione di Hamas. E mentre il genocidio a Gaza continua, storie come questa ci ricordano l’importanza dell’umanità in mezzo al conflitto.