Nell’ombra dell’assedio di Gaza e l’incalcolabile danno causato ai bambini palestinesi oggi e negli ultimi 75 anni, appare fondamentale esplorare il lavoro del poeta palestinese Khaled Juma, nato a Rafah il 25 ottobre 1965 e cresciuto nel campo profughi palestinese di Al-Shaboura nella Striscia di Gaza. Juma è stato Capo del Dipartimento Culturale presso l’Agenzia di Notizie e Informazioni della Palestina (WAFA) ed è stato direttore editoriale della rivista Roya per sette anni. La sua carriera vanta una vasta gamma di opere che spaziano dalla poesia alla prosa poetica, dai racconti brevi alle storie per bambini, dagli sketch televisivi alle opere teatrali e oltre 100 canzoni. Khaled Juma ha scritto nove raccolte di poesie e numerose opere per bambini, tra cui “Il coniglio che non amava il suo nome”, “Diari di un germine”, e “Orecchia nera, orecchia bionda”. La sua opera “Three Legs” ha vinto il secondo posto nel Diwan Al-Arab Competition nel 2006.
Inoltre, Khaled Juma ha scritto e adattato diverse opere teatrali, tra cui “Gaza, Your Sea,” un musical di danza che è stato l’apertura del primo Sea Festival, e un musical basato su “Il piccione, la volpe e l’airone” di Kalila Wa Dimna, composto da Moneim Adwan e eseguito al Festival di Aix en Provence, in Francia. Ha anche scritto oltre 100 canzoni in arabo classico e dialetto palestinese, molte delle quali sono state eseguite da musicisti palestinesi di spicco.
Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue, inclusi l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco, il bulgaro, il norvegese e l’olandese. Khaled Juma è coinvolto in molteplici attività culturali, tra cui la fondazione di un gruppo di danze folcloristiche a Gaza e l’organizzazione di workshop di scrittura creativa per bambini e adulti. Ha anche pubblicato articoli basati sulla sua ricerca personale sulla vita, la storia e la guerra palestinese.
La poesia “Oh bambini mascalzoni di Gaza”
La poesia “Oh bambini mascalzoni di Gaza” di Khaled Juma è un’opera straordinaria che affronta il tema del conflitto israelo-palestinese, con particolare attenzione alle sofferenze dei bambini di Gaza. Scritto durante l’assalto israeliano a Gaza nel 2014, il poema inizia con un tono nostalgico, ricordando le monellerie e il caos che i bambini di Gaza avevano causato nei loro quartieri prima della guerra. Tuttavia, il finale del poema si trasforma in una lamentazione struggente, implorando i bambini di tornare e sottolineando la drammaticità delle perdite subite durante il conflitto. Il poema riflette l’immensa tragedia che colpì i bambini di Gaza e di cui l’ONU riferì nel 2014 che l’esercito israeliano uccise 2.251 palestinesi a Gaza, di cui 551 bambini, mentre migliaia di altri rimasero feriti, con disabilità fisiche e gravi traumi psicologici. Da allora centinaia di migliaia di vittime necessitano di sostegno psicosociale.
Prima dell’attuale escalation, i bambini di Gaza hanno vissuto attraverso tre conflitti (nel 2008-2009, nel 2012 e nel 2014), con la minaccia di un altro conflitto sempre presente. Questi giovani sono diventati vittime della violenza israeliana e hanno ricevuto scarso riconoscimento e attenzione da parte del resto del mondo . L’ufficio dell’ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari nel Territorio Palestinese Occupato (OCHA) ha riferito che a causa dell’offensiva israeliana del 2014, più di 1.500 bambini a Gaza rimasero orfani, le case di 27.000 di loro furono distrutte e 44.000 bambini divennero sfollati interni, esposti ai pericoli di ordigni inesplosi e con pochi luoghi sicuri dove giocare. Alla luce di quei numeri del 2014 il danno causato dall’assedio israeliano a Gaza appare come incalcolabile.
Il poema di Khaled Juma, “Oh bambini mascalzoni di Gaza,” è un grido di dolore e di speranza, che mette in luce la resistenza e la resilienza dei bambini palestinesi di fronte all’ingiustizia e alla violenza. Esso ci ricorda l’importanza di ascoltare le voci dei bambini e di lavorare per porre fine a conflitti che infliggono sofferenze così inimmaginabili a generazioni future. Mentre le immagini dei bambini dilaniati nell’anima e nel corpo ci impediscono di dormire e di passare giorno senza lacrime, la poesia di Juma riesce forse ad esprimere quella profonda tristezza e malinconia che il mondo oggi prova afflitto da un senso di impotenza.
Oh bambini mascalzoni di Gaza di Khaled Juma
Oh figli mascalzoni di Gaza.
Voi che mi disturbavate costantemente con le vostre urla sotto la mia finestra.
Voi che riempivate ogni mattina con fretta e caos.
Voi che avete rotto il mio vaso e avete rubato il fiore solitario sul mio balcone.
Ritornate, e urlate come volete e rompete tutti i vasi.
Rubate tutti i fiori. Ritornate.. Solo, ritornate..