I resoconti dei media indicano che l’esercito israeliano occupa posizioni avanzate a livello globale nella classifica degli eserciti che includono il maggior numero di omosessuali e di persone sposate con lo stesso sesso.
Uno dei video a Gaza mostra un soldato israeliano seduto su una sedia con prodotti per la cura della pelle e le cuffie, mentre un carro armato nelle vicinanze era intento a bombardare l’ennesimo villaggio abitato da civili palestinesi, donne e bambini. Un altro video mostra un gruppo numeroso di soldati che festeggiano con un loro compagno nudo intento a ballare in modo provocatorio.
Un soldato israeliano ha recentemente pubblicato una sua foto mentre alza la bandiera arcobaleno davanti ad un carro armato, esprimendo il suo orgoglio nel mantenere l’impegno preso con se stesso di portare la bandiera LGBT a Gaza in segno provocatorio.
Il protagonista dello scatto, Yoav Atzmoni (31 anni) ha dichiarato al Washington Post di aver scattato delle foto con in mano una bandiera arcobaleno su cui era scritta la frase “in nome dell’amore” mentre era a Gaza, “a dispetto delle leggi anti-gay e contro la libertà di parola imposte (secondo lui) nella regione”.
Il soldato israeliano ha aggiunto: “La bandiera rappresenta il sostegno che Israele mostra alla comunità LGBT“. In un’altra foto fornita dal sito Insider, il soldato appare in piedi davanti ad un carro armato con la bandiera israeliana, i cui colori si mischiano con quelli dell’arcobaleno in alto e in basso.
Secondo il sito web Insider, Israele ha iniziato a riconoscere i matrimoni omosessuali celebrati all’estero nel 2006 e ha consentito l’adozione di bambini tramite maternità surrogata nel 2020. Tuttavia, le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi legalmente nel paese.
All’inizio di questo mese, la Knesset israeliana ha approvato un emendamento che riconosce i partner dello stesso sesso dei soldati uccisi durante l’operazione Al-Aqsa Flood.
L’esercito israeliano ha inoltre permesso ai civili israeliani di visitare le forze partecipanti ala guerra nelle loro aree di schieramento ai confini della Striscia di Gaza, per sostenere i loro commilitoni, sottolineando però che l’ebraismo ortodosso rifiuta l’omosessualità.
Se l’accusa del governo israeliano di sfruttare i diritti dei gay è una delle molteplici politiche volte a nascondere i suoi crimini contro i palestinesi, allora il grande sforzo di Tel Aviv per convincere i gay nel mondo che in Israele esiste una società emergente adatta a loro deriva anche dal suo desiderio di affermare la propria “superiorità” liberale rispetto ai suoi vicini in Medio Oriente e sfruttare la questione del sostegno degli omosessuali per promuovere l’immagine di Israele a livello globale.
In risposta alla promozione della questione da parte del Ministero del Turismo israeliano e del Ministero degli Affari Esteri in Europa e negli Stati Uniti, Joanna Landau, fondatrice e CEO di Vibe Israel, afferma: “Ciò che fanno queste pubblicità è molto più di un semplice incoraggiamento al turismo in Israele, quello che stanno realmente facendo è raccontare la storia di Israele.”
Una storia che tanti, purtroppo, non solo non conoscono ma addirittura celebrano, ignari dei crimini contro l’umanità e di guerra che ha commesso Israele in tutti questi anni contro i civili palestinesi. Ignari anche del genocidio che sta perpetrando a Gaza sotto agli occhi di tutti senza un briciolo di umanità.