In un’intervista al canale americano CNN, l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak ha ammesso che Israele ha scavato tunnel e costruito rifugi sotto l’ospedale Al-Shifa a Gaza circa 40 o 50 anni fa. Le dichiarazioni sono giunte in risposta alle domande dell’inviata Christiane Amanpour sulla presunta esistenza di un quartier generale del Movimento di resistenza islamica (Hamas) sotto l’ospedale.
Barak ha confermato che i rifugi, costruiti da appaltatori israeliani, erano destinati a fornire spazio per le operazioni ospedaliere nell’area limitata del campus universitario. Ha inoltre sottolineato che la presenza di tunnel sotto l’ospedale era parte integrante di questo sistema.
L’emittente CNN ha riferito le dichiarazioni di Barak, e durante l’intervista, Amanpour ha chiesto se fosse corretto attribuire la costruzione di questi rifugi agli ingegneri israeliani. Barak ha confermato, affermando che Israele aveva contribuito alla costruzione di questi rifugi durante il periodo di controllo dell’occupazione nella Striscia di Gaza.
Tuttavia, le affermazioni di Barak sono state contestate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha dichiarato che le équipe dell’organizzazione hanno visto solo civili nell’ospedale Al-Shifa e non hanno trovato prove che indicassero un utilizzo militare da parte di Hamas.
Hamas ha respinto le dichiarazioni dell’esercito israeliano, definendole fuorvianti e false. In un comunicato, il movimento ha sostenuto che tali affermazioni mirano a coprire le carenze di sicurezza e i fallimenti militari dell’esercito di occupazione invitando la comunità internazionale a compiere un’indagine indipendente sul luogo, negata da Israele.
L’assedio e l’assalto all’ospedale Al-Shifa da parte dell’esercito israeliano hanno sollevato preoccupazioni internazionali, in quanto l’edificio ospita migliaia di civili sfollati e feriti a causa dei recenti bombardamenti su Gaza. La guerra condotta da Israele nella Striscia di Gaza negli ultimi 46 giorni ha causato un elevato numero di vittime, con oltre 13.300 morti e oltre 31.000 feriti. La maggioranza delle vittime sono bambini e donne, riflettendo la drammaticità della situazione umanitaria nella regione.