Arriva la conferma: Benjamin Netanyahu rifiutò la proposta di cessate il fuoco di cinque giorni con i gruppi militanti palestinesi a Gaza che avrebbe portato al rilascio degli ostaggi. Secondo quanto riferito da fonti vicine al processo di negoziazione e riportato dal The Guardian, il rifiuto avvenne dopo che i militanti di Hamas organizzarono l’incursione nel territorio israeliano del 7 ottobre. I negoziati sono proseguiti nel contesto dell’offensiva di terra israeliana, con discussioni che prevedevano il rilascio di ostaggi in cambio di diverse durate di cessate il fuoco. L’accordo originale prevedeva la liberazione di bambini, donne e anziani in cambio di un cessate il fuoco di cinque giorni, ma è stato rifiutato.
La rabbia dell’opinione pubblica non è tardata dopo che la notizia è trapelata, con le crescenti richieste di dare priorità ai negoziati sugli ostaggi e le manifestazioni delle famiglie delle persone bloccate a Gaza. Secondo le fonti, i negoziati indiretti tra Israele e Hamas, mediati dal Qatar, si sono concentrati su un potenziale cessate il fuoco della durata da uno a tre giorni legato al rilascio degli ostaggi.
La situazione implica un complesso processo di negoziazione, divisioni all’interno dell’establishment israeliano e richieste diverse, con il Mossad che gioca un ruolo nelle trattative sugli ostaggi. I colloqui si sono concentrati apparentemente sulla possibilità di un rilascio limitato di ostaggi legato a un cessate il fuoco temporaneo, coinvolgendo figure all’interno del campo israeliano sensibili a tali argomenti. Questo è anche supportato dalle recenti visite dei direttori del Mossad a Doha e il coinvolgimento del capo della CIA William Burns nelle discussioni.