Le forze di sicurezza giordane hanno arrestato molti cittadini giordani, alcuni dei quali nei pressi dell’Università.
Gli attivisti hanno affermato che la campagna di arresti ha preso di mira le persone che protestavano a sostegno dei palestinesi, condannando l’aggressione israeliana e in sostegno della resistenza nella Striscia di Gaza.
Un videoclip mostra l’arresto di alcuni giovani da parte delle forze antiterrorismo presso l’Università della Giordania. Secondo il sito Arab Post, che cita gli avvocati del Comitato per la difesa delle libertà, il numero totale degli arresti in Giordania dovuti a alla partecipazione ai sit-in vicino alle ambasciate israeliana e americana dall’inizio della battaglia “Al-Aqsa Flood” il 7 ottobre 2023, è di un migliaio tra cui alcune donne.
Un avvocato ha riferito che alcuni dei fermati sono stati trattenuti per alcune ore, altri per giorni, ed altri ancora sono ancora detenuti.
Il Fronte d’Azione Islamica in un comunicato stampa ha scritto che : “Gli arresti arbitrari che hanno luogo contro giovani attivisti rappresentano un palese attacco alle libertà pubbliche, in particolare alla libertà di opinione e di espressione garantita dalla costituzione”, considerando che gli arresti “contraddicono la posizione ufficiale giordana, che sottolinea il diritto dei cittadini a manifestare ed esprimersi”.
Il partito ha chiesto al governo di rilasciare immediatamente tutti i fermati nel contesto delle proteste contro la guerra israeliana al popolo palestinese, e ha anche chiesto di “porre fine alla mentalità securitaria nei rapporti con i giovani giordani e il loro movimento.
All’inizio di novembre, l’Organizzazione araba per i diritti umani in Gran Bretagna ha dichiarato: I servizi di sicurezza giordani hanno arrestato almeno circa 600 persone, compresi minorenni, tra i manifestanti che condannavano il genocidio in corso a Gaza: alcuni di loro sono stati picchiati, trascinati e spogliati, prima di essere condotti alla magistratura con accuse fabbricate.
L’organizzazione ha indicato che questa campagna di arresti non è una risposta episodica alle manifestazioni, ma fa parte piuttosto di un’azione repressiva che innesca processi penali con l’accusa di incitamento alla rivolta, vandalismo contro proprietà, aggressione al personale di sicurezza e sovversione istituzionale. Anche l’ammontare delle cauzioni richieste per la libertà provvisoria è di circa 50 mila dinari giordani (circa 66 mila euro), esorbitante per la maggior parte delle famiglie e conferma l’intenzione del regime di Amman di mettere a tacere una volta per tutte il movimento popolare giordano.