Mentre il numero di morti a Gaza sale superando le 10.000 vittime ed i 25.000 feriti, il blocco totale di acqua, cibo, carburante, e luce imposto da Israele il 9 Ottobre sta mettendo a rischio di morte centinaia di migliaia di Gazawi costretti a bere l’acqua del mare con casi di famiglie costrette a dividersi una cipolla come loro pasto.
Il primo problema attuale è la mancanza di acqua che oltre a mancare per il blocco israeliano è stata peggiorata dai bombardamenti israeliani contro varie cisterne. Il 4 Novembre, in particolare, Israele ha distrutto una cisterna che supportava la sopravvivenza di molti quartieri nel Sud di Gaza.
La poca acqua potabile disponibile viene divisa fra centinaia di migliaia di palestinesi costretti a stare in fila per ore e ad ora si stima che i palestinesi abbiano meno di 3 litri di acqua al giorno da usare per tutti i fabbisogni: dal bere, all’igiene e la sanità.
I casi di disidratazione sono in fortissimo aumento impattando maggiormente i più piccoli mettendoli a rischio di decesso mentre l’impatto per gli altri include problemi cardiaci. Lo status di disidratazione può portare alla morte in poche ore in una situazione di stress per un bambino per arrivare ad un paio di giorni per un adulto. Ma il problema dell’acqua non è tutto.
A Gaza manca anche il cibo. La FAO aveva già segnalato prima dell’inizio della crisi attuale che l’80% dei Gazawi era in uno stato di insicurezza alimentare con metà della popolazione totale composta da 2.3 milioni di persone costrette a dipendere dagli aiuti umanitari dell’ONU per la loro sopravvivenza.
Prima del 7 Ottobre 500 camion al giorno entravano nella striscia con aiuti mentre dal 21 Ottobre al 7 Novembre la media è stata di una ventina i camion che oltre a contenere alimenti ed acqua ha non dovuto anche trasportare prodotti igienici e risorse sanitarie. In percentuale, infatti, solo il 45% circa dei camion aveva cibo e acqua.
I bombardamenti israeliani contro panifici ha peggiorato ulteriormente una situazione già disastrosa con istituzioni umanitarie che segnalano tutte le risorse alimentari a Gaza potrebbero tenere in vita la popolazione al massimo per 5 giorni mentre per ogni persona che ha ricevuto gli aiuti alimentari altre 6 sono rimaste senza in proporzione.
A questo si aggiungono innumerevoli casi di infezioni acute e morti di madri incinte e dei loro bambini a causa della mancanza di risorse sanitarie. Le operazioni chirurgiche di emergenza stanno avendo luogo senza anestetici mentre i prodotti alimentari come l’aceto vengono utilizzato al posto dei disinfettanti. La mancanza di carburante che alimentava i generatori degli ospedali ha costretto alla chiusura di dipartimenti ospedalieri che si occupavano di malati di cancro. Molti generatori che alimentavano gli ospedali ora hanno smesso di funzionare e il numero delle vittime dei bombardamenti israeliani, che come menzionato conta più di 10.000 morti, rischia di aumentare vertiginosamente quando l’intero sistema crollerà con centinaia di migliaia di palestinesi che rischiano di morire per le ferite, la mancanza di cibo ed acqua, e di risorse sanitarie.